Il fiuto dei cani permette di diagnosticare precocemente il Parkinson
Mentre il mondo si rivolge sempre più alla tecnologia, la natura dimostra quanto sia, nella sua espressione, essenzialmente perfetta. Senza l’ausilio di pile, o corrente elettrica, ma solo tramite il senso dello straordinario olfatto canino, è stato dimostrato che si può diagnosticare il Parkinson con netto anticipo rispetto all’insorgenza della malattia vera e propria.
Una scoperta a dir poco stupefacente. Per qualcuno potrebbe avere dell’incredibile. Questo fa sì che si possa confermare come. Il nostro corpo, trasmetta dei segnali di disfunzionalità, attraverso canali specifici come gli, a dirla in termini naturopatici, organi “emuntori”.
Uno di questi organi è la pelle con i suoi dotti e vasi. Ed è da lì che l’odore si sprigiona. La sua frequenza però è così lontana dai nostri recettori educati alla modernità tanto da divenire immuni al loro percepire. Fortunatamente i cani, ancora in analfabetismo tecnologico e di modernità, hanno conservato questa sensibilità. E a darne prova è stato uno studio approfondito.
Vero è che i cani possiedono un olfatto 100mila volte superiore al nostro e sono in grado di diagnosticare, con il loro naso, patologie come il cancro alla prostata, ai polmoni, nonché il diabete. Fino ad oggi.
Anche qui, lo studio in questione, ha tenuto in considerazione quanto, la pelle delle persone affette dalla malattia di Parkinson, produca, nel sebo, specifiche e peculiari sostanze chimiche rilevabili dall’olfatto canino.
Per essere sicuri della bontà del risultato, sono state selezionate 16 razze diverse e 23 cani. Dai pastori ai volpini. A questi analizzatori olfattivi sono stati sottoposti 43 campioni di sebo prelevato da persone malate e di 31 in perfetta salute. I cani hanno seguito una sorta di addestramento conoscitivo delle sfumature olfattive. Quando sentivano i predittori della malattia, dovevano sedersi o abbaiare.
Dopo questo addestramento sono stati posti di fronte a campioni di sebo immacolati, cioè mai annusati prima. i risultati a quel punto sono stati davvero sorprendenti. La percentuale di capacità e precisione diagnostica si aggira intorno al 90%. Un successone.
La ricerca p stata pubblicata sulla rivista pre-print bioRxiv. Gli autori della ricerca sono stati Lisa Holt e Samuel Johnston dell’organizzazione PADs for Parkinson’s. Lisa holth ha così commentato la ricerca: “Una volta terminato l’addestramento, sarebbe possibile verificare se i cani sono in grado di identificare il Parkinson in una fase molto precedente, quando l’intera gamma di sintomi non è ancora presente”. Mentre Nicola Rooney, ricercatore dell’Università di Bristol (Regno Unito) sulla rivista New Scientist ha dichiarato: “Molti studi sui cani per il rilevamento delle malattie sono una proof of concept, per esempio con solo due razze. Questo studio dimostra che l’addestramento può avere successo con una varietà di razze”.