Vampiri moderni del terzo millennio.
Sono in aumento studi sull’utilizzo del sangue giovane per prevenire malattie e ritardare o invertire l’invecchiamento. Il sangue è da sempre considerato, come diceva Rudolf Steiner “un succo molto particolare”. Nelle tradizioni si parla di patto con il diavolo firmato con il sangue, in tempi passati si firmavano i contratti con una goccia di sangue. Il sangue è di per sé fonte di ispirazione e di diffusione di poteri nascosti.
Anche in tempi moderni sono in aumento gli studi sul suo utilizzo in medicina preventiva. La storia medica ha già evidenziato le sue peculiarità in varie situazioni sanitarie difficili con ottimi risultati. Sappiamo tutti l’importanza delle trasfusioni di sangue e il loro contributo nel mantenere in vita persone.
Le ricerche fino a ora effettuate sugli animali non danno sicurezze nell’applicazione sugli umani. Negli animali, invece, i risultati sono molto incoraggianti.
È dagli anni 1950 che la ricerca sulle proprietà ringiovanenti del sangue è iniziata. In tutti questi anni si sono succeduti vari ricercatori e studiosi con l’intento di dare una certezza sul suo utilizzo nelle terapie antietà.
In uno studio del 2014 della Stanford University si è riusciti a comprendere come una proteina, più di altre, contenta nel plasma del sangue, sia attivante di processi riparativi e di ringiovanimento cellulare/muscolare.
Si tratta della proteina denominata GDF11 (fattore di differenziazione della crescita 11). Questa proteina è in netta diminuzione con il passare degli anni. Si ritiene possa influire sulle funzioni muscolari e cerebrale. Nei topi ha dato risultati altamente positivi.
Certo che dai primi esperimenti di parabiosi a oggi le cose sono nettamente cambiate. La parabiosi è una tecnica che vede collegati due topi nei loro sistemi circolatori. Uno più giovane e l’altro più anziano. In questo tempo si parla di plasma o di trasfusione diretta per ottenere effetti benefici sulla età.
Ma rimane un dubbio: il sangue può davvero portare a rallentare l’invecchiamento?
Ebbene uno studio recente datato 2019 sembra andare in quella direzione. Le criticità, tuttavia, evidenziate nella sperimentazione, inficiano un po’ il risultato. Nei due gruppi presi in esame si è data notizia di chi riceveva plasma e sangue e chi invece soluzione salina. In questo modo non si può differenziare la qualità risultate dall’esperimento. L’attribuzione a solo effetto placebo è altissima. Anche se i risultati sono stati buoni, manca la prova dell’efficacia assoluta della somministrazione di plasma.
Cosa c’è nel futuro di questa tecnica?
Qui si aprono scenari complessi. Dalla ricerca di fattori specifici che, una volta individuati, posso essere somministrati agevolmente all’utilizzo di composti sintetici oppure alla terapia genica trasmessa tramite lo stesso sangue.
Di sicuro la ricerca dell’ambrosia scaturente dalla fontana dell’eterna giovinezza continua. Peccato che il sangue di “giovani” donatori dovrà essere reperito. Ma come mi domando?
Questa ricerca è pregna di sfide sia dal punto di vista etico che dal punto di vista biologico. Forse trovare uno stile di vita, una alimentazione meno contaminata e pensieri più benevoli verso se stessi e l’umanità potrebbero essere elementi in grado di diminuire l’invecchiamento cambiano, da dentro, la vibrazione del proprio sangue senza necessariamente assumere quello di un altro. evitando così di divenire un vampiro dell’era moderna.