L’Attacco alle Basi Italiane dell’ONU in Libano
Introduzione
La recente tensione tra Israele e Italia, esplosa a seguito dell’attacco israeliano alle basi italiane delle Nazioni Unite in Libano, ha messo in luce una netta differenza tra le politiche di difesa dei due Paesi. Da un lato, Israele segue una linea coerente con la sua strategia di realpolitik, volta alla protezione del proprio territorio e alla salvaguardia dei propri interessi nazionali. Dall’altro, l’Italia appare spesso coinvolta in conflitti non direttamente legati alla sua sicurezza, costretta a partecipare a operazioni su mandato di sovrastrutture internazionali o per assecondare alleanze che non sempre rispecchiano gli interessi italiani.
L’Attacco alle Basi Italiane dell’ONU in Libano
Il recente attacco dell’IDF (Forze di Difesa Israeliane) alle basi italiane dell’ONU a Naqoura, in Libano, ha rappresentato un evento senza precedenti nelle relazioni tra i due Paesi. Le forze israeliane hanno distrutto telecamere e sistemi di videosorveglianza delle postazioni italiane, suscitando una reazione dura da parte del governo italiano. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, affiancato dal comandante delle Forze Armate Francesco Figliuolo, ha risposto con toni molto accesi, accusando Israele di aver compiuto un atto ingiustificabile, definito come un “crimine di guerra”.
La rabbia del governo italiano deriva non solo dall’attacco in sé, ma dal fatto che Israele, nonostante le richieste di chiarimento, non abbia ancora fornito spiegazioni soddisfacenti. Questo episodio mette in luce la complessità dei rapporti diplomatici tra gli Stati, ma soprattutto evidenzia una differenza fondamentale nell’approccio strategico di difesa dei due Paesi.
La politica realista di Israele
Israele, fin dalla sua fondazione, ha basato la sua politica di difesa su principi di realpolitik. Le azioni militari e diplomatiche del Paese sono orientate in modo chiaro alla tutela del proprio territorio e alla protezione dei suoi cittadini. Confinante con Paesi e gruppi ostili, e spesso esposto a minacce dirette, Israele ha costruito una strategia che non tollera compromessi quando si tratta della propria sicurezza nazionale.
In quest’ottica, le operazioni militari israeliane, anche quando risultano controverse, rispondono ad una logica di autodifesa e prevenzione. L’interesse primario di Israele è garantire la propria sopravvivenza in un contesto geopolitico instabile e ostile, dove le sue decisioni militari sono guidate da una linea di protezione continua. Nonostante le critiche internazionali, Israele rimane fedele ad un modello di politica che si basa sul controllo totale delle minacce esterne e sulla difesa dei propri confini, anche a costo di atti considerati da altri Stati come eccessivi o sproporzionati.
L’Italia e la perdita di una politica nazionale di difesa
Contrariamente a Israele, l’Italia sembra essere prigioniera di un approccio alla politica estera e di difesa che si allontana dai suoi diretti interessi nazionali. Spesso impegnata in missioni internazionali sotto l’egida dell’ONU o della NATO, l’Italia partecipa a operazioni militari che non rispecchiano sempre un’esigenza di difesa nazionale, ma rispondono ad obblighi derivanti da accordi internazionali e alleanze strategiche. Questo approccio ha portato il Paese ad una posizione di vulnerabilità politica, in cui non agisce più come un soggetto sovrano che tutela i propri confini, ma piuttosto come un attore che si piega alle esigenze di sovrastrutture esterne.
L’attacco israeliano alle basi italiane dell’ONU in Libano ne è un chiaro esempio: i militari italiani operano in un contesto internazionale per garantire la sicurezza in una regione che, sebbene cruciale a livello geopolitico, non rappresenta un’immediata minaccia per l’Italia. In questo quadro, l’Italia è coinvolta in operazioni che appaiono più rispondere alle esigenze di altre potenze o istituzioni sovranazionali, piuttosto che alla tutela diretta del proprio territorio e della sicurezza dei propri cittadini.
Il Delirio Post-Storico: Guerra senza interessi nazionali
L’Italia, da tempo, sembra aver perso una chiara visione della propria strategia di difesa nazionale, trovandosi invischiata in quello che può essere definito un delirio post-storico. In questo contesto, il Paese è spesso costretto a partecipare a guerre e operazioni che non rispondono ad un’esigenza di sopravvivenza o difesa, ma che vengono intraprese per adempiere ad obblighi internazionali o per tutelare interessi di potenze straniere.
Questa situazione fa emergere un grave squilibrio tra ciò che l’Italia è costretta a fare in termini di politica estera e militare, e ciò che realmente servirebbe al Paese per garantire la propria sicurezza. La partecipazione a missioni all’estero in zone di conflitto, come quella in Libano, spesso non trova una giustificazione chiara in termini di sicurezza nazionale, ma risponde a esigenze imposte da organizzazioni sovranazionali come l’ONU o la NATO. Il risultato è che l’Italia si trova coinvolta in situazioni che non solo non giovano ai suoi interessi diretti, ma che rischiano di esporla a gravi conseguenze, come dimostrato dall’attacco israeliano.
Conclusione: Due strategie divergenti
Il confronto tra la politica di difesa di Israele e quella dell’Italia evidenzia due visioni diametralmente opposte. Israele mantiene una linea coerente con i propri obiettivi di sicurezza nazionale, agendo in modo deciso e talvolta muscolare, ma sempre con la chiara finalità di proteggere il proprio territorio e i propri cittadini. L’Italia, al contrario, appare spesso costretta a impegnarsi in conflitti che non rispondono alle sue necessità di difesa, ma che sono frutto di obblighi verso organizzazioni internazionali o alleanze esterne.
In un momento storico in cui la sicurezza nazionale dovrebbe essere il primo pensiero per ogni Paese, l’Italia rischia di perdere la capacità di agire come attore sovrano e indipendente. La rabbia espressa dal governo italiano in risposta all’attacco israeliano evidenzia una frustrazione più ampia, quella di un Paese che, impegnato a servire interessi esterni, vede la propria sicurezza e la propria indipendenza messe in secondo piano.
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