Cosa prevede la nuova legge elettorale della Regione Piemonte
La vittorio di facciata di Alessandra Todde in Sardegna non riesce a sbloccare i rapporti tra il PD e il M5S piemontese per il rinnovo del consiglio regionale. Intanto il calendario avanza ed il tempo utile per depositare le liste si sta accorciando. Mentre il PD non sta uscendo da incertezze e meline, la macchina gloriosa di Alberto Cirio, ufficialmente incoronato dai leader nazionali del centro destra continua a galoppare.
C’è invece chi vorrebbe presentare liste e programmi ed incontra serie difficoltà a causa della nuova legge elettorale della Regione Piemonte approvata l’anno scorso e che entra in vigore per la prima volta con le prossime elezioni.
Si tratta del “Comitato Noi Popolo Unito” che nasce da un’aggregazione di tutti i movimenti, i partiti, i gruppi organizzati, le sigle, i cittadini che da qualche anno, si stanno opponendo ad una politica schizofrenica che prende ordini da strutture sovranazionali (Unione Europea, Nato, OMS, ecc.) e bada esclusivamente a difendere gli interessi della grande finanza”.
Questo Comitato è intenzionato a propone la formazione di una lista civica di scopo con la quale presentarsi alle elezioni regionali piemontesi previste per l’8-9 giugno 2024, intendendo raccogliere intorno ad un unico simbolo elettorale tutte le persone che in questo momento vogliono rifondare lo spirito di comunità, creando una maggior coesione fra cittadini.
La legge regionale 12/2023 della Regione Piemonte, all’articolo 19 disciplina la materia e riduce i termini di presentazione delle liste rispetto alla precedente normativa (180 giorni).
1 “Le liste dei candidati per ogni circoscrizione elettorale sono presentate alla cancelleria del tribunale dalle ore 8.00 del trentesimo giorno alle ore 12.00 del ventinovesimo giorno antecedenti quello della votazione; a tale scopo, per il periodo suddetto, la cancelleria del tribunale rimane aperta, compresi i giorni festivi, dalle ore 8.00 alle ore 20.00.
- Le liste dei candidati, a pena di inammissibilità, sono presentate e sottoscritte, per ogni circoscrizione:
- a)
da almeno 750 e da non più di 1.100 elettori iscritti nelle liste elettorali dei comuni compresi nelle circoscrizioni fino a 100.000 abitanti;
- b)
da almeno 1.000 e da non più di 1.500 elettori iscritti nelle liste elettorali dei comuni compresi nelle circoscrizioni con più di 100.000 abitanti e fino a 500.000 abitanti;
- c)
da almeno 1.750 e da non più di 2.500 elettori iscritti nelle liste elettorali dei comuni compresi nelle circoscrizioni con più di 500.000 abitanti e fino a 1.000.000 abitanti;
- d)
da almeno 2.000 e da non più di 3.000 elettori iscritti nelle liste elettorali dei comuni compresi nelle circoscrizioni con più di 1.000.000 abitanti.
- Dagli adempimenti di cui al comma 2 sono esonerate:
- a)
liste di partiti o gruppi politici che hanno presentato candidature con un proprio contrassegno e che hanno conseguito almeno un seggio in occasione delle ultime elezioni nelle circoscrizioni elettorali ricomprese nel territorio nazionale per il Parlamento europeo o per il Parlamento nazionale o per il Consiglio regionale del Piemonte;
- b)
le liste espressione di forze politiche corrispondenti ai gruppi, escluso il gruppo misto, presenti nel Consiglio regionale del Piemonte e regolarmente costituiti, ai sensi del regolamento interno, alla data di pubblicazione del decreto di indizione delle elezioni;
- c)
le liste dei candidati che hanno ottenuto una dichiarazione di collegamento con gruppi consiliari già presenti in Consiglio regionale alla data di pubblicazione del decreto di indizione delle elezioni, escluso il gruppo misto. La dichiarazione di collegamento è conferita dal Presidente del gruppo consiliare, informata la Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari, per una sola lista e può essere effettuata anche a favore di lista con denominazione diversa da quella del gruppo consiliare di collegamento. Le lettere b) e c) sono tra loro alternative;
- d)
le liste dei candidati che hanno ottenuto una dichiarazione di collegamento con un consigliere assegnato al gruppo misto da almeno due anni alla data di pubblicazione del decreto di indizione delle elezioni. La dichiarazione di collegamento è conferita dal consigliere, informata la Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari, per una sola lista e può essere effettuata anche a favore di lista con denominazione diversa da quella eventualmente assunta dal consigliere nell’ambito del gruppo misto”.
Disciplina articolata che però crea difficoltà alle nuove formazioni prive di collegamenti.
Il Comitato ha inviato una richiesta di chiarimenti all’Ufficio elettorale regionale, ma ha ricevuto conferma sui nuovi termini previsti dalla legge in materia di raccolta delle firme.
“La gravità di quanto precede si commenta da sola”, ci dichiara l’avvocato Alberto Costanzo portavoce del Comitato Noi Popolo Unito. “Non dobbiamo certamente essere noi a ricordare che il vincolo esistente tra l’individuo e lo Stato, espresso dal concetto di cittadinanza, comporta il diritto ed il dovere di ogni cittadino di partecipare alla vita del Paese, e questa partecipazione si
concretezza attraverso il diritto di voto e di candidarsi alle elezioni, sia politiche che ammnistrative, per rivestire cariche pubbliche”.
“Il diritto di voto2, ribadisce l’avvocato Giordano, “lo ricorda espressamente la Corte costituzionale nella sentenza numero 1/2014 — costituisce il principale strumento di manifestazione della sovranità popolare secondo l’articolo 1 della
Costituzione.”.
E infatti non a caso in materia elettorale la giurisprudenza applica il principio del favor partecipationis.
Una norma che invece, strumentalizzando una regola burocratica (cioè la fissazione del termine iniziale per la raccolta delle firme), di fatto ostacoli tale partecipazione popolare fino a renderla impossibile, non appare soltanto illegittima e contraria al dettato costituzionale, ma anche eversiva degli stessi
principi fondamentali della convivenza democratica.
Abbiamo chiesto, con spirito collaborativo, al Presidente Cirio di incontrarci per discuterne insieme e, se possibile, cercare una soluzione, ma non abbiamo ricevuto risposta.
Ci vediamo dunque costretti”, conclude Giordano, “a denunciare ai media questo attentato alla democrazia e alla Costituzione, che naturalmente non esiteremo a portare anche all’attenzione della Magistratura”.
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