
Immagini del Cinquecento nelle Valli di Lanzo (di Alessandro Mella)
Qualche tempo fa abbiamo raccontato, umilmente per come si poteva, quale meraviglia fosse possibile ammirare a Lemie presso la Cappella di San Giulio. Il felice comune alpestre dispone, in verità, di altri magnifici tesori artistici e storici tra cui un ulteriore ciclo di affreschi in questo caso cinquecentesco.
Lasciata alle spalle la frazione Forno con le sue meraviglie, occorre proseguire un poco entrando nel capoluogo ove è possibile parcheggiare nei pressi del municipio e nei giorni in cui i volontari, generosamente, si prodigano per permetterne la visita, andare a vedere quest’altro capolavoro.
Un tempo questo ciclo era parte di una cappella che successivamente fu fagocitata dalla struttura del Cottolengo e qui custodita vivendo periodi di grande considerazione alternati a momenti di quasi oblio malgrado l’impegno di molte persone generose che tentarono sempre di proteggerle dal fatale deperimento.

Il ciclo presenta interessanti momenti del culto cattolico come la natività, l’adorazione dei Magi, l’ascensione di Maria al cielo, la deposizione del Cristo dalla croce e così via. Il tutto in un angolo delle nostre valli nel quale mai si penserebbe di poter scoprire tale bellezza. Lo scrivente ricorda benissimo lo stupore di un gruppo torinesi che, uscendo dalla cappella qualche anno fa, tra loro si dicevano “Avresti mai detto esistesse qualcosa di così bello a così poca distanza da Torino?”.
Le opere furono dipinte nel 1546 anno in cui, per darci un’idea, ad esempio morì quel Martin Lutero che tante pene diede alla Chiesa di Roma con le sue teorie.

Vediamo come i fratelli Milone descrissero questo ciclo di affreschi nel loro celebre volume del 1911:
Lemie è il paese delle nostre Valli che possiede un maggior numero di pitture antiche. Nella chiesuola che sta di fronte alla parrocchia, già proprietà della confraternita del Nome di Gesù, ed ora dell’Ospizio del Cottolengo, si conservano preziosi arabeschi, di stile rinascimento, ed affreschi del 1546, ben conservati. Vi sono effigiate la nascita del Salvatore, l’adorazione dei Pastori e dei Magi, la Coena Domini, l’Assunzione, l’Incoronazione della B. Vergine e la deposizione di Gesù dalla croce. Sulla parete, di fronte alla porta, cui è addossato l’unico altare, vedonsi la SS. Vergine seduta in Cattedra, S. Giuseppe, S. Giovanni Battista, S. Michele ed altri Santi, e sotto ai medesimi parecchi fedeli in atteggiamento di preghiera. La tradizione del luogo vuole che in questi siano ritratti i più notevoli abitatori del Forno, viventi al tempo, in cui la cappella fu dipinta; e tale tradizione pare confermata da un resto d’iscrizione, secondo la quale parecchi di quei divoti rappresenterebbero persone della famiglia Goffi a cui spese sembra che l’oratorio sia stato decorato. (1)

Nel 1886 anche Maria Savi Lopez descrisse l’opera in qualche riga del suo celebre libro dedicato alle valli. A differenza di San Giulio, su cui si espresse con una certa severità per via di un restauro ottocentesco piuttosto discutibile, su questo ciclo ella non nascose un certo entusiasmo:
Anche in Val di Viù vicino a Lemie trovansi dei preziosi affreschi del 1486, nella cappella dedicata a San Giulio, sulla via che volge a Forno di Lemie. (…) Poco lungi da questa cappella, vicino alla chiesa di Lemie che può essere annoverata tra le più belle che vedonsi nelle Valli ed ove trovansi dei dipinti moderni pregevoli, fu costrutta la cappella di una confraternita in cui si possono ammirare altri affreschi, i quali per la rigidezza delle linee sembrano appena posteriori a quelli visti nella cappella di San Giulio; ma le figure sono in maggior numero, più complicato ne è il disegno, e meno ingenua pare la composizione. Sull’affresco dietro l’altare, a piè dei Santi, vedonsi inginocchiate da un lato molte donne e dall’altro scorgersi egual numero di uomini. La tradizione narra che raffigurano delle persone vissute in Forno di Lemie, mentre facevasi quel dipinto. A sinistra dell’altare un altro affresco dai colori così vivi che par dipinto da pochi giorni appena, raffigura la Natività, su quello della parete opposta vedesi una Deposizione della croce. Oltre la vivacità del colorito, reca meraviglia il veder come sono conservate perfettamente le figure, e se il alcuni siti non fossero caduti dei pezzi di intonaco, si direbbe che i secoli non hanno recato, passando, danno alcuno agli affreschi di Lemie. (2)
Nel secolo XIX e fino almeno all’inizio del XX, in coincidenza con la stagione più intensa e vivace della villeggiatura montana, furono edite diverse opere dedicate alle nostre valli ragione per cui non mancano i riferimenti. Vale la pena citare, quindi, anche la breve descrizione che il conte Luigi Cibrario, illustre uomo politico e fecondo storico originario d’Usseglio, fece di queste immagini prodigiose:
Di fronte alla chiesa parrocchiale, sulla stessa rupe, è l’oratorio del Gesù nel quale è compresa un’antica cappella tutta dipinta a fresco e ornata di rabeschi. Vi sono effigiate la Nascita del Salvatore, l’Adorazione dei Pastori, quella dei Magi, la Coena Domini, l’Assunzione e l’Incoronazione di Maria, la Deposizione dalla Croce. Sul muro a cui è addossato l’altare vedonsi la Beata Vergine sopra ad una cattedra, S. Giuseppe, S. Gio. Battista, S. Michele ed altri santi, e sotto ai medesimi è raffigurata anche una quantità di fedeli inginocchiati in atto di preghiera. Le figure poste in prima fila sono probabilmente i ritratti di coloro che fecero dipingere la cappella, e che da un avanzo d’iscrizione sembrano appartenere alla famiglia de’ Goffi (…). Sotto ai piedi della Beata Vergine si legge: 1546 Ad laudem Dei et Virgins Mariae hoc opus fecerunt fieri Societas Virginis Mariae. (3)
Il successivo passaggio di due guerre mondiali e di tante difficili vicende fece perdere un poco l’interesse verso queste meraviglie e per decenni l’entusiasmo attorno ad esse andò scemando restando prerogativa di pochi lodevoli spiriti elevati. Il tempo, le difficoltà, l’attenzione verso altre priorità fecero calare l’attenzione ed anche un velo d’oblio squarciato, come dicevamo, da pochi coraggiosi. (4)

