
L’allarme sui rischi degli sviluppi dell’AI, parte dallo scienziato anglo canadese Geoffrey Hinton
Transizione Digitale nuova frontiera. Entro 10 anni l’Intelligenza Artificiale potrebbe svolgere il lavoro di 3,8 milioni di italiani. Molto entusiasmo verso una tecnologia che piace ai vertici di Bruxelles e una certa imprenditoria che scommette in un roseo futuro quantistico iperattivo e senza sentimenti.
La tecnologia generativa che avanza troppo in fretta, promette benefici, ma per alcuni scienziati e intellettuali, disegna scenari di un olocausto in divenire.
L’ipotesi rimbalza sulla stampa almeno dal 2023, dunque non si tratta di una novità, ma di una presa di coscienza che si rinnova.
Il richiamo più recente, risale a pochi giorni addietro, riportato dalla press più accreditata e dalle agenzie di informazione. Un monito che porta la firma di Geoffrey Hinton, Nobel per la fisica, uno dei padri dell’AI, il quale ha lanciato un allarme ben motivato.
Intervistato dal programma “Today” di BBC Radio 4, il ricercatore anglo-canadese ha dichiarato che vi è un 20% di possibilità che entro trent’anni, l’intelligenza artificiale possa portare l’umanità all’estinzione, illustrando la sequenza:
- «l’evoluzione dell’AI sta procedendo molto più in fretta delle aspettative». questo ha creato un inquietante paradosso;
- «non abbiamo mai dovuto confrontarci con qualcosa di più intelligente di noi». La domanda che ne deriva è terribile, ma logica;
- «quanti esempi abbiamo di un qualcosa di intelligente che viene controllato da un’intelligenza inferiore?».
E dopo aver vagliato qualche vago caso lo scienziato concludeva con: «immaginiamo noi stessi come un bambino di tre anni e l’intelligenza artificiale come un adulto».
Nel 2023, Hinton si è dimesso dal suo impiego in Google, dove era addetto allo sviluppo informatico, per poter parlare liberamente dei rischi di un’AI lasciata libera di evolversi nelle mani di multinazionali in cerca di profitto. Ne risulta un concreto pericolo di una progressione senza controllo, ecco perché Hilton ha dichiarato: «la sola cosa che può costringere le aziende a fare più ricerca sulla sicurezza dell’AI è una regolamentazione del settore da parte dei governi a livello globale».
La preoccupazione di Hinton, professore emerito all’università di Toronto è ormai cosa nota. Per pura logica lo scienziato, continua a temere che l’inversione della capacità di intelligenza, consentendo quella artificiale di superare quella umana, non possa che portare alla sopraffazione di quest’ultima.
In conclusione, Hinton ha rilanciato: «non pensavo che saremmo arrivati dove siamo adesso, credevo che ci saremmo arrivati, ma in un più lontano futuro, pensare che tra vent’anni potremmo avere un’intelligenza artificiale superiore a quella umana è un’ipotesi spaventosa».
Fonti ufficiali di informazione e aggiornamenti Web.
Potenzialmente pericolosa, e sempre
“a doppio taglio ” è qualsiasi nuova scoperta o invenzione dell’uomo, e purtroppo ciò dipende dalla umana avidità di potere e denaro.
Non ci possiamo fare nulla.
È stato così per tante invenzioni, sin dai tempi più antichi: l’uso del ferro al posto del bronzo fece sì che le armi divenissero più distruttive, benché il ferro non servisse solo per scopi violenti, ma anche per fabbricare oggetti pacifici, p.es.padelle …
Ogni rivoluzione porta con sé cambiamenti che possono essere anche molto negativi; pensiamo alla rivoluzione industriale! Ha consentito una maggior produzione di beni, ha offerto comodità. ..Ma ora stiamo facendo i conti con la rovina dell’ambiente iniziata proprio da lì: “Plastica”, la magica parola pronunciata da Dustin Hoffman in un famosissimo film, non è più come allora sinonimo di progresso, ma di inquinamento irreversibile di terra e acque, ecc.ecc.
Gli antichi Greci già erano consapevoli dell’ambiguità del “progresso”, come ben risulta per es. nelle tragedie “Prometeo ” di Eschilo e “Antigone” di Sofocle.
Non credo in uno scenario fantascientifico in cui i robot sottomettano gli umani riducendoli in schiavitù, e certamente non ci crede nemmeno Geoffrey Hinton.
La paura è che, per colpa di alcuni esseri umani, la AI si trasformi in un’arma di soppressione della libertà e dei diritti di tutti gli altri.
Forse stiamo correndo il rischio di dare una sorta di personalità alla IA. Se così fosse dovremmo identificare una Entità iper intelligente in grado di sfruttare coloro che sono meno intelligenti, come gli esseri umani.
Credo che il rischio sia quello di mettere queste tecnologie avanzate nelle mani dei soliti noti… che potrebbero permettersi di creare programmi in grado di nuocere al resto dell’umanità. Non mi fido di “certa gente” … sono assetati di denaro e di potere e per questo disposti a fare qualunque cosa…
L’uomo è da sempre alla ricerca per evolvere. Il problema è poi la solita priorità a usare male le scoperte fatte. Finché il potere e il denaro saranno i primari interessi ci sarà sempre da temere.
È un pericolo reale e possibile.Se usata in modo non etico i danni per l’ umanità saranno incalcolabili e potrebbe succedere a breve con un effetto valanga