Uso nella prevenzione dei disturbi cognitivi
L’Italia è conosciuta da tutti come il paese del sole. Eppure siamo il popolo con i livelli di vitamina D tra i più bassi d’Europa. La vitamina D si assimila grazie alla luce del sole. In particolar modo nei mesi estivi.
La vitamina D è annoverata tra i cosiddetti paraormoni. Anche se trattasi di vitamina si comporta, nelle fasi di assimilazione a valenza di riequilibrio omeostatico, come un ormone.
Abita nel fegato ed è liposolubile. Si assimila grazie a i grassi.
Fino ad ora si conoscevano le sue proprietà di aiuto, di rinforzo, di mantenimento funzionale ottimale del sistema immunitario, dell’apparato osseo, gestione della fame, protezione della pelle, tonicità dei muscoli o per la salute della bocca e dei denti. Ma fino ad ora non si era approfondita la sua azione elettiva sugli aspetti cognitivi. Gli studi effettuati fino a ora risultavano fornire dati contrastanti. Diveniva necessario dare un indirizzo. Segnare un solco specifico che ponesse fine alla diatriba.
A farlo ci hanno pensato scienziati dell’Università di Exeter nel Regno Unito e dell’Hotchkiss Brain Institute dell’Università di Calgary in Canada i quali hanno pubblicato il 1° marzo su Alzheimer’s & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring , il loro studio.
Lo studio ha visto coinvolti 12.388 ultrasettantenni. L’intento dello studio è stato quello di avvalorare la tesi, risultante da altre ricerche fatte in passato, del potere preventivo della vitamina D sul declino cognitivo.
Dallo studio si evidenzia quanto la vitamina D sia correlata nell’insorgere o meno dei disturbi cognitivi. Chi tra i 12.000 e oltre assumeva vitamina D con integratori, hanno rappresentato un minor rischio di esposizione alle patologie cognitive.
Nello specifico, e dalla ricerca emerge in modo chiaro, quanto la diagnosi di demenza era nettamente inferiore in coloro che assumevano integrazione di vitamina D rispetto a coloro che non ne facevano uso.
Da sottolineare vi è la scelta del campione rappresentativo preso in esame. Nessuno di loro, all’inizio dello studio, aveva disturbi di demenza né gli era stata diagnosticata.
Nel condurre lo studio, i ricercatori, hanno diviso in due gruppi il campione rappresentativo tra gli assumenti vitamina D e chi no. Hanno poi confrontato i dati di altre ricerche sull’incidenza o meno, in base alla etnia di appartenenza, sesso, istruzione, depressione e, cosa importante, la presenza più o meno attiva dell’apolipoproteina E (APOE) ε4, la quale risulta essere un gene correlato allo sviluppo della malattia di Alzheimer.
Dopo 10 anni di studio hanno potuto evidenziare questi risultati particolari. Nel gruppo 2.696 partecipanti hanno sviluppato la demenza. Tra questi, 2.017 non avevano una storia di supplementazione di vitamina D mentre 679 avevano assunto vitamina D.
Altra scoperta da segnalare è come nei portatori di (APOE) ε4 sotto integrazione, l’incidenza della malattia era nettamente inferiore rispetto a chi, avendo il gene attivo, non aveva integrato. in secondo luogo hanno evidenziato che, chi non era portatore di (APOE) ε4 attivo, ma aveva integrato, la possibilità di prevenzione della malattia era molto alta.
Inoltre, questi risultati erano coerenti in tre tipi di integratori: combinazioni di calcio/vitamina D, colecalciferolo (vitamina D3) ed ergocalciferolo (vitamina D2).
Risultato finale della ricerca è che l’assumere vitamina D previene fino a un 40% l’insorgere di disturbi cognitivi.
“I nostri risultati forniscono informazioni chiave sui gruppi che potrebbero essere specificamente presi di mira per l’integrazione di vitamina D. Nel complesso, abbiamo trovato prove che suggeriscono che l’integrazione precoce potrebbe essere particolarmente utile, prima dell’inizio del declino cognitivo”, afferma il ricercatore capo, il professor Zahinoor Ismail, del Università di Calgary e Università di Exeter, in un comunicato stampa .
Per onore di cronaca lo studio presenta alcuni limiti come il non averv tenuto conto dell’assunzione di altri integratori, quali dosaggi erano stati assunti dai partecipanti e l’esposizione al sole. Si può dire, comunque, che una integrazione di questa vitamina sia in formula di D1, D2, D3, D4, D5 previene sicuramente i disturbi cognitivi.