Sant’Agostino: “È stato l’orgoglio che ha trasformato gli angeli in diavoli; è l’umiltà che rende gli uomini uguali agli angeli”
Non finirò mai di consigliare la lettura dei miti a chiunque voglia addentrarsi nel mondo dell’interiorità e della spiritualità umana: lì si possono trovare tutte le dinamiche che spingono i comportamenti di uomini e donne, gli uni verso gli altri e ancor di più verso se stessi.
Nel mito veniamo a conoscenza del “legame” tra umano e divino, che va oltre la semplice religione: non a caso “re-ligere” si ferma a qualcosa di organizzato dalla società, mentre il contatto con il divino ha a che fare con quel quid che dalla natura “viene incontro all’uomo, manifestandosi in tutta la pienezza e dando così una forma alla stessa esperienza umana” ci racconta Walter Otto ne “Il volto degli dei”.
Ognuno di noi, a seconda del proprio bagaglio cromosomico, interpreta sul palcoscenico della vita il suo personaggio, che, ovviamente, è auspicabile cambi con il passare degli anni in funzione di quanto appreso dalle esperienze vissute.
Nascere in una famiglia dedita all’acquisizione di beni materiali per un’anima sensibile e predisposta alla creatività artistica comporta qualche problema: difficile sentirsi accolto e percepito nella propria interezza (con la possibilità di sviluppare persino sensi di inadeguatezza) se i genitori nel focalizzare l’attenzione sui propri investimenti emotivi – e non solo – dedicano alla prole fantasie errate, spesso derivanti da frustrazioni non superate.
A questo proposito esiste uno studio approfondito sulle caratteristiche di nascita condotte da un musicista ed editore canadese Alan Robert Krakower, inventore del “Sistema del Disegno Umano®” nel 1987, test che ho sperimentato personalmente: nonostante le perplessità all’approccio del metodo dalle caratteristiche tipicamente New Age, ho dovuto ammettere una logica e un supporto non indifferente per la comprensione di molti atteggiamenti e comportamenti, non solo miei.
Chi non ha sicuramente avuto problemi di inserimento nelle dinamiche della propria famiglia è il signor William Gates.
Risulta che già nel 1913, Frederick Taylor Gates (1853-1929) creò la Rockefeller Foundation: il primo strumento in cui, sotto la voce beneficenza (naturalmente esentasse), i miliardari americani attuano ancora oggi la forma di “ingegneria sociale” e di politica che desiderano imporre ai governi.
Tale filantropica istituzione in seguito, nel 1923, finanziò tre filoni: le cattedre di Medicina (e sappiamo quanto anche oggi la ricerca sia totalmente in mano alle case farmaceutiche); quelle di Scienze sociali (attraverso cui controllare l’opinione pubblica); l’eugenetica, il cui solo nome mette qualche dubbio sul fatto che siano soltanto i “migliori” ad avere il diritto di vivere e che ci sia qualcuno che decida la sterilizzazione dei “peggiori”. Tutto questo già applicato negli Stati Uniti molto prima che la Germania esprimesse come massimo statista Adolf Hitler, il quale in Mein Kampf, pubblicato nel 1924, aveva citato con lode tale ideologia.
Proprio su questo argomento il mito può venirci incontro con il termine di “hybris”, la tracotanza di alcuni personaggi.
Tantalo, che osò rubare agli Dei il nettare divino, l’ambrosia (amrita anche in sanscrito significa nettare dell’immortalità); Prometeo, che portò agli umani il fuoco; Icaro, che voleva volare con ali costruite da lui stesso; Fetonte, convinto di saper reggere il carro solare e precipitato nell’Eridano; Aracne, che osò gareggiare con Atena nell’abilità di tessitrice; Marsia con il suo zufolo così terreno… sono tutti personaggi che hanno sfidato gli dei, incorrendo nel castigo di Dike, la giustizia, la detentrice della legge che impone all’umano il riconoscimento di una Essenza al di sopra di lui, alla quale soggiacere.
Che differenza c’è, oggi, con chi ha preteso di imporre a miliardi di umani un farmaco sperimentale, sapendo bene in che misura ci sarebbero stati gli effetti avversi e di cui solo da pochi mesi ha iniziato a emergere la punta dell’iceberg?
Non si può chiamare “tracotanza” la prevaricazione – attraverso leggi in netto contrasto con la Costituzione – di colui che ha condannato all’esclusione dal proprio lavoro, quindi dalla possibilità di sostentamento, chi ha rifiutato di farsi iniettare una sostanza di cui non poteva sapere la composizione?
