Risolto il mistero dei corpuscoli di Krause.
Di cosa parlo? Dei famigerati corpuscoli di Krause.
Ben oltre 160 anni fa l’anatomista tedesco Wilhelm Krause (da cui prendono il nome) fece la scoperta dei corpuscoli. Si sapeva della loro esistenza, ma il motivo rimaneva oscuro. I corpuscoli di Krause sono riscontrabili sia nei genitali che nei tessuti mucocutanei come labbra e lingua. Ma, per i non addetti ai lavori, che cosa sono questi corpuscoli?
Si tratta di recettori terminali di tipo somato-sensoriale in grado di svolgere un ruolo chiave, per quanto di loro competenza, nella gestione del funzionamento in sito nel punto in cui si trovano.
Il mistero sul perché della loro presenza è rimasto irrisolto fino a qualche mese fa.
La soluzione all’enigma funzionale dei corpuscoli di Krause lo si deve ai ricercatori dell’Howard Hughes Medical Institute (Stati Uniti). In base alla ricerca effettuata, essendo questi corpuscoli presenti in numero massiccio sul pene e sul clitoride, si spiegherebbe il motivo del piacere sessuale. Al momento la ricerca è stata effettuata su animali, ma i risultati possono essere utili anche per la comparazione sull’essere umano.
A quanto dimostrato, questi corpuscoli, sono sensibili allo sfregamento. Ora, quindi, sappiamo il perché alcuni oggetti del piacere, come i vibratori, si dimostrano efficaci per la stimolazione sessuale.
La ricerca, però, ha portato alla luce un altro elemento significativo. Si è potuto constatare quanto la densità dei corpuscoli sia maggiore nel clitoride rispetto al pene. La presenza nel clitoride dei corpuscoli, benché risultino in numero identico nella comparazione, è di circa il 93% della superficie. Nel pene, invece, si arriva ad un 70%. Anche le dimensioni sono diverse. Nella donna vi sono forme più complesse, più elaborate e multiloculate (più spazi) rispetto agli uomini.
Da qui i ricercatori hanno affermato: “I neuroni nei corpuscoli di Krause sono probabilmente stimolati durante il sesso da microvibrazioni che si trasmettono attraverso la pelle, mentre i genitali dei partner si sfregano l’uno contro l’altro”.
Come si è arrivati alla scoperta. Lo studio.
Per giungere alle conclusioni riportate, i ricercatori hanno applicato, diversificali, varie stimolazioni ai genitali dei roditori sia maschi che femmine. Dapprima hanno misurato la risposta elettrica quando stimolati con pennelli o con un vibratore. Da qui si è potuto dedurre quanto questi rispondessero in modo elevato alla stimolazione vibrazionale o accarezzati ripetutamente. La seconda fase dello studio ha visto ingegnerizzare i topi maschi per rendere sensibili i corpuscoli quando stimolati con una luce di colore blu invece del tatto. Questo ha permesso di riscontrare il fenomeno eccitatorio dell’erezione ad ogni stimolazione luminosa. I ricercatori su questo hanno affermato: “L’esperimento non è stato ripetuto per i topi femmina poiché le risposte sessuali sono più difficili da osservare visivamente”.
Nella terza fase hanno, sempre con ingegnerizzazione, privato dei corpuscoli alcune femmine, scoprendo come queste fossero meno ricettive alle avance dei maschi e, quando avveniva, a far durare davvero poco il rapporto sessuale. Lo stesso è stato fatto sui maschi. Qui si è notato come i maschi avessero maggiori difficoltà ad eccitarsi e ad avere eiaculazione.
Conclusioni.
I corpuscoli di Krause negli esseri umani svolgono un ruolo simile a quello riscontrato nei roditori. “In effetti – hanno spiegato i ricercatori – i vibratori comunemente usati per la stimolazione sessuale producono tipicamente le stesse frequenze di vibrazione di quelle che attivano i neuroni dei roditori, ossia da 40 a 80 hertz circa”.
Questo studio apre nuove frontiere verso la possibile realizzazione di nuovi trattamenti per andare incontro a coloro che soffrono di disfunzioni sessuali.
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