… per far fiorire la vera democrazia!
“Divide et impera” è una locuzione latina molto di moda lungo tutti i secoli: dividendo e provocando rivalità, nonché discordie all’interno di un gruppo, chi si prefigura come autorità può manipolare a suo piacimento le vittime di tale tecnica.
Lo abbiamo visto in mille occasioni soprattutto quando c’è un’invasione del territorio da parte di un’entità con progetti poco sani nei confronti della popolazione: non c’è bisogno di risalire alla conquista della Macedonia da parte dei romani nel 168 a.C. e la conseguente ripartizione in quattro repubbliche dipendenti da Roma per afferrare il concetto che il potere di molti uniti fa paura a chi vuole imporre in quel luogo cambiamenti a proprio favore.
Sulle dittature si può vincere e prosperare, creando alleanze basate sulla reciproca stima e fiducia con i nostri simili.
Sarebbe stato così semplice, al deflagrare della psico-pandemia, non lasciarsi raggirare dalle “Virostar” e dagli squallidi politici privi di coscienza, al soldo di potenze straniere, per capire che scienziati e ricercatori del calibro di Luc Montagnier, Didier Raoult in Francia, da noi Alessandro Meluzzi, Gianni Frajese, Giuseppe Barbaro, Massimo Citro e molti altri in tutto il mondo non avevano alcun interesse a metterci in guardia dalla narrazione ufficiale, propinata attraverso giornaloni, televisioni pubbliche – e anche molte private – mirata a terrorizzare il popolo e… a dividerci marchiandoci in buoni e cattive in funzione del nostro asservimento a quelli che oggi hanno il coraggio di definire solo “consigli”.
Abbiamo assistito a frasi disgustose da ancor più disgustosi omuncoli e donnette eccitati all’idea di essere dalla parte del giusto, se non quando entusiasti di essere gratificati con emolumenti da capogiro per aver intubato un disgraziato arrivato in ospedale con l’influenza (perché tale era). Gli stessi che a Natale hanno cantato canzoncine imbarazzanti mentre la gente moriva per non essere stata curata in modo opportuno.
Divide et impera… ma su cosa?
Su una popolazione che è stata – e ancora lo è – divisa nelle varie fazioni: quelli che hanno rifiutato l’inoculazione, pagandone un caro prezzo immediato e quelli che oggi sono un po’ meno sereni, trovandosi nelle condizioni di sapere, anche se non lo vogliono ammettere, essere stati vittime sacrificali di una sperimentazione sociale.
A che scopo?
E qui qualche brivido potrebbe sorgere spontaneo dopo aver accantonato l’incauto pensiero di avere a che fare con la solita complottista.
C’è un filo rosso che lega situazioni apparentemente non correlate, ma tutte volte al cambiamento, quello facilmente individuabile come Nuovo Ordine Mondiale; quello il cui assioma è “Non avrai nulla e sarai felice” in previsione per il 2030.
Osserviamo senza preconcetti la situazione dell’Ucraina precedente il vero conflitto, quando la Russia era pronta a negoziare: il protocollo di Minsk prevedeva un cessate il fuoco immediato, ponendo in tal modo fine allo scontro nel Donbass.
Questo non era nelle intenzioni di chi il “Divide et impera” l’aveva ben chiaro: così dopo una serie di capovolgimenti politici il 20 maggio 2019 Vladimir Zelens’kyj prestava giuramento come presidente dell’Ucraina.
Ecco l’inizio del periodo di “vera democrazia” per il paese.
Infatti due settimane dopo l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, l’attore – che aveva già interpretato la parte in una fiction in cui da piccolo cittadino diventava presidente – spegneva tre delle principali televisioni che davano una visione tutt’altro che favorevole del suo personaggio e deprecavano le sue connessioni con il Deep State americano.
In contemporanea la lingua russa veniva dichiarata illegale; come anche “democraticamente” era messo fuorilegge il maggiore partito di opposizione.
Il gruppo al comando iniziava quindi a definire in pubblico i russi con termini dispregiativi e offensivi, tanto da crearne immagini disumane e spingere nell’inconscio collettivo qualcosa di così negativo da favorire lo scontro.
È poco diffusa la notizia che, nel corso di un sondaggio durante le elezioni nazionali, alla domanda se per difendere la patria da un’ipotetica invasione russa sarebbero ricorsi alle armi, solo il 16% sul totale della popolazione ucraina aveva risposto affermativamente: non avevano alcuna intenzione di andare in guerra.
È un monito decisamente importante, perché non sappiamo quali siano i veri progetti della élite globalista: potrebbero avere come prossimo obbiettivo la nazificazione e la militarizzazione dell’Europa… non si parla forse di un esercito europeo?
È una minaccia abbastanza seria, anche se sembra utopistica: in seno al Parlamento europeo, ai politici che parlano di guerra, qualche deputato – come Christine Anderson – si oppone duramente, rivolgendosi persino alla presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, con parole durissime a causa della dissennata politica guerrafondaia e atlantista. Ma non basta.
La volontà di guerra che sta crescendo a pari passo con l’aumento degli investimenti nelle industrie militari e nella difesa, nonché i politici che parlano di leva obbligatoria dovrebbero insospettire e provocare una seria reazione in tutti noi europei: dalle parole è facile che si passi al regime coercitivo e all’arruolamento forzato, come sta succedendo in Ucraina.
Il ricordo del nazismo dovrebbe essere ben vivo dentro di noi, anche se non lo abbiamo vissuto in prima persona, ma abbiamo potuto vederlo molto chiaramente nei vari battaglioni che hanno affiancato esercito regolare ucraino.
