La NATO conferma la sua postura aggressiva.
Il prossimo Segretario generale della Nato sarà il premier olandese uscente, Mark Rutte. La candidatura del presidente rumeno Klaus Iohannis è stata ritirata giovedì 20 giugno, e il sostegno di Bucarest a Rutte ha confermato la sua nomina. Questo pone fine ai dubbi sul successore del norvegese Jens Stoltenberg, il cui mandato come Segretario generale è stato prolungato a causa della situazione in Ucraina.
La decisione di Iohannis di ritirare la sua candidatura è stata determinata dal decadere del veto sull’ex presidente olandese, Rutte, per la posizione di guida dell’Alleanza Atlantica. Questo avvenimento è avvenuto durante una riunione del Consiglio Supremo di Difesa Nazionale giovedì 18 giugno.
Rutte assumerà ufficialmente la guida dell’Alleanza Atlantica il 2 ottobre, in un momento storico delicato a causa delle imminenti elezioni statunitensi e del conflitto israelo-palestinese che sta influenzando la sicurezza internazionale.
La questione scandinava è altrettanto dirimente. La Scandinavia si sta avviando verso una possibile resa dei conti con la Russia. Diversi analisti militari ritengono possibile questa ipotesi. Da quando la Finlandia e la Svezia sono entrate a far parte della NATO, il Presidente Putin ha messo in guardia dal rischio di un allargamento della guerra in Europa, dopo essere stato duramente criticato da gran parte del mondo per l’invasione dell’Ucraina. In questo momento, tutti gli occhi sono puntati sulle nazioni nordiche, viste come una potenziale nuova linea del fronte, mentre ci si chiede: quanto è probabile un’escalation in quei Paesi?
In risposta a questo preoccupante sviluppo, il governo danese ha pubblicato una guida che esorta i cittadini a prepararsi a qualsiasi tipo di crisi, compreso un possibile conflitto con Mosca.
Inoltre, Rutte dovrà affrontare il dossier riguardante il Sahel/Nord Africa, con le crescenti infiltrazioni di Russia e Cina. Nonostante sia considerato di centro-destra, Rutte non ha portato il bilancio della Difesa olandese al 2% del Pil come richiesto dall’Alleanza Atlantica, ma ci si aspetta che questa soglia venga raggiunta entro la fine dell’anno. Rutte è noto come un “europeista” fervente, sostenitore dell’austerità sui conti pubblici e poco propenso alla solidarietà economica intereuropea, ma, nonostante ciò, l’Olanda ha continuato a sostenere l’Ucraina invasa dalla Russia. Tanto il conto lo paga il popolo olandese!
Importante sarà il confronto con l’alleato turco. Sempre più lontano dall’Occidente in materia di diritti umani; e sempre più indipendente nella sua politica estera, fortemente espansiva. Rutte in questo caso dovrà mediare fra gli interessi geostrategici della Francia, principale attore nel mediterraneo occidentale, e di Ankara, maggiore potenza marittima nel mediterraneo orientale. Tenere a freno le pulsioni neo-bonapartiste di Parigi e quelle neo-ottomane di Erdogan non sarà facile.
Rutte, inoltre, non è amico dell’Italia. Da sempre i Paesi Bassi, spinti da Berlino, portano avanti una politica discriminatoria in termini economici nei nostri confronti.
Rutte capo della NATO riproporrà questo modello di esclusione anche sul piano militare? Cosa dobbiamo aspettarci? Nulla di positivo purtroppo. Il sentimento antitaliano dei nordeuropei si unisce e si rafforza in virtù della contingenza internazionale favorevole; la quale vede un’Italia, dopo la guerra fredda, sempre più ridimensionata e ai margini, sostituita dalla Polonia e dai Paesi Bassi come nuovo antemurale bellico contro la Russia.
Il futuro Segretario generale della NATO ha sottolineato l’importanza di mantenere l’unità e di trattare tutti gli alleati con comprensione e rispetto.
Tuttavia, ha chiare le priorità delineate dal suo predecessore Jens Stoltenberg, che ha concentrato l’attenzione della Nato sul fronte orientale trascurando quello meridionale, diventato un terreno di competizione per Russia e Cina. Rutte potrebbe portare una visione più lungimirante alla strategia dell’Alleanza, riconsiderando l’impegno in Nord Africa e Sahel e cercando di rafforzare i partenariati con i Paesi impegnati nel contrastare l’aggressività cinese. Questo è fondamentale per prevenire che tale aggressività si estenda stabilmente nell’area più vicina all’Europa.