L’Opinione di Luigi Cabrino
E’ quanto mai necessario adoperarsi per trattative diplomatiche che riportino il mondo sui binari del dialogo, e del negoziato piuttosto che su quelli della guerra.
E mentre il presidente degli USA, in modo tutt’altro che diplomatico, definisce “macellaio” Putin, l’uomo con cui, piaccia o meno, ci si dovrà sedere ad un tavolo per far finire la guerra in Ucraina ( se davvero lo si vuole), il capo del governo polacco Tusk, in un’intervista , ripresa dalle principali agenzie di stampa, parla con estrema leggerezza della guerra come qualcosa di ormai invitabile in Europa.
Ogni persona ragionevole vuole che le armi tacciano in Ucraina e in altri scenari caldi nel mondo – Medio Oriente su tutti – ma questi leader trattano argomenti tanto delicati come se stessero giocando ad un gioco da tavola con amici.
E questi sono argomenti su cui c’è ben poco da giocare.
La guerra in Europa, per la prima volta dal 1945, è un fatto “reale”. Stiamo entrando in una fase “prebellica”. Donald Tusk ne parla apertamente in una intervista alla luce delle minacce che arrivano da Mosca. E il premier polacco avverte che l’Europa non è ancora pronta per affrontare un conflitto, e che si deve invece preparare rafforzando la sua difesa.
“Non voglio spaventare nessuno – dice Tusk -, ma la guerra non è più un concetto del passato. È reale, è già iniziata più di due anni fa. La cosa più preoccupante è che ogni scenario è possibile. È la prima volta dal 1945 che ci troviamo in una situazione del genere. So che sembra devastante, soprattutto per i più giovani, ma dobbiamo abituarci mentalmente all’arrivo di una nuova era. È l’era prebellica. Non sto esagerando. Sta diventando ogni giorno più evidente”. L’Ucraina sta attraversando un periodo difficile e non vengono esclusi gli scenari sul fatto che possa perdere la guerra. “Abbandoniamo i ‘se’. Il nostro obiettivo principale deve essere quello di proteggere l’Ucraina dall’invasione russa e di tutelare la sua indipendenza e integrità. Il destino dell’Ucraina è soprattutto nelle nostre mani. Non mi riferisco alla sola Polonia o all’Ue, ma all’intero Occidente”.
I contadini polacchi e i camionisti protestano al confine con l’Ucraina: “Probabilmente sono il politico più filo ucraino d’Europa, ma mi devo prendere cura dei miei cittadini. I polacchi stanno pagando un prezzo elevato. Vogliamo aiutare l’Ucraina il più possibile. Ma all’ultimo Consiglio europeo ho sostenuto che l’idea del libero scambio con l’Ucraina deve essere ripensata. Credo di aver convinto Francia, Italia e Austria. Voglio un accordo equo con l’Ucraina su questo punto.
Tusk è stato invitato alla Casa Bianca due settimane fa: “Il messaggio è che, a prescindere da chi vinca le elezioni americane, se Joe Biden o Donald Trump, è l’Europa che deve fare di più sulla difesa. Non per raggiungere l’autonomia militare nei confronti degli Usa o per creare strutture parallele alla Nato, ma per sfruttare meglio il nostro potenziale, le nostre capacità e la nostra forza. Francamente, anche se Trump dovesse vincere, l’Europa dovrà comunque essere più attiva nel promuovere i legami transatlantici, perché sono l’unico modo responsabile per difendersi dalla Russia e da altre autocrazie”.
Secondo il premier “non c’è motivo per cui gli europei non debbano rispettare un principio fondamentale e spendere almeno il 2 per cento del Pil per la difesa. Il punto di partenza è questo. Posso capire che non tutti i Paesi vogliano adottare il modello polacco. Noi spendiamo il 4 per cento, ma è anche vero che la nostra situazione è più complessa di quella della Spagna o dell’Italia. Il 2 per cento del Pil, però, deve essere considerato un must. Non capisco chi lo mette in discussione. Possiamo discutere di Eurobond per la difesa e di un maggiore coinvolgimento della Bei. Ma dobbiamo spendere il più possibile per acquistare attrezzature e munizioni per l’Ucraina, perché stiamo vivendo il momento più critico dalla fine della Seconda guerra mondiale.
I prossimi due anni saranno decisivi”. “Se – incalza Tusk – non riusciremo a sostenere l’Ucraina con attrezzature e munizioni sufficienti, se perderà, nessuno in Europa potrà sentirsi al sicuro”. Putin potrebbe usare l’attacco alla Crocus City Hall vicino a Mosca come pretesto per inasprire la guerra in Ucraina: “La storia ci insegna che Putin usa queste tragedie per i suoi scopi. Ricordiamo cosa è successo dopo l’attacco al teatro Dubrovka o alla scuola di Beslan. Putin ha già iniziato a incolpare l’Ucraina di aver organizzato l’attentato, senza fornire alcuna prova a riguardo. Evidentemente ha bisogno di giustificare attacchi sempre più violenti contro obiettivi civili in Ucraina”.
Tornando all’Europa: “La cosa più importante per la sicurezza è l’intesa e la cooperazione tra Francia, Germania e Polonia sulla difesa. La Polonia, grazie alla sua posizione geografica e al suo attivismo nell’area, può svolgere un ruolo molto costruttivo. Nell’Ue esistono vari formati. Quando sono diventato primo ministro, la mia prima iniziativa è stata quella di rinnovare le relazioni con i Paesi nordici, in particolare con la Svezia e la Finlandia quando hanno aderito alla Nato. In termini di solidarietà sulle questioni di sicurezza, è un formato estremamente promettente.
E ora sto cercando di migliorare le relazioni con i colleghi del gruppo di Visegrad”. Però, dopo il suo recente incontro con Macron e Scholz, in Europa si sono levate voci irritate: “Voglio lavorare a stretto contatto con la premier Meloni. Ha già dimostrato che, quando si tratta di geopolitica e di interessi comuni, è più europeista e responsabile di quanto ci si aspettasse. Farò tutto il necessario per sviluppare le relazioni italo-polacche e per fare dell’Italia un attore importante in Europa. Sto preparando una visita a Roma, cercherò di fugare personalmente tutti i dubbi sul Triangolo di Weimar”, ha concluso Tusk.
Mentre osserviamo sommessamente che non una parola è stata proferita per smentire le indiscrezioni internazionali secondo cui la Polonia ha le proprie mire su una buona parte del territorio Ucraino.
E se la politica estera italiana iniziasse con l’esportare l’art. 11 della Costituzione con il suo ripudio della guerra ben chiaro e forte?
Luigi Cabrino
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