Processi diversi nella struttura cerebrale
Ricordi tristi e deprimenti sono diversi dai traumi.
Processi diversi nella struttura cerebrale.
Può accadere nella vita di ognuno di vivere momenti difficili e di percepire tale evento come un fatto altamente increscioso al punto di definirlo traumatico nel descriverlo. Anche se il carico emozionale è stato molto alto, vi è una classificazione neurale differente rispetto ad un vero e proprio trauma.
Il trauma porta con sé un disturbo, più o meno evidente, denominato disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Chiunque abbia subìto un trauma lo sa. Traumatizzati da un incidente in un determinato luogo, anche se non vi sia stata partecipazione diretta ma solo alto coinvolgimento emotivo, ogni volta che ci si trova a passare da quel luogo un sussulto, anche se lieve, si presenta alla coscienza.
Diverso è, invece, rivedere la panchina dove siamo stati, inaspettatamente, lasciati da un vecchio amore. Ogni volta che vediamo quella panchina il ricordo può procurare tristezza ed emozioni forti, ma completamente diverse dal senso di inadeguatezza e paura rimandato dal ricordo del trauma.
Questo è quanto emerge da uno studio recentemente pubblicato su Nature Neuroscience, i ricordi traumatici nel disturbo da stress post-traumatico.
La ricerca pubblicata fa emergere un vero e proprio processo cognitivo differente tra le due situazioni. Il trauma usa processi cognitivi diversi dalla memoria classica e ordinaria da dove vengono attinti i ricordi siano essi tristi e/o deprimenti.
L’innovazione dello studio condotto ha visto applicare nuove strategie di studio. Sono stati i ricercatori della Yale University e della Icahn School of Medicine del Monte Sinai. Secondo le loro scoperte, il cervello non elabora i ricordi traumatici come i ricordi ordinari. Potrebbero anche non essere affatto ricordi.
Da molto tempo si sa che i ricordi sono regolati dall’attività dell’ippocampo. Basandosi su esperienze dirette e reali dei partecipanti si è notato come i ricordi passino per aree diverse rispetto ai traumi.
Per indagare il fenomeno sono stati coinvolti 28 pazienti con PSTD. A loro è stato chiesto di riattivare i ricordi dell’evento e descriverlo con la narrazione. Innanzitutto, i ricercatori hanno utilizzato un processo di generazione di immagini per produrre stimoli basati sui ricordi autobiografici unici di ciascun soggetto. La rilevazione dei ricordi autobiografici è stata analizzata utilizzando immagini guidate da script durante la risonanza magnetica funzionale (fMRI).
Per rilevare ogni aspetto, i ricordi richiamati sono stati suddivisi in tre categorie.
La triste: esperienza molto importante ma non traumatizzante;
La pace o la calma che rappresentava un momento di serenità pacifica gioiosa;
lo stato di PTSD.
Tutti questi ricordi intimi e personali sono stati poi riuniti un audio di 120 secondi e somministrati al soggetto che li aveva descritti nella narrazione.
Come prova di confronto poi, le tracce sono state mischiate per assomigliare tra loro. Così si è potuto controllare sia il contenuto che l’eccitazione nel soggetto. La FMRI è stata eseguita sui partecipanti mentre ascoltavano per la prima volta questa interpretazione unica dei loro ricordi.
Si potuto dimostrare che l’utilizzo di frasi tristi semanticamente equivalenti evocavano rappresentazioni neurali simili nell’ippocampo quando viste mediante fMRI tra i soggetti. Mentre, i ricordi personali di traumi, anche se potevano avere un tema simile non generavano immagini identiche.
Si evidenzia, quindi, una differenza sostanziale tra la rappresentazione dei ricordi di natura ordinaria e i ricordi personali su base traumatica.