Fortunatamente dopo molti anni il Comune di Lemie, la cui attenzione verso le proprie risorse culturali è recentemente cresciuta in modo assai lodevole, provvide alcuni fa ad una serie di restauri utili a rendere gli affreschi nuovamente apprezzabili:
STRUTTURA. Ma la Casa della Divina Provvidenza è chiusa da dieci anni. Lemie, restaurata la cappella del Cottolengo. LEMIE Torna al suo antico splendore la cappella della Confraternita del Santissimo Nome di Gesù, all’interno della piccola casa della Divina Provvidenza, a Lemie. La cappella restaurata è stata presentata dal sindaco Giacomo Lisa e dal vice Umberto Baietto domenica scorsa, in occasione della festa patronale del paese. I lavori, seguiti dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e Architettonici, sono stati realizzati grazie a un contributo della Compagnia di San Paolo. «Un bell’intervento – commenta Lisa – che il Comune intende valorizzare al massimo». Costruita nel 1546, è decorata da un ciclo di affreschi voluti dagli abitanti di Forno che rappresentano la Natività, l’Adorazione dei Re Magi, la deposizione della Croce, l’Assunzione di Maria Vergine e la Madonna in trono tra i santi protettori di Lemie. Dopo dieci anni di chiusura, l’Amministrazione oggi punta sulla creazione di un percorso di visita, che il Comune potrebbe gestire direttamente. (…) Dopo dieci anni di lavori, l’intervento di ristrutturazione del maestoso edificio davanti alla chiesa parrocchiale, si è interrotto lo scorso anno. Terminato il restauro della facciata, ma non quello interno. (…). Marco Bussone (5)
Il lavoro di restauro fu molto intenso per rimuovere gli interventi al limite del vandalico (impasti cementizi, lastre di marmo, etc…etc..) realizzati nel XX secolo nonché i sali che avevano concorso al degrado progressivo delle immagini ormai pericolosamente compromesse. Questo gran lavoro diede nuova vita alle figure al punto da dare l’impressione che oggi siano più intense ed apprezzabili che mai. E da anni non mancano gli appassionati ed i turisti giunti nella Valle di Viù per apprezzare tale armonia di forme e colori.
Tra i valligiani, poi, è viva la memoria di un’altra prestigiosa visita assai più recente e spesso ricorrente nei discorsi quando si parla di questo tema:
A sorpresa il celebre critico e storico d’arte ha visitato la cappella di San Giulio. Blitz di Vittorio Sgarbi a Lemie per gli affreschi. LEMIE. Un po’ a sorpresa, nel primo pomeriggio di mercoledì 8 gennaio il noto critico e storico dell’arte, politico, scrittore Vittorio Sgarbi è salito a Lemie per visitare la cappella di San Giulio in frazione Forno interessato agli affreschi quattocenteschi di scuola Jaqueriana. La cappella di San Giulio a Forno considerata il «Polo dell’Arte» nei percorsi tematici del progetto «Lungo la Stura di Viù», è stata, ed è ancora ora oggetto di una serie di interventi conservativi e di consolidamento strutturale su progetti dell’architetto Luigi Rajneri, sostenuti finanziariamente dalla Fondazione San Paolo e dalla CRT. Spiega il sindaco Giacomo Lisa: «Il professor Sgarbi ha visitato anche la cappella cinquecentesca della Confraternita, inglobata nel complesso del Cottolengo, apprezzandone gli affreschi presenti ed il restauro effettuato, sostenuto anche in questo caso dalla Fondazione San Paolo. Il ponte storico di Forno, ed il mantenimento delle peculiarità urbanistiche montane nelle costruzioni hanno suscitato stimolo, interesse ed apprezzamento del noto critico d’arte, che si è intrattenuto in una breve vista». Ha aggiunto il primo cittadino onorato per la gradita autorevole visita: «Se un personaggio dello spessore artistico di Sgarbi lo ritroviamo nella nostra valle ad apprezzare questi nostri beni artistici, possiamo ben credere che siano parte di quel “L’Italia delle Meraviglie” magari ancora un po’ nascosta, ma che tutti insieme dobbiamo far emergere. Una bella soddisfazione perché ci stiamo impegnando tutti e ci stanno sostenendo nel recupero dei valori che abbiamo». Rita Ronchetti (6)

