Due studi lo dimostrano.
Un paio di ricerche un po’ particolari, le prime nel loro genere, hanno cercato di rispondere a una domanda storica: perché le donne cambiano umore, o comportamento, quando sono sotto ciclo? Fino ad ora, l’unico pensiero dominante, era spostato sugli ormoni come causa di queste alterazioni di umore. Questi due studi, invece, hanno monitorato le attività cerebrale , tramite la RMF (risonanza magnetica funzionale) di donne tra una mestruazione e l’altra.
Benché si sapesse della interazione tra ormoni e cervello nei giorni del ciclo mestruale, non esisteva, fino ad ora, una ricerca in grado di stabilire cosa accadesse al cervello nelle diverse fasi dell’ovulazione a livello dei neuroni. In più vi è una discrepanza notevole tra le donne che hanno sbalzi di umore e donne che non hanno nessuna reazione.
I due studi in questione, indipendenti tra loro hanno dato risposte concrete sulle variazioni dirette, compiute nel cervello, durante le diverse fasi del ciclo mestruale. Per le neuroscienze, le quali vedono nella neuroplasticità una pietra miliare, e le ricercatrici di questo studio, si sono trovati di fronte a un capacità di modificazione neurale, specie nelle codine dendritiche, stupefacente. E questa scoperta apre a numerose altre possibilità.
I due recenti studi sui cambiamenti del cervello nel corso del ciclo sono stati effettuati da:
- un gruppo di ricerca composto da ricercatori dell’Università di Lipsia e dell’Istituto Max Planck per le scienze cognitive e cerebrali umane;
- il secondo è stato condotto all’Università della California di Santa Barbara, USA.
I risultati del primo studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature Mental Health. I risultati del secondo, sono stati diffusi tramite la piattaforma bioRxiv. Questo studio si trova in versione preprint. Deve cioè superare la revisione di ricercatori terzi e indipendenti per validarne l’operatività e la prassi.
Come si sono svolti gli studi.
Lo studio effettuato ha visto coinvolte 30 donne con una età media dei 22 anni. Tramite la RMF i ricercatori hanno potuto osservare notevoli cambiamenti, nella sostanza bianca agenti sull’assone, la parte lunga dei neuroni, favorendo un maggiore flusso di informazioni tra diverse parti del cervello.
Per quanto attiene allo studio tedesco, le donne sono state 27. L’età presa in esame è stata posta in un range che prevedeva un arco variabile tra i 18 e i 35 anni. Le donne, all’esame obiettivo, risultavano sane e senza problematiche psichiche, neurologiche né erano sotto terapie ormonali. In più, era stato chiesto, quale requisito fondamentale, che non avessero avuto gravidanze, aborti e non avessero, nei sei mesi antecedenti lo studio, assunto contraccettivi ormonali.
Lo studio per loro è stato diverso da quello USA. Alle donne veniva prelevato del sangue nei vari momenti dell’ovulazione e, contestualmente, si procedeva alla rilevazione tramite RMF dei dati cerebrali in particolare la zona dell’ippocampo e lobo temporale mediale.
Grazie a tale studio, si è potuto notare la variabilità di crescita neurale in base all’aumento di ormoni specifici. Con il progesterone aumentano le connessioni legate alla memoria. Con gli estrogeni, invece, aumenta il volume della materia grigia, con una espansione dei dendriti.
Tuttavia, anche se le aree coinvolte sono generalmente deputate alla memoria, è difficile stabilire se vi siano o meno un effetti sulle funzioni cognitive e mnemoniche. In effetti a questo riguardo la D.ssa Sacher, autrice dello studio tedesco afferma:
«In generale, il cervello femminile è ancora molto poco considerato negli studi delle neuroscienze cognitive. Anche se gli ormoni sessuali steroidei sono potenti modulatori dell’apprendimento e della memoria, meno dello 0,5 per cento della letteratura scientifica basata su tecniche di neuroimaging prende in considerazione le fasi ormonali come quelle del ciclo mestruale, l’influenza dei contraccettivi ormonali, della gravidanza e della menopausa. Siamo impegnati a rimediare a questo grosso buco della ricerca».
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