Dalla fondazione dell’ordine dialettico mondiale, due istinti, due profondi sentimenti animano le creature: primo, il sentimento che questo mondo non è perfetto; secondo, il sentimento di doversi proteggere dalla minaccia dell’imperfezione, di dover correggere o completare ciò che è imperfetto per realizzare la perfezione, la totalità.
Di conseguenza, l’uomo fu coinvolto, dai tempi più remoti sino ad oggi, in una caccia e una lotta senza quartiere: la lotta contro la minaccia e la caccia al consolidamento del proprio cerchio d’esistenza. Questa lotta non fu sostenuta ovunque nello stesso modo e la natura della caccia generò una serie di aspetti diversamente colorati.
La psiche umana fu ben presto caratterizzata dalle grandi differenze della natura individuale.
Per cui la minaccia fu percepita in maniera molto diversa, gli obiettivi di consolidamento divennero molto differenti, come pure la caccia stessa. Se la minaccia poteva venire direttamente dai vicini, essa poteva provenire anche da cause incontrollabili e indefinibili.
L’eventualità di forze invisibili pure entrava in gioco. Correlativamente a questo e secondo la natura della minaccia più risentita nel proprio cerchio d’esistenza, fu decisa la caccia. Ma, in fondo, tutti gli esseri erano identici nelle loro reazioni alla minaccia e nella loro caccia; e lo sono tuttora.
L’uomo della massa vive ancora oggi totalmente dei suoi istinti naturali. Gli incitamenti e gli stimoli del vostro cerchio d’esistenza determinano il genere di minaccia che risentite e il genere di caccia per il quale vi decidete. I nostri figli nascono sempre con gli stessi istinti, non c’è la minima cultura in questo campo. Il sole sorge e tramonta, un anno segue l’altro, senza alcun cambiamento fondamentale.
Quest’ordine naturale è in realtà esattamente identico a quello d’un tempo. Tra Daâh, l’uomo primitivo che, oggetto di minaccia da parte degli animali feroci, ruggiva, seduto su un tronco d’albero, nella foresta vergine, battendosi il ventre con i suoi pugni pelosi per la fame che lo tormentava e la caccia senza risultati, e l’uomo moderno c’è tutt’al più solo una differenza di gradi.
Daâh e l‘uomo moderno sono esattamente identici. Grazie alla genetica, scienza che presiede al miglioramento della razza, vero metodo di caccia, il cranio di Daâh non è più a pan di zucchero, i suoi occhi si sono alquanto aperti, la sua pelle non è più così pelosa e, grazie allo sforzo intellettuale fornito durante la caccia, il numero delle sue circonvoluzioni cerebrali è leggermente aumentato attraverso le generazioni.
Ma Daâh è sempre e ancora Daâh. L’uomo primitívo portava una mazza, l’uomo di oggi impugna un mitra. L’uomo primitivo si sedeva sopra un tronco d’albero, voi guardate il caos del mondo comodamente seduti in poltrona.
L’uomo primitivo cantava la sua angoscia e il suo ardore al chiarore della luna piena, l’uomo odierno va nella sua chiesa o nel suo tempio, o nel tempio della Rosacroce, per supplicare uno dei suoi dei, spinto dagli stessi moventi. L’uomo primitivo, che viveva in gruppo, in tribù, applicava il diritto del più forte, voi lo fate con “la metà più uno”, e chiamate ciò “democrazia”; ma è, in fondo, la stessa cosa.
Se volete approfondire un po’ queste immagini, scoprirete facilmente che un comportamento umanitario, politico, sociale, economico, religioso od occulto dell’umanità è la conseguenza diretta dei suoi istinti naturali primari. Tutto dipende dalla natura del pericolo e della sollecitazione alla caccia che si manifesta nel vostro cerchio d’esistenza.
Possiamo perciò concludere che, sebbene i metodi di caccia siano differenti e i modi di esprimersi sembrino divergenti, la motivazione di base è la stessa in tutti gli uomini, che evolvano nel campo umanitario, politico, sociale, economico, religioso o nel campo occulto. Tutti gli uomini nei quali dei pericoli e delle sollecitazioni alla caccia simili si manifestano si sono sempre raggruppati fin dai tempi più remoti.
Un pericolo comune destava un interesse comune. Venuti a conoscenza di certi misteri del sangue, dei gruppi poterono estendersi a volontà grazie alle generazioni che si susseguivano. Si partiva dalla seguente mistificazione: se tutti possono vedere il pericolo e impiegare quindi lo stesso metodo di caccia, sarà possibile raggiungere lo scopo. Se ci fosse stato un gruppo unico a poter provocare in tutti gli uomini gli stessi stimoli, si sarebbe rapidamente scoperta la mistificazione.
