Trovata negli occhi la predittività della malattia.
La malattia di Parkinson è ormai una forma patologico molto diffusa. Le stime danno numeri elevati di persone affette. Come molti sanno, al momento, non esistono cure specifiche. La malattia di Parkinson o i suoi diretti cugini, definiti sintomi da parkinsonismo, stanno interessando almeno una decina di milioni di individui.
Per alcuni di essi, e mi riferisco al parkinsonismo, dopo l’accertamento della diagnosi, l’aspettativa di vita, anche se variabile di situazione in situazione, si attesta tra gli otto e i dodici anni.
Avere un esame che stabilisca una potenzialità può essere utile per intervenire da subito integrando le sostanze che vengono colpite dalla malattia stessa.
Lo studio recente pubblicata sulla rivista Neurology condotto dai ricercatori dell’University College London e del Moorfields Eye Hospital dimostra una correlazione tra la salute degli occhi e la predittività della malattia.
Per poter avere una ipotesi diagnostica precoce sulla predisposizione alla malattia, è necessario sottoporsi alla scansione oculare in 3D. Da questa scansione è possibile stabilire già con largo anticipo, ben 7 anni prima, il probabile insorgere della malattia.
Grazie alla scansione oculare di questo tipo si può analizzare la retina nel profondo e notare segnali promotori tipici della malattia.
Ma come si a determinare se si è vagamente soggetti alla malattia? La ricerca è riuscita nel suo intento grazie anche all’utilizzo del machine learning e della intelligenza artificiale. I ricercatori hanno potuto accedere alla una banca dati del Regno Unito archiviati nel AlzEye del National health service avente al suo interno i dati di migliaia di pazienti. Attraverso la comparazione dei dati provenienti dalla tomografia a coerenza ottica sono riusciti a dare risalto a un dato saliente: la oculomica, parametro importante nella diagnosi precoce e predittiva di malattie neurodegenerative.
Con questi parametri, confrontando migliaia di occhi e soprattutto di retine, si è potuto constatare quanto chi soffre di Parkinson ha lo strato delle cellule della retina maggiormente inspessito. Tale caratteristica sarebbe riscontrabile già prima che la malattia si manifesti. Da qui, i ricercatori, hanno potuto definire il collegamento tra lo spessore cellulare della retina e il probabile sviluppo della malattia in futuro.
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