
Un colpo mortale alle capacità militari di Damasco
In una campagna di bombardamenti senza precedenti, Israele ha praticamente azzerato le capacità militari dell’esercito siriano. In appena 48 ore, con oltre 350 attacchi mirati, l’esercito israeliano ha distrutto depositi di armi, hangar di velivoli da guerra, fabbriche di armamenti, sistemi radar e magazzini missilistici. L’operazione è stata definita dal primo ministro Benjamin Netanyahu una misura necessaria per garantire la sicurezza israeliana e impedire che le risorse militari siriane cadano nelle mani di gruppi jihadisti, ora protagonisti della nuova fase politica siriana.
Un esercito smantellato
La portata degli attacchi israeliani è impressionante. A Latakia, città portuale strategica, una quindicina di navi della marina siriana sono state distrutte, lasciando il paese privo di una flotta operativa. Hangar contenenti caccia ed elicotteri sono stati ridotti in macerie, così come il centro di ricerca scientifica di Barzah, sospettato in passato di essere coinvolto nello sviluppo di armi chimiche.
«Non abbiamo intenzione di interferire con gli affari interni della Siria, ma vogliamo fare tutto il possibile per garantire la nostra sicurezza», ha dichiarato Netanyahu, giustificando un’azione che ha di fatto disarmato il paese.
Nella situazione vigente le testimonianze dalla capitale siriana, Damasco, rivelano un clima di paura e di insicurezza.
Oltre i confini: Israele occupa il Golan e avanza in Siria
Israele non si è limitato ai bombardamenti. Nel fine settimana, l’esercito ha occupato buona parte della “zona cuscinetto” che separa il confine israeliano da quello siriano nelle alture del Golan. Sebbene il governo israeliano abbia descritto l’occupazione come temporanea, numerose testimonianze indicano che le truppe hanno superato la zona cuscinetto, entrando nel territorio siriano vero e proprio.
«Non stiamo avanzando verso Damasco», ha dichiarato Nadav Shoshani, portavoce dell’esercito israeliano, sostenendo che le incursioni oltre il confine siano dovute a esigenze operative. Tuttavia, questa mossa ha sollevato interrogativi sul rispetto del diritto internazionale e sulla possibile escalation militare nella regione.
Una strategia di lungo termine?
Secondo Yossi Kuperwasser, ex ufficiale israeliano e analista strategico, questi attacchi rappresentano un’opportunità unica per Israele di indebolire un potenziale nemico nel caos della transizione siriana. «Se q attacchi fossero avvenuti mentre Assad era al potere, sarebbero stati considerati un atto di guerra», ha osservato. Con il regime collassato e la Siria frammentata, Israele sta cercando di massimizzare i vantaggi strategici.
Il disarmo della Siria è una mossa che ridisegna gli equilibri di potere nel Medio Oriente. Con le sue capacità militari praticamente azzerate, il futuro governo siriano, qualunque esso sia, avrà un controllo limitato sul proprio territorio e sarà privo di mezzi per rispondere a eventuali minacce esterne.
Una regione sempre più instabile
Questa escalation sottolinea una verità amara: il Medio Oriente è ancora lontano dalla stabilità. Mentre la Siria si avvia verso un futuro incerto, l’azione israeliana potrebbe avere ripercussioni durature sulla sicurezza regionale. La debolezza militare siriana lascia un vuoto che gruppi jihadisti o altre potenze regionali potrebbero essere pronti a colmare.
Israele, dal canto suo, sembra determinato a proteggere i propri interessi strategici, anche a costo di violare le convenzioni internazionali e di aumentare la tensione con i suoi vicini.Chiaramente gli ultimi avvenimenti in Siria vedono il venir meno di un alleato fondamentale per la Russia e l’Iran, a netto vantaggio di Tel Aviv.
La comunità internazionale, intanto, osserva in silenzio, incapace di rispondere in modo coordinato ad una crisi che continua ad evolversi rapidamente.
La distruzione delle forze armate siriane segna una svolta fondamentale nella storia recente della regione, ma il prezzo di questa operazione potrebbe rivelarsi molto alto per tutti gli attori coinvolti.
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