Lo spauracchio delle Sturmabteilung le Camicie Brune di germanica memoria non è da ignorare: abbiamo visto da non molto, nel febbraio 2022 in Donbass, i battaglioni d’assalto con svastiche tatuate sui corpi, stampate sulle divise e sui mezzi corazzati.
L’emergere un po’ ovunque di questo tipo di raggruppamenti armati è molto più pericoloso di quanto si possa immaginare: l’ascesa di Hitler fu determinata proprio da un pull di esaltati diventato nel giro di pochi anni un movimento di 3.000 persone con un notevole peso politico.
Criminali, i cui capi furono poi epurati nella “Notte dei lunghi coltelli” tra il 30 giugno e il 1 luglio 1934 dalle SS di Hitler: perché a certi livelli l’assassinio è all’ordine del giorno.
Le motivazioni che spingono certi personaggi a sottoporsi al lavaggio del cervello aderendo a strutture dove la violenza e la sopraffazione sono di casa, sono molteplici: per i nazisti il credo era la purezza della razza; guardando i paesi islamici, uno dei pilastri della jihad è la shahada, la purezza religiosa, da cui la guerra santa.
In Ucraina movimenti di estrema destra hanno fatto leva sui valori originali della famiglia, su quelli religiosi, sul rifiuto di quanto è il wokeismo, promosso ossessivamente nel periodo democratico in America.
Da ogni credo un perfetto stimolo per combattere l’altro, nella fantastica ottica del “Divide et impera” senza un minimo di raziocinio.
E in Italia di raziocinio ne devono aver avuto poco le persone finite in carcere nel giorno di Santa Barbara (!) a seguito dell’inchiesta della Digos di Bologna sul gruppo suprematista e neonazista chiamato prima ‘Werwolf Division’ e poi ‘Divisione Nuova Alba’: una ‘cellula organizzata’, con programmi eversivi di vario genere, compreso l’incomprensibile omicidio di Giorgia Meloni.
Molto più definita, invece, l’operazione “antiterrorismo” promossa in Ucraina nel 2014 è risultata rivolta principalmente verso gli stessi ucraini che non avevano apprezzato il colpo di stato avvenuto a Kiev, sostenuto dai britannici e dalla CIA; una vera e propria guerra civile, o meglio, una serie di stragi, non ultima quella di Odessa ad opera di loschi personaggi confluiti poi nella brigata Azov, una milizia volontaria dalle connotazioni inquietanti.
Non meno delicato il Battaglione Aidar, anche questo ufficialmente noto come il 24esimo battaglione d’assalto separato, è un’unità delle forze di terra ucraine, istituito sempre nel maggio 2014, con le solite finalità fratricide, combattente in Donetsk e in Luhansk, su cui sono piovute denunce di violazione dei diritti umani e crimini di guerra, non solo da parte di Amnesty International. La loro specialità è sparare sui militari che cercano di disertare.
Esistono anche la Ganga 14, gruppo nazionalista neo-nazista ucraino coinvolto in violenti attacchi contro i campi dei Rom, il Poi il Pravy Sector, dichiarato dallo stesso Parlamento ucraino come gruppo pericoloso anche per le attività che svolgevano per le strade: oggi fa parte del panorama politico ucraino.
Piccoli gruppi che si sono ingigantiti e che possono destabilizzare più di uno stato coinvolgendo una certa tipologia persone, stanche e demoralizzate, che vedono in non importa quale cambiamento la soluzione dei loro problemi.
È di questi giorni il colpo di stato nella Corea del Sud, dove il presidente in un primo tempo ha promosso la legge marziale nei confronti di ipotetici collegamenti complottistici con la Corea del Nord e dato ordine ai militari di pattugliare le strade: colpo di stato subito ritrattato quando il parlamento è intervenuto. “La dichiarazione di legge marziale del presidente Yoon Suk-yeol è stata una chiara violazione della Costituzione. Non ha rispettato alcun requisito per dichiararla” è il prodromo all’impeachment del presidente Yoon Suk-yeol da tempo inviso al suo popolo, ma sostenuto dai soliti “agitatori”.
In Romania invece, l’attacco alla democrazia è stato orchestrato meglio: venerdì 6 dicembre a tre giorni dal ballottaggio tra il filo-russo Calin Georgescu (estrema destra e apertamente antisemita) e la liberale Elena Lasconi (sotto indagine con qualche accusa di corruzione e frode in un progetto europeo finanziato con fondi a fondo perduto) la Corte Costituzionale ha annullato le elezioni, in quanto il candidato non gradito al burattinaio di turno, risultava troppo favorito da Tic-Toc: questa la scusa ufficiale e non è uno scherzo!
È così che nascono le guerre: un colpo si stato da una parte, uno dall’altra; un atto terroristico in una capitale, la scoperta di gruppi clandestini comprensivi di suore; centinaia di migliaia di morti… e l’instabilità ovunque fino all’apocalisse nucleare; sempre con il “Divide et impera” come elemento catalizzatore.
Non sarò mai abbastanza grata a Roberto Mazzoni, il giornalista italiano indipendente che risiede in Florida, autore di video esaustivi circa le questioni politiche, tecnologiche, economiche statunitensi e non solo: la visione panoramica con cui affronta gli argomenti trattati è il frutto di un infaticabile lavoro di approfondimento e dedizione alla ricerca della Verità nelle sue mille sfaccettature.
Civico20News
Chicca Morone
Editorialista
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Proprio dove non c’ è nulla
Nemmeno un dio
C’è Dio
Fv
Articolo profetico! Ed ora si è aggiunta anche la Siria…
Mala tempora currunt sed peiora parantur.