
L’Alchimia della Libertà
I partiti italiani dell’opposizione sembrano patire l’astinenza dal potere decisionale ed i loro comportamenti quasi ossessivi nei confronti del governo sembrano dimostrarlo.
L’astinenza politica è una sindrome che colpisce le opposizioni il cui unico collante è vincere le elezioni, le sinistre italiane ne sono l’esempio di prammatica, perché abituate a governare anche quando perdono.
Come si è potuta sviluppare questa anomalia è presto detto: favoriti dal settennato presidenziale per cui nella storia della repubblica hanno avuto solo un presidente sfavorevole, altri due o tre indipendenti li hanno trasformati in macchiette anche se tali non erano.
Poi ci sono i coristi pseudo intellettuali che bonificati dai privilegi loro elargiti si sentono obbligati a ricambiare ironizzando e insultando gli oppositori dei loro protettori.
Concludono il cerchio o meglio la cerchia, magistrati che più che allo stato di diritto mirano a difendere l’indipendenza, scambiandola per licenza a supporto delle loro carriere e perché nulla cambiando possa intralciarle.
La magistratura è un’istituzione fondamentale in una sana democrazia e mi sono spesso domandato come mai i tanti magistrati, cultori fedeli dello stato di diritto, non si siano mai ribellati a questa anomalia, eppure sono certamente la maggioranza, purtroppo condizionata dalla presa di potere delle correnti che possono decidere le destinazioni e le carriere. L’aspetto corporativo ha preso il sopravvento e non è facile scalzarlo, almeno così pensano tutti, non sapendo che il primo di loro che si indignerà pubblicamente sarà seguito da una moltitudine ben prima che venga danneggiato, screditato e beffeggiato.
Torniamo all’astinenza da potere, le opposizioni prive del senso del ridicolo hanno nell’ordine chiesto le dimissioni di una mezza dozzina di ministri, a giorni alterni chiedono che il governo venga a riferire in parlamento, per non parlare della Presidente del Consiglio che in parlamento dovrebbe pernottare per riferire ai maestri censori dell’opposizione.
Purtroppo ad agevolare il loro compito a volte sono gli stessi esponenti della maggioranza, inidonei o non sufficientemente esperti da evitare tranelli od imboscate.
Le opposizioni non percepiscono il ridicolo dei loro comportamenti perché per alcuni è la loro condizione naturale, sostenuti da una opinione pubblica plagiata e da giornalisti che per sopravvivere si nutrono d’incenso e di veline scivolate, chissà come, nelle loro tasche cucite dall’anonimato delle fonti.
Potrei parlare dei singoli, così correrei il rischio di essere iscritto nella lista dei coristi del centro destra e questo non mi piace, critico i principi non i soggetti che nel tempo passano mentre i principi rimangono, è il seme che va cambiato non la fronda.
Un’opposizione dignitosa, dovrebbe essere rappresentata non da odiatori, il cui unico intento è criticare e dileggiare, la critica deve essere costruttiva e propositiva costruita sul rispetto di tutte le idee, non solo delle proprie e deve allontanarsi dai coristi il cui interesse non è condividere o approvare ma solo captatio benevolentiae.
Questi atteggiamenti sono molto corrosivi, non solo attaccando le istituzioni ne minano il principio fondante, diventando anarchia becera per poi dilagare nella popolazione dai cui comportamenti possono derivare insulti ed aggressioni alla forza pubblica, i social diventare la palestra di ogni scelleratezza, i medici aggrediti, gli insegnanti malmenati, l’eversione delle regole istituzionalizzata perdendo il controllo dei principi basilari che sono: famiglia, istituzioni, istruzione, sanità, giustizia etica e non ad orologeria.
Le prime a sbagliare sono state le istituzioni stesse, criticando il modello di famiglia, di istruzione, screditando la politica degli altri, normalizzando l’insulto, il dileggio ed il discredito.
Ognuno per sé, la confusione per tutti.
Certe cose vanno scritte, dette e documentate, purtroppo servono poco o nulla perché si tende a schierarsi ad una delle parti, seguendo chi meglio riesce a condizionarci o confonderci.
Perché queste poche righe non si perdano nella palude delle ovvietà di parte tenterò proporre il “che fare”.
Se tutti abbandonassimo gli schemi abituali sforzandoci di fare la cosa giusta, aldilà di quanti voti determini o quanto convenga, anteponendo gli interessi di partito, delle correnti e quelli personali, a quelli della nazione, non mescolando nello stesso calderone i giusti aiuti e le corrette ricompense, con i benefici distribuiti a pioggia, premiando anche intrallazzatori e furbi opportunisti.
Non cambieremo mai senza cambiare radicalmente il paradigma, sembra semplice e banale, ma oggi è il compito più difficile che ci sia, “fare la cosa giusta” e non la più conveniente, questa è L’Alchimia della libertà.
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