Racconto di Francesco Cordero di Pamparato
Luigi era un brav’uomo sulla cinquantina. Era una figura abbastanza anonima, non molto alto, tarchiato, con un po’ di pancetta e con gli anni i suoi capelli rosso carota avevano mantenuto invariato il loro colore. Da ragazzo i compagni di scuola lo avevano deriso e chiamato Federico Barbarossa. Forse per quello era diventato introverso. Avrebbe voluto farsi crescere la barba, ma aveva paura di essere sfottuto anche per quello. Il suo rosso gli era diventato un’ossessione.
Era un dirigente di banca, ma non aveva amici, solo conoscenti che lo frequentavano di rado. Lui non se ne accorgeva, ma era terribilmente noioso. Quando era in compagnia, parlava per qualche minuto di investimenti, poi si impegolava a spiegare i mutui, a tasso fisso e a tasso variabile. Gli argomenti avrebbero anche potuto interessare, ma lui era terribilmente prolisso e ripeteva sempre le stesse cose. Ormai si era fatto la fama di noioso e tutti lo schivavano, quasi avesse portato sfortuna.
L’unico essere che lo sopportava era la sua gattina Camilla. Una micina bianca con qualche macchia nera. Era una bestiola particolarmente affettuosa. Quando lui arrivava a casa, lo accoglieva con un miagolio, poi si dirigeva in cucina, si avvicinava al frigorifero e riprendeva a miagolare. Voleva la sua pappa che mangiava facendo le fusa. Dopo pranzo, mentre lui guardava la televisione, lei gli saltava sulle ginocchia e in cambio di carezze, faceva di nuovo le fusa e dimostrava tutto il suo affetto.
Era la Vigilia di Natale e lui aveva dovuto prendersi due giorni di ferie, per motivi sindacali. Sarebbe stato a casa sino all’Epifania. Le famose dodici notti pensò in un momento di relax.
Cominciò a nevicare mentre tornava a casa. Era una neve bagnata, che non si fermava e che non dava la solita allegria della neve. Lui non era allegro. Erano dieci anni che sua moglie lo aveva lasciato e sempre le feste le passava da solo, in compagnia della sua gattina. Tutti avevano la loro famiglia, lui aveva solo la gattina. I giorni futuri non si prospettavano allegri. Entrò in casa e subito Camilla venne a strusciarsi sulle sue gambe facendo le fusa. La accompagnò in cucina e le diede la pappa.
Andò in salotto. Non aveva fatto né presepe né albero. Se avesse avuto una moglie e dei figli, certo lo avrebbe fatto, ma così solo soletto, che feste sarebbero state per lui? I conoscenti sarebbero andati via per qualche vacanza, lui invece sarebbe rimasto a casa a far passare il tempo guardando la televisione o leggendo qualche libro.
Era diventato buio, guardò fuori, il vento aveva spazzato le nuvole e il cielo era buoi ma terso. Lo colpì una stella particolare. Sembrava più vicina delle altre e brillava in un modo magico. Quella luce lo colpì: sembrava volesse comunicargli qualcosa. La fissò intensamente e dentro di sé pensò: Stellina bella, se puoi esaudire un mio desiderio, ti prego, fa che per questi dodici magici giorni di festa, abbia una compagnia, se possibile femminile, con cui possa trascorrere serenamente i giorni. Te ne prego.
La stella sembrò mandare un raggio di luce più abbagliante e lui lo prese come una promessa. Ringraziò e tornò alla sua poltrona. Dopo poco si era assopito.
“Luigi!” una voce lo aveva chiamato. Era una voce femminile, ma era una voce strana, aveva qualcosa di speciale. Alzò gli occhi e vide una bellissima donna che gli sorrideva. Era alta e slanciata, Bruna con un lungo abito bianco. Aveva un bel viso regolare, ma lo colpirono gli occhi: erano gialli.
“Tu chi sei? Sei benvenuta, ma non ti conosco…”.
La donna sorrise: “Tu mi conosci benissimo, ma non come mi vedi questa sera. Sono Camilla. Grazie all’incantesimo della tua richiesta sarò una donna per questi giorni. Spero che non ti dispiaccia”.
“Camilla! Ma come è possibile, Camilla è la mia gattina e tu sei una bellissima donna. Non è possibile una cosa simile”.
“Invece questa volta si è avverato. Non era solo un tuo sogno, era anche il mio. Talvolta per magia i sogni vengono vissuti come realtà e questo sarà il nostro caso per i prossimi giorni”.
“Non so cosa dire, non capisco cosa sto vivendo: è un sogno o è realtà? Sono confuso”.