Ma, essendovi dei gruppi molto diversi e dunque delle sollecitazioni opposte, ciascuno vedeva la sua esistenza e la sua caccia minacciate dall’altro. Alla caccia fondamentale si aggiunse quindi una caccia incidentale. Il gruppo A fu minacciato nella sua impresa dal gruppo B, di conseguenza il gruppo A si mise a combattere il gruppo B, che non poté fare altro che ribattere, poiché i suoi obiettivi fondamentali erano minacciati. Qui sta la causa di ogni lotta, di ogni guerra, di ogni sofferenza: l’incidentale messo al posto del fondamentale.
Se comprendete bene tutto ciò, vedrete nello stesso tempo l’incredibile follia di tutto questo. Sappiamo che l’umanità intera non cessa di battersi, d’ora in ora, e che il numero degli scontri incidentali tra gruppi orientati diversamente cresce continuamente. Se i modi di combattere sono differenti, si tratta però sempre d’un assassinio fisico, morale e spirituale.
Ci si può, infatti, sterminare a colpi di ideali, di cristi, di dogmi, di misure sociali, politiche od economiche. Ci si può colpire mortalmente nel modo più raffinato e civilizzato possibile, come si può assassinare nel modo più brutale, nascondendosi naturalmente dietro un gruppo impersonale. Non è forse la folla sempre il più grande criminale? Non è mai l’individuo che agisce nella folla.
Caratteristica.
Vi presenteremo ancora alcuni esempi, e vi chiediamo di avere la compiacenza di confrontarli. Voi vi scoprirete rapidamente una caratteristica affatto comune. Due grandi industriali hanno raggiunto l’opulenza il primo con la vendita di prodotti agricoli, il secondo con le sue fabbriche; tutti due grazie ad un forte stimolo naturale: percezione della minaccia di caccia in sé e nel gruppo.
Per poter raggiungere il loro scopo, essi applicano una certa scienza, l’economia, che è la base ragionevole che permette loro di studiare meglio la minaccia e di praticare meglio la caccia. Interviene allora un incidente (non può essere diversamente): gli interessi sono in gioco e i due signori si affrontano. Questa lotta impegna un numero considerevole di persone.
Ci sono dunque due sorte di avversari con i loro gruppi che dicono “E’ colpa dell’economia”, oppure: “Il metodo di lavoro non era buono”. “Se voi non cambiate, lo faremo noi” Ma questi avversari non sono d’accordo tra di loro perché delle motivazioni particolari li animano e li spingono a voler risolvere le difficoltà diversamente.
Una nuova lotta ha inizio e innumerevoli persone vi sono coinvolte. E ciò continua finché un gruppo sorge dicendo: “E’ la mia volontà la legge”. Ma ciò non dura molto… E il cerchio dalla dittatura al caos e dal caos alla dittatura si chiude. In tutta la storia del mondo, le autorità dei gruppi si succedono.
Metafisica.
Abbiamo visto le motivazioni sociali, politiche ed economiche di questi gruppi. Vogliamo ora dare un’occhiata all’influenza che hanno i rappresentanti di una nuova fazione sul primo gruppo, quando ciò è necessario. Vogliamo parlare qui del gruppo le cui motivazioni sono metafisiche. Un gruppo dice:
“C’è Allah, e Maometto è il suo profeta”; un altro gruppo dice: “C’è Dio, e Brahma è il suo profeta”; un altro dice: “Il Signore è grande, e Mosé è il suo profeta”. C’è un gruppo e vari gruppi in seno a questo gruppo che dicono: “Dio è Dio, e Cristo è il suo, profeta, e il profeta di Cristo è il papa, o Calvino, o la Scrittura”.
Voi sapete tutto questo. Tutti questi gruppi sono coinvolti in una caccia fanatica e impegnati in una lotta spietata, una lotta incidentale che si è rivelata cruenta e lo è tuttora. Ci sono dei gruppi che, dall’inizio della nostra era, sono responsabili dell’assassinio di milioni di uomini; delle nozze sataniche sono celebrate sino ad oggi; tale è il risultato della metafisica umana. “E’ orribile”, dichiara una serie di altri gruppi che formano insieme una terza parte, “Orribile…, ma l’uomo è buono”.
“Eppure fa il male; da dove viene questo… ? Egli non segue sufficientemente il bene e non fugge abbastanza la minaccia del male”. Constatiamo che le motivazioni naturali nate dalla percezione della minaccia e gli incitamenti alla caccia sono ricondotti in questo gruppo alla loro originaria semplicità.
