A cura di Monica Fasan (per Galfer 20)
Gli artisti selezionati per il contest “Hoping together” hanno elaborato un lavoro personale stimolati dalla ricerca su vari aspetti della cultura del paese mongolo e sull’esperienza a loro condivisa in quelle terra dall’esploratrice a cavallo Paola Giacomini.
I padri della Consolata, in occasione dei 20 anni di presenza missionaria delle loro congregazioni e del viaggio di papa Francesco in questo Paese nello scorso settembre, avevano già messo al centro di una precedente mostra in questo Polo Culturale, la Mongolia. Questa volta l’intenzione è stata quella di far parlare degli artisti occidentali, stimolando la loro creatività nel realizzare delle opere uniche, nel proprio stile, che riflettessero le emozioni dell’incontro con questa cultura, sollecitati quindi dall’ascolto del respiro della “terra e del cielo blu”.
Troviamo quindi la vincitrice del contest, Erika Riehle, che con la sua opera “Taccuino di viaggio” conduce lo spettatore dentro quello che è stato il suo viaggio immaginifico nella scoperta di queste terre -che ha conosciuto tramite documentari-. Terre fatte di ampie vedute, colori, spazi, storie e stili di vita che nell’opera l’artista ha saputo sintetizzare in maniera originale, portando se’ stessa e lo spettatore ad esplorare fuori e dentro di se’, come se fosse davvero stata un’esploratrice di quelle terre. Appuntando dettagli, schizzando panorami, cogliendo e regalando emozioni. Il cerchio come la forma delle tendi dei nomadi, la freccia di legno, come quella portata in segno di pace dalla Mongolia alla Polonia dall’esploratrice a cavallo Paola Giacomini.
Valentina Giarlotto, illustratrice, terza classificata, che con la sua opera “Memorie in granelli di sabbia” ha invece saputo rendere attraverso due sguardi, alcuni aspetti della Mongolia: la profondità dei suoi paesaggi e delle distese che la ragazzina nomade pare scrutare con il suo volto serio e forse cresciuto presto e la leggerezza, prestata all’espressione del cavallo che rispecchia la libertà, lo spirito e la semplicità di chi è nato in queste terre.
La scultrice Anna Torre, seconda classificata, che ha saputo rendere nell’energia della materia incisa e attraverso la densità di significati e la sintesi del simbolo, l’immagine del popolo, della cultura e della terra mongola legandola sottilmente a un linguaggio universale dell’uomo e della sua storia sulla terra. Evoca le grotte primitive e sicuramente qualcosa di arcaico e archetipico che va oltre il tempo e lo spazio, come recita il titolo del suo lavoro.
Andando avanti nel percorso troviamo il fotografo Roberto Semenzato che, visitando quelle terre, ha saputo cogliere in uno scatto gli elementi salienti di questo popolo: la vita nomade, gli immensi spazi, la libertà e semplicità che ne deriva riflettuta nel gioco dei bambini con fili d’erba, le colline in lontananza, le Ger, le tende dentro le quali le famiglie vivono, e gli animali, parte fondamentale della loro vita.
Marina Tabacco, di stile più astrattista, ma che inserisce forme e colori simbolici, si è ispirata per questo dittico, alle radici e alle tradizioni di questa cultura. Troviamo infatti ne “La ricerca dell’armonia” e ne “la festa del villaggio. Danza Tsam” quel tipico blu dei cieli mongoli, la natura, l’archetipo del villaggio, ma anche i colori dell’invasione sovietica, e allo stesso tempo il vortice e il movimento di un momento di vita e festa del popolo.
L’iniziativa del collettivo The Double Face, qui rappresentata dalla performance condotta dall’artista Pabliu Lucero per le strade di Torino, è qualcosa del tutto speciale. Vi invitiamo a leggere la brochure con la descrizione dell’azione collettiva che ha coinvolto diversi attori della città di Torino e diverse culture, andando a creare un ponte di pace tra i popoli. C’è chi infatti quelle terre le porta dentro di se’, vivendo lontano. Anche qui nella tela ritornano elementi come il cerchio della Ger, la ciclicità della vita vissuta in modo semplice.
Mario Giammarinaro indaga sui temi della terra e del rispetto della natura ponendo le sue opere come monito e riflessione per noi occidentali, di fronte al rispetto che invece la cultura mongola vive verso madre terra. “Ci invita ad un sentimento di corresponsabilità nel tutelarlo e preservarlo integro”.
Guido Mannini è un grande conoscitore dei deserti, ne sa rappresentare le distese e i silenzi, ma anche i dettagli di vita di chi li attraversa e li vive. E così, stimolato da questa terra, ha rappresentato dei cammelli con dei tradizionali cammellieri mongoli mentre avanzano nel deserto del Gobi, regalandoci il sapore di queste terre.
Per finire, l’artista e poetessa Francesca Thermes ha voluto evocare i sentimenti del viaggio e dell’attraversamento. L’incedere del passo sulla terra si scrive e si riflette però nei cieli e anche nei “cieli interiori” di chi vive quest’avventura, di chi guarda oltre e al di là, come recita il titolo della sua opera “orizzonte nomade”, ricercatori di speranza. Sulla terra, però le tracce vanno via, si cancellano, vengono ogni vota riscritti nuovi cammini. Nei cieli, invece, rimangono come nella memoria, nella storia, nelle vite dei viaggiatori, indelebili. E per sempre le cambiano.
Per il primo classificato ci sarà l’organizzazione di una mostra personale nella nuova sala esposizioni inaugurata nella struttura.
Per gli altri due ci saranno due collettive, in dialogo con altri artisti.
La mostra e il CAM sono aperti dal martedì al sabato dalle 10 alle 12 e dalle 15 e 18: prenotazioni@cam.consolata.eu
La domenica è esclusivamente su prenotazione via mail.
Per quanto riguarda l’entrata nelle rassegne convenzionate, speriamo presto di vederlo inserito nel circuito di “Abbonamento Musei” il che potrebbe avvenire già dal prossimo mese di settembre.
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Molto belli il museo e la mostra, soprattutto l’opera vincitrice del concorso!
Originale il “Taccuino di viaggio” scritto da immagini in cui si leggono esperienze ed emozioni vissute dall’autrice che si mischiano alle nostre! Un’esperienza profonda la visione di questo assemblaggio che racchiude simboli e colori di questo mondo così affascinante e sperduto.