Modificazioni biologiche con la tecnologia.
Avete mai sentito parlare di biohacking? Qualcuno certamente sì. Altri, invece, avranno sentito parlare di transumanesimo. Rimane il fatto incontrovertibile di quanto sia ormai pratica diffusa. Tanto da avere ormai due distinti filoni di aggregazione filosofica.
Da quanto si parla di biohacking? Sono ormai circa 40 anni che si parla di biohacking. Ma solo da qualche anno, grazie al fatto di una elevata ricerca del benessere che vada oltre lo stile di vita frenetico dei giorni nostri e, dall’altro, agli sviluppi della tecnologia, se ne parla maggiormente. Ma, esattamente, che significa questo termine?
Si tratta di hackerare il proprio corpo e la propria mente con il solo fine di ottenere risultati ottimali in ogni area della vita e migliorarne le capacità anche attraverso l’uso di ogni tipo di dispositivo tecnologico. Significa cioè modificarlo per ottenere il massimo nelle prestazioni e nelle performances.
Su cosa si basa il biohacking?
Si parte da metodiche classiche come:
- l’igiene mentale, che va dal pensiero positivo alla presa di consapevolezza del proprio pensare fino alla eliminazione dello stress e delle attività di pensiero sabotanti
- il fare movimento per stare bene con se stessi e il mondo.
- Il fare bagni di luce per eliminare l’ansia
- Il fare bagni e docce fredde per far reagire il corpo.
- Nutrirsi consapevolmente.
Fino ad arrivare a metodiche più invasive:
- Chip sottopelle
- Modificazione genetica
- Cryo conservazione
- Trasfusioni di plasma sanguigno per mantenersi giovani
- Interazione uomo macchina
La deriva del biohacking sta proprio in queste seconde metodologie. Si è passati da un rapporto diretto tra se stessi e la biologia interna al rapporto che vede tecnologia esterna verso il controllo della biologia interna.
Per questo motivo alcuni stanno pensando di chiamare biohacking tutte le pratiche del comparto se stessi e biologia, e chiamare biocracking tutte le azioni che hanno l’obiettivo di manomettere il sistema biologico personale sia per cambiarlo che per un vantaggio immediato.
Al momento il biocrakring non è un termine diffuso, purtroppo. Il motivo? Forse perché richiamerebbe troppo il vero scopo modificante. Tale scopo sarebbe immediatamente percepito e compreso. Mantenere nel biohacking anche questa parte invasiva, rende tutto più dolcemente umano.
Di per sé il biohacking è una pratica che vuole ristabilire il giusto equilibrio tra le varie funzioni del corpo per ottenere il massimo da esso. Nacque con questo intento. Purtroppo il confine, su queste questioni vitali, è molto labile. Coloro che hanno l’obiettivo di cracckrare il corpo utilizzano leve sia morali che oggettive toccando i bisogni primari delle persone.
La società Neuralink è in grado è di collegare il cervello a una intelligenza artificiale. Chi si farà impiantare il chip vivrà, grazie al cloud utilizzato dall’intelligenza artificiale, le esperienze di tutti coloro che avranno lo stesso chip impiantato.
Lo scambio di informazioni sarà così veloce e netto che ognuno di loro apprenderà nuovi schemi comportamentali e di pensiero causa la condivisione dei dati nel cloud della intelligenza artificiale.
E l’intelligenza artificiale? Apprenderà anch’essa. Nello steso modo.
L’uomo bionico? È già qui. Ma la domanda esatta è: perché lo fai?