“Che differenza fa? Noi vivremo in questi giorni delle sensazioni bellissime e le ricorderemo sempre. Per noi non ci sarà differenza. Che sia un sogno o che sia realtà, l’importante è viverlo appieno. Tante volte le sensazioni dei sogni sono più intense di quelle della realtà. Non dimenticare che il confine tra le due è sottilissimo, tanto che in certi momenti è possibile varcarlo, quasi senza accorgersene. Pensa come me: viviamo questo momento senza farci domande e saremo felici”.
Luigi si sentiva frastornato. Vedeva quella bellissima donna, ma quella voce dolce gli ricordava il miagolio della sua gattina. Quando cercava di fissarla negli occhi, quel giallo lo confondeva e lei girava la testa, proprio come faceva Camilla. Confuso com’era le fece una domanda banale: “Tu saresti Camilla e dimmi come ti trovi con me? Ti ho trattata bene?”.
La donna fece una risata, che sembrava più a un miagolio che a un verso umano. “Si certo, mi hai sempre dato da mangiare le mie crocchette preferite, qualche volta avrei voluto anche del pesce, ma quello me lo hai dato molto di rado”.
Era da tanto che Luigi non rideva, ma quella volta lo fece.
I primi giorni passarono felici, Giovanni non aveva mai avuto una compagna tanto divertente e Camilla godeva del suo nuovo modo di vivere. Dopo il terzo giorno, Camilla si rivolse a Luigi con una domanda che mai si sarebbe aspettato: “Luigi, per tanti anni mi hai coccolata e viziata, ma ora vorrei andare una volta al ristorante. Quando guardavi la televisione, ho visto che tutti vanno al ristorante”.
Il brav’uomo rimase stupito: era una bellissima persona, ma lui sapeva che dentro di sé era una gatta. Cosa avrebbe fatto al ristorante? Pose il quesito alla donna.
“Non preoccuparti, adesso sono una donna, saprò cosa fare. Ho visto tanti di quelle scene nei ristoranti, che so benissimo cosa fare e come comportarmi”.
Al ristorante in principio tutto andò bene. Camilla era bellissima e molti uomini si erano voltati ad ammirare quella figura così bella ed elegante.
Le cose precipitarono quando chiese di bere del vino. Luigi era restio: “Camilla non ne hai mai bevuto, non so che effetto possa fare su di te, non è una bevanda per i gatti”. Lei gli puntò un indice e lui vide che l’unghia, molto ben curata, si stava pericolosamente trasformando in un artiglio. La cosa lo preoccupò non poco. “Non essere ridicolo, adesso sono una donna, ho mangiato un pesce squisito e dopo il pesce si beve del bianco. L’ho visto in televisione! Per favore versamene un bicchiere!”.
Lui, sempre guardando con soggezione quell’artiglio, glielo versò con ritrosia, ma lei lo bevve d’un fiato.
“Buono, mi piace!”.
Prima che lui potesse fare qualcosa, lei se n’era versato un altro bicchiere e di nuovo lo aveva bevuto di un colpo. Appena finito se ne prese un terzo. A quel punto si era ubbriacata e scoppiò a ridere, o meglio quello che sarebbe il ridere per una gatta. Si era messa a miagolare fortissimo, nello stupore generale. Luigi era imbarazzatissimo. Pagò il conto rapidamente e la portò a casa più in fretta possibile.
Arrivati a casa lei si mise subito a dormire e lui non le disse più niente. I giorni successivi furono felici e Luigi dovette constatare che mai aveva trascorso un periodo così bello.
Arrivò così il dodicesimo giorno, quella notte l’incantesimo sarebbe cessato, Camilla sarebbe tornata la dolce gattina e la fiaba sarebbe tornata realtà. L’uomo era triste. Era ormai buio. Guardò dalla finestra il cielo. Era coperto da nubi che il vento spostava lasciando di tanto in tanto vedere le stelle. Sembrava un caleidoscopio magico. A un certo punto gli parve di vedere la stella a cui si era rivolto a suo tempo. Brillava più di tutte le altre. Di colpo gli venne da pregarla: “Stellina bella, ti ringrazio, mi hai fatto passare dei giorni meravigliosi. So che non dovrei, ma ti prego, non rompere l’incantesimo. Siamo stati felici tutti e due. Se torniamo ad essere di due specie diverse, non sarà più nemmeno come prima. Io non saprei come comportarmi con Camilla. Siamo stati insieme, ma se torniamo io uomo e lei gatta, sarà molto imbarazzante. Ti prego aiutaci stellina”.
A Luigi parve che dalla stella partisse di colpo un intenso raggio di luce. Lo interpretò come un consenso e andò a dormire sereno.
L’indomani mattina i primi raggi di sole illuminarono una bellissima gattina bianca e nera, con di fianco un grosso gatto dal pelo rosso.
Francesco Cordero di Pamparato
Fonte delle immagini: Pixabay.
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