Tajani non ci sta
Il mandato del presidente Biden terminerà il prossimo 20 gennaio con l’insediamento del presidente eletto Trump. La logica vorrebbe che in questo periodo di transizione non venissero prese decisioni che rischiano di compromettere la futura amministrazione.
Invece Joe Biden ha autorizzato l’Ucraina all’uso di armi e missili forniti dall’Occidente per colpire obiettivi in territorio russo.
Malgrado le insistenti richieste in questo senso da parte di Zelensky nei mesi scorsi Biden, pure nel pieno dei suoi poteri, non era mai arrivato a tanto.
A nulla sono valsi i continui richiami del ministro Tajani a non permettere l’uso delle armi fornite all’Ucraina al di fuori dei suoi confini.
“Non cambia la linea italiana dell’utilizzo delle nostre armi all’interno del territorio ucraino”, e quindi non per colpire obiettivi militari in territorio russo. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, rispondendo ai giornalisti al suo arrivo al Consiglio Esteri dell’Ue, oggi a Bruxelles. Tajani – come riporta Aska News – ha anche ribadito la posizione italiana a favore di una conferenza di pace che includa anche i russi e la Cina, sperando che i cinesi possano svolgere un ruolo positivo.
“La nostra posizione è molto chiara: noi siamo dalla parte dell’Ucraina e continueremo a sostenerla; questo non vuol dire che non si debba lavorare per la pace, lo abbiamo sempre detto. Siamo favorevoli – ha detto Tajani – a una conferenza di pace come quella che c’è stata in Svizzera, però con la presenza dei russi, dei cinesi, degli indiani, dei brasiliani. Io mi auguro che la Cina possa svolgere un ruolo positivo per far comprendere alla Russia che non bisogna continuare con questa guerra insensata. Certo, la presenza di militari nordcoreani non è un bel segnale. Ecco perché bisogna impedire che ci sia una escalation”.
“Per quanto ci riguarda – ha affermato il ministro – noi continueremo a seguire la linea che abbiamo sempre seguito, quella dell’utilizzo delle nostre armi all’interno del territorio ucraino. Non cambia la nostra linea, andiamo avanti in questa direzione”.
Riguardo alla recente telefonata del cancelliere tedesco Olaf Scholz al presidente russo Vladimir Putin, Tajani ha osservato: “Tutti quanti dobbiamo lavorare per la pace, ma la telefonata non mi pare che abbia ottenuto grandi effetti; però credo che sia anche giusto che si faccia una scelta unitaria e coesa da parte di tutti i paesi della Nato, da parte di tutti gli interlocutori”.
“Serve una conferenza di pace. Anche Zelensky”, il presidente ucraino, “dice che si arriverà entro il 2025 alla pace. Tutti quanti ce lo auguriamo. Deve essere una pace giusta, che non significa la sconfitta dell’Ucraina”.
“Ogni paese che segue con attenzione le vicende della guerra in Ucraina – ha continuato Tajani – lavora per la pace. Noi stiamo lavorando per la pace. Bisogna lasciare sempre uno spazio aperto alla diplomazia. Questo non significa rinunciare a sostenere l’Ucraina, un paese candidato a far parte dell’Unione europea e della Nato. Quindi l’amicizia con questo paese è fuori discussione. Però – ha concluso il ministro – bisogna trovare una soluzione, perché centinaia di migliaia di morti sono per l’umanità un fardello gravissimo”.
Parole , quelle del ministro degli esteri italiano, che paiono non essere state prese in considerazione dal presidente Biden a fine mandato e nemmeno da altri leader europei.
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