Daâh ritorna ad essere Daâh si lascia crescere i capelli, si veste in modo “rivoluzionario”, si nutre di conseguenza e vive il più naturalmente possibile la natura nella natura. Si ricerca il lato umano puro, l’equilibrio, ci si aiuta, si è gentili gli uni verso gli altri, non si partecipa a nulla per evitare conflitti, ma si tende a vivere in modo semplice, poiché l’uomo, spogliato di tutte le fioriture, di tutti i veli scientifici o filosofici, è buono…
E’ di nuovo la speculazione dell’umanitarismo con le molteplici sfaccettature. Non hanno ancora capito che tutto ciò ricopre le stesse motivazioni provenienti da un’unica fonte!… Quando si inverte la caccia ed il suo scopo, ciò si riduce necessariamente a uno sforzo temporale, ed è una follia. Più uno si sforza di raggiungere lo scopo, più se ne allontana. Daâh, l’uomo primitivo della natura non era buono; era un mostro terribile e ruggente che la lotta per l’esistenza braccava.
Più si caccia, più grande è la minaccia; più cultura c’è, più grande è il marciume; più grande è l’intelligenza, più numerosi sono gli assassini. Tra il Daâh della mazza e il Daâh della bomba nucleare c’è solo una differenza di gradi. Non c’è nessuna differenza tra Daâh muscoloso come un bue, e il metafisico moderno. Daâh si serviva della forza muscolare come di un’arma, il metafisico si serve della sua teologia.
Quando Daâh rimpinzato, dorme al sole, si sente buono, così buono che lascia correre la mosca sul suo ventre e osserva, benevolo, il gioco di luce attraverso le ali dell’insetto. In un tale stato, Daâh non farebbe del male ad una mosca. Si può immaginare che, risolti in modo soddisfacente i problemi economici, i problemi del mangiare e del vestire, Daâh rimanga in questo stato beato in modo permanente.
Diventerebbe allora Daâh un redditiere dal buon cuore, eternamente buono? No, impossibile. Quando Daâh comincia a vivere delle sue rendite e si trova quindi in una situazione sociale conveniente, le frontiere del suo cerchio d’esistenza si spostano, nuove sollecitazioni lo turbano e Daâh ridiventa come prima, altrettanto infelice e pericoloso.
Trasfigurazione.
Vi abbiamo dato alcune idee su un altro gruppo umano… Sono soltanto vaghi accenni di un mondo d’idee nel quale noi che siamo della Rosacroce attuale siamo immersi. Siamo lontani dall’essere completi, ma forse abbastanza chiari per spiegarvi la curiosa situazione nel cerchio d’esistenza di questa natura.
Se non siete benintenzionati nei nostri riguardi, forse pensate che noi pretendiamo che non esistono nel nostro cerchio d’esistenza sollecitazioni naturali (minaccia e caccia). Noi non pretendiamo affatto questo, al contrario, lo riconosciamo pienamente. Apparteniamo, anzi, a quei rari che studiano da vicino tutti i fattori di minaccia e i moventi di caccia. E abbiamo potuto trarre la seguente conclusione.
La minaccia è innegabile, la caccia logica; la minaccia è un fatto reale inevitabile, ma la caccia è sempre speculativa, una marcia nell’indefinito, nell’ignoto, nel mutevole. La minaccia è la legge fondamentale della natura, dell’imperfezione. La caccia ne è la conseguenza diretta, cioè l’attività che la legge della minaccia, la legge dell’imperfezione, genera. Noi non possiamo quindi sfuggire alla minaccia partendo a caccia. Se noi partiamo a caccia, siamo come il pallone che è lanciato da ogni parte. Con la caccia sprofondiamo nella miseria. Noi dobbiamo quindi rifiutare di partire a caccia. Distacchiamocene, non partecipiamo a nessuna partita di caccia.
Ci rimane dunque la minaccia. Come sfuggire alla minaccia? Liquidando totalmente la nostra esistenza, spezzando completamente il cerchio della nostra esistenza secondo la natura. Si tratterebbe forse d’un suicidio? Niente affatto. Il suicidio è la liquidazione di una parte soltanto di Daâh. La causa principale di Daâh continuerebbe ad esistere, e ritornerebbe di nuovo, dopo molte miserie. Ricomincerebbe l’esistenza come un adorabile pacchetto in una culla rosa.
No, la liquidazione dell’esistenza di cui parliamo si chiama endura. E colui che non pratica più la caccia la chiama anche “rinascita”. Noi spesso diciamo trasfigurazione. E’ questo che prevede la Rosacroce d’Oro. Se vi unite a noi, bene, se no, lasciateci tranquilli, come noi vi lasciamo tranquilli.
Chiunque lo desideri può vivere, in un’autoframmassoneria totale, il processo di trasfigurazione. E come un orologio indica l’ora, così i cerchi d’esistenza indicano ogni risultato con la regolarità di un cronometro.
Jan van Rijckenborgh.
Fonte: Pentagramma
Edizioni Lectorium Rosicrucianum
https://www.lectoriumrosicrucianum.it
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