Un segnale allarmante per le democrazie liberali
La Corea del Sud, spesso celebrata come uno dei baluardi della democrazia in Asia, è precipitata in una crisi politica senza precedenti. Il presidente Yoon Suk-yeol, già al centro di accuse di abuso di potere, è stato formalmente inserito nella lista dei sospettati per insurrezione e abuso di potere, dopo aver proclamato e successivamente ritirato una controversa legge marziale. Questo episodio, che ha scatenato accuse di colpo di stato e richieste di impeachment, getta un’ombra inquietante sulla stabilità delle democrazie liberali in tutto il mondo, già messe alla prova da un clima geopolitico sempre più teso.
Un presidente sotto accusa e un parlamento in rivolta
Il 14 dicembre il partito Democratico, principale forza di opposizione, tenterà nuovamente di mettere sotto accusa il presidente Yoon, dopo che una prima mozione di impeachment è stata respinta grazie al boicottaggio del voto da parte del People Power Party, il partito al governo. Il leader dell’opposizione, Lee Jae-myung, ha definito Yoon il “principale colpevole dell’insurrezione” e del “colpo di stato militare” che avrebbe distrutto l’ordine costituzionale del paese.
La dichiarazione della legge marziale da parte di Yoon martedì sera, durata appena sei ore prima di essere bocciata dal parlamento, ha sollevato preoccupazioni non solo in Corea del Sud, ma anche tra gli osservatori internazionali. L’alta procura di Seul ha avviato un’indagine formale contro il presidente, ma l’assenza di dettagli specifici sui piani investigativi lascia il paese in un limbo politico e istituzionale.
Una deriva autoritaria preoccupante
L’accordo raggiunto tra Yoon e il premier Han Duck-soo per gestire congiuntamente gli affari di stato è stato definito dall’opposizione come un ulteriore passo verso la distruzione dell’ordine costituzionale. Il leader del People Power Party, Han Dong-hoon, ha suggerito che Yoon potrebbe dimettersi prima della scadenza del suo mandato, prevista per il 2027, ma in modo “ordinato”. Per l’opposizione, questa manovra è solo un’ulteriore prova del collasso delle istituzioni democratiche del paese.
La crisi coreana non è un caso isolato. Questo episodio si inserisce in un contesto globale in cui numerose democrazie filo-occidentali mostrano segni di fragilità. Israele, ad esempio, è teatro di crescenti tensioni interne legate alla riforma giudiziaria proposta dal governo di Benjamin Netanyahu, una misura che molti critici ritengono possa compromettere l’indipendenza del potere giudiziario.
Le democrazie liberali tra fragilità e sfide geopolitiche
La Corea del Sud e Israele rappresentano esempi di come le democrazie liberali appaiano deboli e impreparate di fronte a crisi interne e minacce esterne. Il clima geopolitico, dominato dalla rivalità tra Stati Uniti e Cina, dal conflitto in Ucraina e dalle tensioni in Medio Oriente, sta mettendo alla prova la capacità di questi stati di mantenere il loro equilibrio democratico.
In Corea del Sud, la proclamazione della legge marziale, seppur temporanea, rappresenta un grave precedente. Questo tipo di misure autoritarie, giustificate dalla necessità di mantenere l’ordine in periodi di instabilità, rischiano di erodere progressivamente le fondamenta democratiche. La storia ha dimostrato che il ricorso alla forza e alla centralizzazione del potere in nome della sicurezza spesso conduce a un pericoloso autoritarismo.
Quale futuro per la democrazia?
La crisi in Corea del Sud solleva interrogativi urgenti sul futuro delle democrazie liberali, soprattutto in un momento in cui il mondo si avvicina a potenziali conflitti di vasta portata. La fragilità mostrata da stati come la Corea del Sud e Israele è un campanello d’allarme per i paesi occidentali, che devono affrontare il rischio di derive autoritarie interne mentre cercano di contrastare minacce esterne.
Per evitare un collasso del sistema democratico, è fondamentale che la comunità internazionale e le forze politiche interne promuovano una cultura di responsabilità e trasparenza. La Corea del Sud, con la sua lunga tradizione di lotta per la democrazia, ha l’opportunità di invertire questa pericolosa tendenza. Tuttavia, il tempo stringe, e ogni passo falso potrebbe portare a conseguenze irreversibili.
La crisi di oggi in Corea del Sud non è solo una questione nazionale: è uno specchio delle sfide globali che attendono le democrazie nel XXI secolo.
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