Putin aggiorna la dottrina nucleare
Un opuscolo appena distribuito in Svezia in 5 milioni di copie e in Norvegia in oltre 2 milioni di copie è scaricabile anche in ucraino, in polacco, in inglese, in arabo e in altre lingue, ma non in italiano: “Om krisen eller kriget kommer – Se arriva la crisi o la guerra”: questo è il titolo. Informa su come comportarsi in caso di emergenze o di guerra.
Un volantino simile era stato distribuito già ai tempi della Seconda guerra mondiale e poi anche ai tempi della Guerra fredda. In questo ultimo, si aggiornano gli avvisi che dovrebbero servire per gestire una “crisi” o una “guerra”, ma è chiaro che, senza allarmare, l’invito è quello di prepararsi anche al peggio, che nessuno vuole ma che serpeggia e preoccupa e che pare sempre più possibile e prossimo. “Abbiamo imparato molto dalla guerra in Ucraina”, ha detto infatti la direttrice della Protezione civile svedese Charlotte Petri Gornitz, la quale ha aggiunto che, siccome nella guerra moderna è la popolazione civile a essere presa di mira, è importante farsi trovare pronti.
Biden ha concesso all’Ucraina missili a lungo raggio, che potrebbero cambiare le sorti del conflitto: gli “atacms” possono infatti colpire obbiettivi strategici russi fino a 300 chilometri oltre il confine territoriale violato dai Russi e difeso dagli Ucraini e Zelensky ne avrebbe subito sparati 6 nella notte del 19 novembre scorso. In una dichiarazione pubblicata su Telegram il Ministero della Difesa russo avrebbe affermato che 5 sono stati intercettati e abbattuti mentre il sesto, danneggiato, non avrebbe provocato morti ma solo un incendio, subito spento, in una struttura militare non precisata.
Putin aveva appena aggiornato la “dottrina nucleare” russa con un decreto che gli consente di usare armi atomiche come “estrema risorsa per proteggere la sovranità del Paese”.
Lasciamo agli analisti il giudizio sull’operato di Biden per la sua forse avventata concessione e per l’ulteriore rilascio all’Ucraina di mine antiuomo, arma letale vietata sin dal 1997 da un trattato internazionale firmato da oltre 160 Paesi del mondo, comprese l’Ucraina, ma non dagli Stati Uniti d’America, né dalla Russia. Per tanti, questi comportamenti sono infatti un grosso sgarbo nei confronti di Trump, il quale non pare sia stato consultato, quantunque, per democratica volontà del popolo Usa, stia per succedergli alla guida di quella potenza mondiale, particolarmente compromessa nei rapporti istituzionali con l’Europa.
Il prof. Dmitry Suslov, vicedirettore del Center for Comprehensive European and International Studies presso la Higher School of Economics dell’Università di Mosca, uno dei consiglieri più apprezzati dal Cremlino, avrebbe dichiarato che “questo segna l’inizio della Terza guerra mondiale, che diverrà nucleare se l’escalation non sarà controllata”; segnerebbero, quindi, “l’ingresso diretto degli Stati Uniti e dell’Occidente nella guerra contro la Russia… e imporrebbero alcune misure che causerebbero danni diretti e immediati ai paesi occidentali e agli Stati Uniti fino agli attacchi missilistici diretti della Russia alle loro strutture militari, che certamente non coinvolgeranno testate nucleari”.
Questa ultima precisazione è in qualche modo tranquillizzante, ma a Kyiv, tanto l’Italia, quanto l’America e alcuni altri Paesi, per tema di un massico attacco russo hanno immediatamente chiuso le loro ambasciate. Gli analisti più accreditati sostengono però che la Russia, almeno fino al 20 gennaio prossimo, data dell’ufficiale insediamento di Trump nello studio ovale della Casa Bianca, intenda solo rafforzare, con certe dichiarazioni dal tono minaccioso, le misure di deterrenza, che hanno fino ad ora contenuto e che continueranno così a contenere la escalation degli avvenimenti bellici.
Anche i suggerimenti dell’opuscolo governativo svedese, che non sono comunque da prendere alla leggera, possono in qualche modo contribuire alla deterrenza, il cui fine ultimo è il mantenimento dello “status quo”, che non è pace ma pare le somigli e, per sfinimento delle parti interessate, potrebbe essere mezzo per arrivarci.
Si vales, vàleo.