INCONTRO. Il critico ha fatto una visita a sorpresa: suo l’interesse per le opere di scuola Jaqueriana. Sgarbi a Lemie per gli affreschi della cappella di San Giulio. LEMIE — Visita a sorpresa e soprattutto ‘d’eccezione’ per Lemie, mercoledì 8 gennaio. Il noto storico e critico d’arte, Vittorio Sgarbi ha fatto un blitz in alta Val di Viù, interessato agli affreschi quattrocenteschi di scuola Jaqueriana presenti nella Cappella di San Giulio in frazione Forno di Lemie. Con un’inaspettata telefonata diretta, mezz’ora prima dell’arrivo, il professore ha chiesto conferma della reale presenza degli affreschi Jaqueriani e la possibilità di visita. La cappella di San Giulio è attualmente oggetto di interventi di restauro conservativo e consolidamento statico effettuati dalla ditta Airoc di Viù, su progetti dell’architetto Luigi Rajneri con l’insostituibile sostegno finanziario della compagnia San Paolo e della fondazione Crt. «Sgarbi si è vivacemente interessato ai lavori in corso a San Giulio, estendendo poi la visita ed il suo appassionato interesse anche ai pregevoli affreschi cinquecenteschi della cappella della Confraternita, inglobata nel complesso del Cottolengo», ha evidenziato il sindaco Giacomo Lisa, contento di posare con lui in una foto accanto al gonfalone del suo Comune. «Visibilmente soddisfatto per i valori artistici che ha potuto scoprire in questi luoghi – prosegue Lisa – ha poi approfondito i suoi studi, cercando documentazione ed informazioni su altre pregevoli presenze artistiche della valle anche sulla base degli itinerari tematici del progetto sostenuto dalla Compagnia San Paolo “Lungo la Stura di Viù”. Il professor Sgarbi, che abbiamo avuto l’onore di ospitare, ci ha lasciati con la promessa di un ritorno in valle, per alcuni approfondimenti su temi di carattere artistico culturale di cui i nostri Comuni vanno da sempre particolarmente orgogliosi». Gloria Rossatto (7)
E c’è ragione d’essere orgogliosi anche di questa testimonianza del XVI secolo dipinta nel cuore dell’età moderna e poco dopo una fase nella quale, alcuni storici, hanno collocato la fine del Rinascimento. Un gioiello raro, incastonato tra i nostri monti, nel vecchio Piemonte. Un ricordo della vita alpestre in secoli lontani il cui valore non dovrebbe essere dimenticato. Dovere di tutti noi è raccontarle ai giovani, far conoscere loro la bellezza di queste meraviglie. Perché possano apprezzarle, capirne il significato ed un giorno proteggerle dalle peripezie dell’avvenire.
Alessandro Mella
NOTE
1) Notizie delle Valli di Lanzo, Giovanni e Pasquale Milone, Tipografia Palatina, Torino, 1911, p. 228.
2) Le Valli di Lanzo – Bozzetti e leggende, Maria Savi Lopez, Libreria Editrice Brero, Torino, 1886, pp. 452-453.
3) Scritti sulle Valli di Lanzo – Cenni sul Santuario della Madonna degli Olmetti presso a Lemie (Val di Viù), Luigi Cibrario, 1846 (Ristampa Anastatica della Società Storica delle Valli di Lanzo del 1982), p. 8.
4) Il principale riferimento sul tema che mi sento di suggerire al lettore è senz’altro il prodigioso volume: Cicli di Affreschi a Lemie, Gian Giorgio Massara e Claudia Bertolotto, Società Storica delle Valli di Lanzo, Lanzo Torinese, 2015.
5) Il Risveglio, 7 ottobre 2010, p. 46.
6) Il Canavese, 15 gennaio 2014, p. 34.
7) Il Risveglio, 23 gennaio 2014, p. 44.