Più parole che fatti
I mali endemici della nostra politica sono che le parti, anziché confrontarsi sui provvedimenti si confrontano sui comportamenti e sulle parole usate dagli attori politici.
L’opposizione di sinistra con l’aiuto della stampa di parte, tende a rendere deleterie o addirittura pericolose le affermazioni e i comportamenti dei singoli, spesso analizzando più i termini che i provvedimenti, per non parlare poi dell’analisi del passato, affermazioni comprese.
Tralascio per il momento certe indagini derivate dalla ricerca del reato piuttosto che del reato in sé, ho scritto tralascio, perché è in corso un’indagine i cui risvolti non sono ancora stati chiariti, anche se il metodo non è certo nuovo.
La sinistra, erede del comunismo del quale usa ancora antiche metodologie, ossia quella di occupare gangli vitali della nazione, come scuola, cultura, associazionismo, compreso quello giovanile, unica a coltivare pedine che muovono gli studenti che seguono il leader di turno spesso senza neanche conoscere il perché.
Sarebbe interessante analizzare i metodi usati per realizzare queste conquiste per formare opinione, forse lo farò in un’indagine più dettagliata, per il momento proseguo ad esaminare le distorsioni degli schieramenti.
Dall’opposizione ci si aspetterebbe una critica ai provvedimenti e delle proposte alternative o di compendio, ma queste rappresentano una minima parte, demandando al pettegolezzo e alla critica del lessico la percentuale maggiore degli interventi.
Parliamo del governo e quindi del centro destra che spesso sembra più attento ai provvedimenti utili alle categorie che si presume lo votino, che ad una chiara visione d’insieme che prescinda dalle categorie, un partito in particolare sembra essere sensibile a questa anomalia ed è la Lega, nella persona del suo segretario, che spesso dichiara intenzioni non ancora concordate con la coalizione o addirittura in contrasto con esse con la presunzione di attirare consensi, dando l’impressione d’essere in continua campagna elettorale.
Esaminiamo Palazzo Chigi, la presidente Meloni sembra sempre molto, troppo attenta ad accreditarsi in campo internazionale, il che non è male per l’Italia, ma che non deve apparire pedissequa ad organismi come Nato e Ue che a volte vanno criticati perché non sempre impeccabili, con l’Ue una sana critica costruttiva è assolutamente doverosa, se a farla sono Francia e Germania va bene, se la fa l’Italia è populismo se non addirittura fascismo.
Quella del fascismo è la critica più becera che nasce in casa nostra per estendersi oltre i confini.
Confondere fascismo con qualche residuato politico sopravvissuto per caso, con ordine e applicazione delle leggi è un altro equivoco prodotto dalle opposizioni in cui è persino incappato il Presidente della repubblica che alla legittima critica ai manganelli, avrebbe dovuto contrapporre la considerazione che le contestazioni sono legittime, solo quando autorizzate e non violente.
La neo governatrice della Sardegna ha dichiarato commentando la sua vittoria “noi agli sfollagente opponiamo vincendo le matite, se sapesse far di conto avrebbe capito che le elezioni in Sardegna le ha vinte il centro destra 48,8% contro il 42,6% del centro sinistra, la pratica del voto disgiunto tra i partiti e il governatore, le ha assegnato la carica per meno dello 0.3%, non è escluso che molti leghisti, legati al governatore uscente, abbiano a loro modo protestato, malgrado il loro leader fosse stato inquisito e quindi inopportunamente presentabile.
Ritornando alla Meloni, le si contesta di voler assegnare gli incarichi, Rai in primis, a personaggi fidati, cosa per altro fatta da tutti i governi e in particolare dalle sinistre, se la Meloni per una volta superasse le convenzioni per altro deteriori, e assegnasse gli incarichi in base al merito e non all’appartenenza, farebbe una gran cosa, dando una lezione a tutti, compresi i suoi ministri che probabilmente devono assegnare incarichi a chi li ha aiutati e ancora potrà aiutarli nelle campagne elettorali.
Tanto ancora ci sarebbe da dire e fare, dire e fare tutto subito equivarrebbe a fare niente, iniziamo un poco alla volta.