L’Opinione: a cura di Luigi Cabrino
Il voto francese per il rinnovo del parlamento di domenica 7 luglio è innanzitutto la realizzazione di un grande atto di fiducia nella democrazia e nel popolo.
Alla chiusura dei seggi per le elezioni europee domenica 9 giugno è stato chiaro che la sensibilità del popolo non era più quella rappresentata all’assemblea nazionale ed il presidente Macron ha sciolto il parlamento indicendo elezioni tre settimane dopo (30 giugno) con ballottaggi la settimana successiva. Il tutto in meno di un mese con una partecipazione al voto altissima.
Indipendentemente da come la si possa pensare sui contendenti dobbiamo ammettere che questo in Italia non sarebbe nemmeno immaginabile.
Il primo turno ha visto la prevalenza del RN guidato da Marine le Pen mentre per i ballottaggi di domenica 7 tutti i partiti alternativi a RN hanno stretto accordi elettorali e di desistenza nei collegi uninominali maggioritari per fermare l’avanzata lepenista; il risultato è stato che RN da primo partito si è ritrovato ad essere terzo dopo il raggruppamento delle sinistre guidato da Melenchon e la coalizione centrista liberale del presidente Macron.
Si parla ovviamente di “ammucchiata” per fermare Le Pen e Bardella ( che sarebbe stato primo ministro in caso di vittoria), ma va riconosciuto che questa operazione è stata accettata e votata da una grande maggioranza di francesi che non l’hanno rigettata indignandosi votando Le Pen o disertando le urne; su questo fatto occorre ragionare seriamente prima di parlare di ammucchiata senza senso, perché l’operazione politica è riuscita.
RN perde ai ballottaggi, esattamente come alle presidenziali in cui ha candidato Marine Le Pen ma anche, e questo dovrebbe fare riflettere, come alle presidenziali del 2002 quando il padre e fondatore del Front National Jean Marie Le Pen perse ai ballottaggi contro Chirac.
Il dato non è da poco perché il RN di oggi a guida Marine Le Pen sarebbe una versione aggiornata, moderna e distante da certi toni del vecchio FN; per arrivare a questo Marine Le Pen non si è fatta scrupoli ad espellere il padre fondatore, eliminandolo quasi del tutto dalla scena politica , l’abilissima nipote Marion, che poteva farle ombra, e molti altri dirigenti del FN.
Tutto per ottenere lo stesso identico risultato conseguito dal padre 22 anni fa; rifarsi il trucco ( o forse è meglio dire tradire le proprie origini) non paga. Elezioni perse dal RN, vinte senza maggioranza assoluta da Melenchon, né vinte né perse da Macron che tutto sommato tiene; si pensava che l’azzardo di sciogliere il parlamento penalizzasse molto di più il suo partito.
Ma ci sono due vincitori certi. Il primo è il popolo francese che si è recato in massa alle urne due volte in sette giorni in piena estate.
Il secondo è il popolo che si oppone alla guerra e all’obbedienza incondizionata agli ordini USA – NATO di appoggio militare all’Ucraina.
Si, perché su questo argomento le posizioni della destra lepenista e della sinistra guidata da Melenchon sono molto simili, Marine Le Pen pochi giorni prima del voto aveva detto che non avrebbe permesso all’Ucraina di usare armi francesi contro la Russia, mentre Melenchon è notoriamente su posizioni contrarie alla guerra in Ucraina.
Un monito forte al presidente Macron che, dopo i primi mesi di guerra russo – ucraina in cui era stato il più attivo tra i leader occidentali a mantenere canali aperti con Putin per negoziare la fine della guerra, si è poi velocemente trasformato in un sostenitore acritico dei diktat USA, cosa molto strana in un paese che pur non avendo mai rinnegato la propria appartenenza al blocco occidentale ha sempre mantenuto una certa indipendenza nei confronti degli alleati NATO.
Le uscite del presidente francese degli ultimi mesi in cui prima ha autorizzato l’utilizzo delle armi fornite agli ucraini a scopi offensivi e non solo difensivi e poi aperto alla possibilità di invio di militari francesi e dei paesi NATO a combattere in Ucraina non hanno certo aiutato.
Forse i francesi, che non sono sprovveduti, hanno fatto alcune semplici considerazioni, ad esempio sul fatto che è meglio la pace della guerra e che questo atteggiamento del loro presidente avrebbe potuto portare i vertici della Federazione Russa a ricambiare con la stessa moneta.
Resta il fatto che, adesso, una maggioranza netta al parlamento francese non c’è e la formazione di un governo che possa godere su numeri stabili è tutta in salita.
Luigi Cabrino
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