Effetti dannosi dell’uso improprio dei dispositivi digitali
Che ci fosse un pericolo se parla da tempo. La luce residuale dello schermo del pc o dello smartphone, detta fosfene, reca danni, nel tempo, al cervello. Sia la scienza che l’apparato politico lo sa.
Siamo alle porte del nuovo anno scolastico e la digitalizzazione viene sempre più esasperata. Complice è stata la trascorsa pandemia che, con la reclusione in casa di milioni di persone, ha potenziato l’uso dei dispositivi audio video.
Ma se sul fronte clinico sanitario, accademico scientifico, si parla di usare con prudenza questi mezzi di scambio di informazione, in ambito politico le cose vanno diversamente. Il nuovo piano della scuola prevede un aumento dell’utilizzo di apparecchi, dispositivi e congegni digitali.
A questo riguardo è bene portare alla luce quanto riporta un resoconto della VII Commissione Permanente (Istruzione Pubblica e Beni Culturali) del Senato nel Documento approvato nella seduta del 9 giugno 2021 e trasmesso alla Presidenza il 14 giugno dello stesso anno. In questo documento, reperibile a questo link, si può leggere come si sia a conoscenza dei danni conseguenti ad un uso massiccio dei dispositivi elettronici. Rapporto peraltro specifico sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento.
Solo per citare alcuni passi del documento: danni fisici come miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscoloscheletrici, diabete; danni psicologici come dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia, insoddisfazione, diminuzione dell’empatia.
Come se non bastasse la nota del documento continua con “Tutte le ricerche internazionali citate nel corso del ciclo di audizioni giungono alla medesima conclusione: il cervello agisce come un muscolo, si sviluppa in base all’uso che se ne fa e l’uso di dispositivi digitali (social e videogiochi), così come la scrittura su tastiera elettronica invece della scrittura a mano, non sollecita il cervello. Il muscolo, dunque, si atrofizza. Detto in termini tecnici, si riduce la neuroplasticità, ovvero lo sviluppo di aree cerebrali responsabili di singole funzioni.
Analogo effetto si registra nei bambini cui è stata limitata la «fisicità». Nei primi anni di vita, infatti, la conoscenza di sé e del mondo passa attraverso tutti e cinque i sensi: sollecitare prevalentemente la vista, sottoutilizzando gli altri quattro sensi, impedisce lo sviluppo armonico e completo della conoscenza. È quel che accade nei bambini che trascorrono troppo tempo davanti allo schermo di un iPad o simili. Per quest’insieme di ragioni, non è esagerato dire che il digitale sta decerebrando le nuove generazioni, fenomeno destinato a connotare la classe dirigente di domani.”
Come si evince dal riportato, molto si sa già sui rischi di tale uso eppure, sembrerebbe, che a livello comunitario, e in parte mondiale, si spinga su una generazione futura poco incline al giudizio critico e all’utilizzo della propria intelligenza.
Senza scadere nel complottismo e nel iper conservatorismo antiprogressista di fronte a tali conoscenze sarebbe necessario, in primis, eseguire una alfabetizzazione digitale con tutte le informazioni sui rischi correlati dal loro uso improprio e solo in seguito ampliare l’offerta o l’obbligatorietà del loro uso.
Ma come dire, queste sono solo mie idee.