
Le pesanti e decisive pressioni antidemocratiche dell’UE
Ormai l’Unione europea tradendo l’anelito di libertà e indipendenza che sin dal Risorgimento si riconosceva in un Europeismo sempre più sentito e radicato tra i popoli, sta rinnegando ogni principio e si macchia di azioni criminose.
Democrazia e Stato di Diritto sono temini ormai estranei alle conventicole che reggono l’Ue. Anzi, se ci soffermiamo sui pesanti condizionamenti in atto in Germania contro la nascita di un governo che sia espressione della volontà popolare e ci focalizziamo su quel che è successo in Romania, la misura è colma.
Oltre al rinvio del secondo turno delle elezioni presidenziali operato nei mesi scorsi, il vero volto dell’Europa ormai patria del pensiero unico e non terra dei Lumi si è nuovamente palesato in Romania. Nei giorni scorsi, il potenziale candidato alla presidenza rumena Călin Georgescu, sostenuto anche dal partito conservatore Aur e alcuni suoi fedelissimi, sono stati arrestati. Georgescu, che si è candidato come indipendente alle elezioni presidenziali dell’anno scorso, si era assicurato una sorprendente vittoria al primo turno di votazioni a novembre.
Le responsabilità sono lampanti. Le interferenze antidemocratiche e le violazioni della sovranità popolare erano considerate così ‘naturali, che anche Thierry Breton, ex commissario europeo aveva ammesso, in un’intervista televisiva alla emittente francese Bfm Rmc del 9 gennaio che la Corte costituzionale rumena (Ccr) era stata condizionata nella sua scelta di annullare le elezioni presidenziali grazie alle pressioni dell’Ue e solo perché al primo turno era in vantaggio il candidato di destra, euroscettico e contrario al continuo rafforzamento della Nato, Călin Georgescu.
Infine, dopo le dure critiche di JD Vance a Monaco sul caso romeno e, pochi giorni prima, la visita di dell’incaricato di Trump per le missioni speciali Richard Grenell a Bucarest, con le dimissioni del Presidente Klaus Iohannis del 10 febbraio pareva che la situazione del paese e, soprattutto, la garanzia di trasparenza e rispetto delle regole democratiche per il voto presidenziali del prossimo maggio fosse garantita.
Tutt’altro, le vicende accadute in rapida successione, gettano una coltre di nebbia sull’intero sistema democratico rumeno e accrescono i sospetti delle formidabili complicità delle istituzioni europee per impedire che si svolga un voto libero e democratico e venga eletto dal popolo un Presidente della Repubblica scelto dagli elettori.
Purtroppo, l’arresto del candidato alla presidenza della repubblica è stato seguito dal plauso degli ambasciatori di Francia, Germania e Paesi Bassi che hanno pubblicato giovedì 27 febbraio sulla piattaforma X, messaggi di sostegno e fiducia nel sistema giudiziario della Romania e nel” rispetto dei valori democratici”. Farsa pazzesca.
Entrando nel merito, le accuse rivolte a Georgescu sono tanto gravi quanto generiche e, per alcuni aspetti ridicole. La Procura generale ha annunciato l’avvio di un procedimento penale contro Călin Georgescu che è indagato per incitamento ad azioni contro l’ordine costituzionale (manifestazioni di piazza che da dicembre si svolgono per chiedere il ripristino del voto presidenziale), false dichiarazioni sulle fonti di finanziamento della campagna elettorale e promozione di idee fasciste e legionarie. A Georgescu sono stati poi appiccicati alcuni reati e precisamente: Incitamento ad azioni contro l’ordine costituzionale, diffusione di informazioni false, false dichiarazioni (reato continuato) sulle fonti di finanziamento della campagna elettorale e sulle dichiarazioni patrimoniali, avvio o costituzione di un’organizzazione fascista, razzista o xenofoba, promuovere pubblicamente il culto di individui colpevoli di crimini di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, nonché di sostenere pubblicamente idee, concetti o dottrine fasciste, legionarie, razziste o xenofobe avviare o fondare un’organizzazione antisemita, nonché aderire o sostenere tale organizzazione in qualsiasi forma.
Tra le restrizioni imposte a Georgescu c’è il divieto di apparire sui “mass media”, né di creare account sui social media, in poche parole lo hanno messo in un “gulag d’isolamento”.
La Magistratura teleguidata vuole impedire a Georgescu, che ha già dimostrato lo scorso autunno di essere il più apprezzato dal popolo, di potersi candidare. I sondaggi continuano ad essere a lui favorevoli. Călin Georgescu otterrebbe il 38,4%, seguito da Nicușor Dan (indipendente e sindaco di Bucarest) con il 25,4% mentre il candidato comune di tutti i partiti di governo, Crin Antonescu, si fermerebbe al 15,8% e sarebbe fuori dal ballottaggio.
Così, fatto fuori Georgescu, almeno il candidato del potere costituito potrà arrivare al ballottaggio. Ma non finisce qui la vergognosa manfrina messa in scena dai socialisti, liberali e centristi romeni che hanno deciso di promuovere il licenziamento di Toni Greblă, presidente dell’Autorità elettorale permanente, l’istituzione responsabile dell’organizzazione delle elezioni, scelta non banale di garanzia in caso Georgescu riuscisse a candidarsi e/o Antonescu arrivasse al ballottaggio.
Con interventi così deleteri che oggi interessano due stati, Romania e Germania, ma che potrebbero estendersi ad altri Paesi, cosa si cela dietro l’antidemocratica UE?
Non è con l’eliminazione politica o giudiziaria dei partiti e candidati delle destre popolari e patriottiche e finanche dei semplici dissenzienti verso le imposizioni centraliste di Bruxelles che le istituzioni europee possono rifiorire, anzi il modo di procedere degli ultimi mesi in Romania e Germania è un chiaro ritorno ai metodi sovietici e totalitari contro i quali l’Europa stessa è nata.
Questo personaggio e i suoi amici devono finire in galera.