
Dietro questi movimenti si cela un’aspirazione più profonda
Negli ultimi mesi, il panorama geopolitico europeo ha visto un crescente protagonismo di Francia e Regno Unito nella crisi ucraina. L’appello del presidente francese Emmanuel Macron a Giorgia Meloni, affinché l’Italia si unisca a Parigi e Berlino nel fornire “garanzie di sicurezza solide” a Kiev, e il massiccio supporto economico e militare promesso da Londra, segnano un’evidente svolta nella strategia internazionale delle due potenze europee.
Ma dietro questi movimenti si cela un’aspirazione più profonda: la volontà di Parigi e Londra di ridiscutere il proprio ruolo internazionale, cercando di riempire il vuoto lasciato dagli Stati Uniti e riaffermare una supremazia geopolitica ormai sfumata. Tuttavia, questo attivismo non si sviluppa nel vuoto: si inserisce nel più ampio quadro del progressivo ritiro strategico degli Stati Uniti dall’Europa sotto la presidenza di Donald Trump. Un ritiro che ha il sapore di una decisione imperiale: Washington si sta disimpegnando dalle sue vecchie province europee per concentrare le proprie forze su un nuovo, decisivo fronte geopolitico: l’Indo-Pacifico.
Francia e Regno Unito: Un’Europa in chiave interventista
Il summit di Londra sull’Ucraina e l’intervista di Macron a Il Foglio mostrano chiaramente che l’asse Parigi-Londra è intenzionato a intensificare il proprio interventismo militare e diplomatico. La Francia, da tempo promotrice di un’Europa geopoliticamente autonoma dagli Stati Uniti, si presenta come una guida politica e militare del continente. Macron ha esplicitato il desiderio di un’“Italia forte” che si affianchi a Francia e Germania nel fronte occidentale contro la Russia, con un chiaro richiamo al governo di Mario Draghi, più allineato alla politica atlantista ed europeista.
Dall’altra parte della Manica, il Regno Unito post-Brexit sta cercando di ridefinire il proprio ruolo internazionale, distanziandosi dal tradizionale allineamento con Washington e cercando di porsi come principale sostenitore militare di Kiev. L’ultimo finanziamento di 2,6 miliardi di sterline a favore dell’Ucraina ne è la dimostrazione: Londra non vuole più essere un semplice comprimario, ma una potenza capace di influenzare direttamente il destino dell’Europa orientale.
Dietro questa spinta interventista si cela, però, una verità geopolitica ineludibile: Francia e Regno Unito non stanno solo sostenendo Kiev, ma stanno cercando di riempire il vuoto lasciato dal progressivo disimpegno americano.
L’America di Trump: Un Impero d’Occidente in ritirata
La crescente autonomia bellica ed economica dell’asse franco-britannico si spiega con la mutata strategia degli Stati Uniti. Se con l’amministrazione Biden Washington ha continuato a mantenere il ruolo di baluardo occidentale contro la Russia, il ritorno di Donald Trump in scena ha spostato il baricentro della politica estera americana.
Trump rappresenta una visione dell’America meno interessata a difendere le province dell’antico “Impero occidentale” e più focalizzata su una ritirata strategica. La sua retorica isolazionista e il rifiuto di un coinvolgimento a lungo termine in Ucraina rispecchiano una dottrina che vede l’Europa non più come il centro degli interessi strategici americani, ma come un’area secondaria rispetto al vero teatro di scontro globale: il Pacifico.
Gli Stati Uniti, pur mantenendo un impegno formale nella NATO, hanno chiaramente avviato un processo di riposizionamento delle proprie forze verso l’Indo-Pacifico, dove si sta giocando la partita più cruciale del XXI secolo: la sfida con la Cina.
Questo spostamento è reso evidente dalla crescita esponenziale della presenza navale americana nella regione, dagli accordi strategici con Australia e Giappone e dall’accento sempre maggiore posto sulla difesa di Taiwan.
Come l’antico Impero Romano d’Occidente, che nei suoi ultimi secoli dovette progressivamente abbandonare le province europee per difendersi dalle minacce in Italia e nel Mediterraneo, gli Stati Uniti stanno operando una scelta strategica simile. Lasciare progressivamente l’Europa al proprio destino, incoraggiando gli alleati europei ad assumere un ruolo più attivo nella propria difesa, per concentrare tutte le risorse nella lotta contro la Cina.
L’Italia e la mediazione: Un approccio differente
Diversamente dalla postura bellicista di Francia e Regno Unito, l’Italia sta adottando una strategia più prudente e diplomatica. Pur mantenendo il sostegno a Kiev, il governo di Giorgia Meloni sembra voler assumere un ruolo di cerniera tra le diverse anime dell’Occidente. Roma è consapevole delle divisioni sempre più evidenti tra l’asse USA conservatore e sovranista di Trump e quello europeista-interventista guidato da Francia e Regno Unito. Mentre Parigi e Londra vedono nella guerra in Ucraina un’opportunità per rafforzare la propria influenza internazionale, l’Italia punta a preservare un fragile equilibrio, evitando di farsi trascinare in un’escalation dagli esiti imprevedibili.
In questo scenario, il ruolo italiano potrebbe diventare cruciale: un ponte tra l’America trumpiana e l’Europa franco-britannica, con l’obiettivo di evitare una rottura definitiva nell’alleanza occidentale.
Il Ritorno alle ambizioni imperiali
Dietro l’attivismo militare e diplomatico di Parigi e Londra si può intravedere una certa nostalgia dei fasti imperiali. La Francia, storicamente incline a un protagonismo autonomo sulla scena mondiale, sta cercando di riaffermare il suo ruolo di potenza guida in Europa, sfidando la leadership americana. Il Regno Unito, dal canto suo, sembra voler rivendicare la scelta della Brexit con un rilancio della propria proiezione internazionale.
Questa dinamica ricorda i giochi di potere dell’Europa ottocentesca, con le grandi potenze in competizione per l’egemonia. Tuttavia, il contesto odierno è molto diverso: la leadership economica e militare globale resta saldamente nelle mani degli Stati Uniti e della Cina, e un’Europa divisa tra interventismo e prudenza rischia di trovarsi ancora più indebolita e inerme.
Conclusioni: L’Europa tra Guerra e Diplomazia
Il conflitto ucraino sta ridefinendo il ruolo delle potenze europee sulla scena mondiale. Francia e Regno Unito sembrano voler approfittare della situazione per riaffermare il proprio status geopolitico, assumendo posizioni sempre più aggressive e ambiziose. L’Italia, invece, cerca di muoversi con maggiore cautela, evitando di farsi trascinare in una logica di scontro totale.
Tuttavia, il vero elemento di rottura è rappresentato dagli Stati Uniti. Da quando Trump è tornato alla Casa Bianca stiamo assistendo ad un ulteriore disimpegno americano dall’Europa, lasciando Francia e Regno Unito a gestire in autonomia la crisi ucraina. Questo potrebbe portare a un’Europa più militarizzata, ma anche più vulnerabile. Privati di un Impero egemone vi sono solo tanti Regni romano-barbarici.
Nel frattempo, il grande gioco della geopolitica si sposta sempre più verso l’Indo-Pacifico. L’America, come un nuovo Impero Romano d’Occidente in declino, sta progressivamente ritirandosi dalle sue vecchie province per concentrare le proprie risorse nel confronto con il vero sfidante del XXI secolo: la Cina. L’Europa, senza più il sostegno incondizionato di Washington, dovrà decidere se unirsi al nuovo bellicismo franco-britannico o cercare una propria strada, più autonoma e meno incline alla guerra.