Attraversiamo uno dei momenti più delicati dell’anno, perchè il governo sta delineando le linee della politica economica e delle priorità d‘intervento per il 2025, con il macigno del debito pubblico da mai dimenticare.
La demagogia degli alleati che vorrebbero privilegiare gli interventi clientelari e di basso profilo ha già avanzato richieste.
Giorgia Meloni ha preso posizione senza troppi giri di parole: “La stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus -avverte- è finita e non tornerà fin quando ci saremo noi al governo”. Per poi puntualizzare “tutte le risorse disponibili devono continuare a essere concentrate nel sostegno alle imprese che assumono e che creano posti di lavoro e per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori”.
Per Meloni “l’Italia sta crescendo più di altre Nazioni europee, nonostante il rallentamento dell’economia mondiale e la delicata situazione internazionale”. “I dati macroeconomici – dal Pil all’occupazione, dall’export agli investimenti – sono positivi e rappresentano un segnale di grande fiducia”. Linea tracciata, senza lasciare spazio a sbavature.
Purtroppo, proprio in questo frangente, don Gennaro Sangiuliano, il suo ministro “guaglione” della Cultura le sta combinando altri guai ben maggiori delle sconcertanti e frequenti gaffes di cui si è già reso protagonista nel tempo decorso.
Il premer, nel pieno del caso Sangiuliano-Boccia , non si lascia distrarre e ha parlato durante l’esecutivo di Fratelli d’Italia esortando i colleghi di partito a «non commettere errori o passi falsi». «Noi qui stiamo facendo la storia», ha detto la Meloni, «e questo non prevede né pause né soste. È il lavoro, lo spirito di sacrificio, la determinazione che ci hanno portato al governo della Nazione e che ci consentiranno di continuare a difendere gli interessi del nostro popolo. Nient’altro. Gli italiani credono in noi più di quanto a volte sembriamo crederci noi»
Evidente il riferimento all’affaire Boccia, su cui l’imprenditrice campana e il ministro della Cultura continuano a fare uscite discordanti. Se la prima ha sostenuto di non aver mai pagato nulla per i viaggi e gli spostamenti fatti insieme a Sangiuliano, un’agenzia di stampa, ha potuto visionare dei documenti che sembrano dimostrare il contrario. Ovvero che le spese sono state sostenute non dal governo, ma dal ministro (con la sua carta di credito personale), dagli enti organizzatori, e in un’occasione, direttamente da un sindaco.
E qui Sangiuliano si toglie un sassolino dalla scarpa, citando il comportamento di due suoi predecessori al ministero, ossia di Salvini e Fraceschini che si potavano le rispettive amichette al seguito e pagavano di tasca propria.
E’ inutile scendere nei dettagli e nelle dichiarazioni che la “pompeiana” alla corte di Sangiuliano, lancia sui social.
Giorgia Meloni a prescindere da queste miserie e altre figuracce che si coniugano alla mediocrità di altri ministri, tira avanti ed è apprezzata dagli Italiani. Non c’è campo largo che tenga ad ogni rilievo, lei emerge e non indietreggia nelle classifiche.
Ciò significa che nel putridume della politica gli Italiani e non solo, individuano in lei il leader politico che potrebbe tenere a galla la barca Italia.
Poichè anche Forza Italia e la Lega hanno qualche ministro di serie B, tanto varrebbe che ognuno redigesse la lista dei mediocri o di coloro che tengono comportamenti disdicevoli e contradditori e con un rimpasto veloce si mandassero a casa le bocce perse. Lo fece Giovanni Spadolini con il suo secondo governo, quando mandò casa le comari Beniamino Andreatta e Rino Formica due ministri economici che litigavano continuamente creando difficoltà all’azione dl governo. Purtroppo, causa litigi tra DC e socialisti, poco dopo cadde il governo e lui ci rimise.
Dimostrando la prontezza del Governo con il sostengo degli alleati con tale mossa potrebbe dimostrare che prevale l’Italia del fare e della dignità.
Per tornare alle miserie dell’affaire Boccia, non dobbiamo scandalizzarci più di tanto. I tempi sono formalmente cambiati, perché si è più spavaldi e ci sono altri protagonisti che si distraggono in altro modo.
Quando all’inizio degli anni settanta Emilio Colombo era presidente del consiglio, trascorreva molti weekend a Tunisi. Circolavano sotto voce, allusioni sui suoi “particolari incontri. In una cantina di Trastevere a Roma un chansonnier un po’ spavaldo, a fine serata cantava la canzone “Emilio bianco giglio”. I presenti ridevano ma poi calava la censura. Girava anche voce che un ministro in carica frequentasse il bagno turco di un noto albergo di Roma, amorevolmente assistito da un giovanotto, ma guai a pronunciare il nome, che però circolava tra gli addetti ai lavori.
Quando poi la penna tagliente di Gianna Preda su “Il Borghese” avanzò supposizioni un po’ spinte sulle tendenze sessuali di Fiorentino Sullo, il suo vescovo lo obbligò a sposarsi. Ma fermiamoci qui.
D’altronde allora la pederastia era considerata un vulnus. Ai piani alti della Dc, quando si voleva affossare un emergente, si facevano girare voci circostanziate sul suo conto. Oggi la motivazione sarebbe difesa e osannata.
Poi sono spuntate le influencer invadenti, o chiamatele come vi pare, che difendono il loro spazio, senza badare ad altro. O tempora!
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