Come definire, se non violenza privata, l’aver fatto firmare il “consenso informato” a chi non era stata data la possibilità di essere “informato” sulla composizione del siero e che cosa sottintendono le voci riportate in quel foglio?
In quale categoria di uomo può essere collocato chi dà l’ordine di iniettare – e chi inietta – una sostanza contenente RNA messaggero (che porta istruzioni per produrre una determinata proteina virale) a una donna durante la gravidanza?
Come chiamare chi, facendo forza sul proprio patrimonio e sulle relazioni con altrettanti spregiudicati uomini di una certa élite, crede di avere il diritto di imporre una narrazione manipolatrice di una realtà ben diversa, per il proprio tornaconto economico?
Credono davvero, questi “benefattori”, di avere a che fare con una popolazione di perfetti minus habens che non abbiano capito la provenienza del virus e quanto la comunicazione distorta sulla sua effettiva pericolosità sia stata foriera di paure illegittime?
Ci sono i dati, le testimonianze, le risposte davvero scientifiche a invalidare tutto il racconto di questi tre anni.
Sant’Agostino ricorda che “È stato l’orgoglio che ha trasformato gli angeli in diavoli; è l’umiltà che rende gli uomini uguali agli angeli”.
Non dimenticherò mai l’atteggiamento sereno e per nulla arrogante di Luc Montagnier quando, già agli albori di un simile reato, cercasse di chiarire quanto fosse controproducente vaccinare durante una pandemia, perché le mutazioni del virus ne sono strettamente correlate: un premio Nobel irriso e sbeffeggiato da un clan di zanzarologi, veterinari e simili dei quali stiamo aspettando l’incriminazione, magari dopo aver indagato profondamente nei loro conti bancari.
E a questo proposito è bene ricordare la figura di Tina Anselmi, ministra della salute alla fine degli anni Settanta che, durante il suo breve mandato, varò tre leggi fondamentali e che denunciò il tentativo di corruzione da parte di una ben nota casa farmaceutica. Del seguente attentato dinamitardo alla sua auto non furono mai trovati i mandanti, ma la rimozione dal suo incarico arrivò nel giro di pochi mesi.
L’ostinata sopravvalutazione del proprio potere vede, nella pagina 19 de La Stampa di mercoledì 22 marzo, uno splendido esempio di hybris portata ai massimi livelli: il signor Gates ci annuncia la prossima pandemia e il quotidiano gli dedica una piena pagina.
Noi, naturalmente dovremmo credere nelle facoltà medianiche del suddetto benefattore… soprattutto quando propone un “corpo di vigili del fuoco” contro i virus ed esercitazioni per prevenire tale emergenza sanitaria globale.
“Solo con laboratori su vasta scala si possono identificare le potenziali minacce in tutto il mondo” tuona dall’alto del suo sapere di scienziato.
Nel frattempo, essendo ormai rasa al suolo l’Ucraina dove i bio laboratori sono stati i primi a essere asfaltati da quel cattivone di Putin, è stata scelta l’Italia come sede di nuovi luoghi demandati allo “studio” di virus pericolosi.
Mentre i giornali ci tengono impegnati in argomenti futili, è pronta la prossima campagna vaccinale liberticida, sostenuta a chi, prima di diventare presidente del consiglio dei ministri (seconda carica dello stato), era di posizioni non proprio allineate; inoltre un disegno di legge si è introdotto quasi in silenzio nel parlamento europeo: l’OMS dovrebbe essere l’organizzazione demandata a sorvegliare contro le minacce derivanti da una prossima futura pandemia ed “essendo lo strumento migliore per fermare la diffusione di tale virus” dovrebbe avere potere totale ovunque, eludendo “legalmente” la sovranità nazionale.
Non c’è che dire: visto che il signor Gates è il secondo finanziatore di tale organizzazione, è chiaro che non ha alcun interesse e il suo coinvolgimento è esclusivamente per spirito di solidarietà nei confronti della popolazione non avvezza al ragionamento e alla decodifica personale degli avvenimenti che la circondano.
C’è un ulteriore campanello di allarme che è emerso dalle pagine del New York Times del 24 marzo scorso: qualcosa in apparente contrasto con quanto finora pronunciato da Yuval Noah Harari, braccio destro di Klaus Schwab.
Unitamente ai fondatori del Center Humane Technology, Tristan Harris e Aza Raskin, il professore – che ha più volte asserito essere noi l’ultima generazione senza un microchip nel cervello – mette in guardia dallo sviluppo troppo rapido dell’Intelligenza Artificiale: è l’uomo che deve poterla padroneggiare e non viceversa.
Immediatamente ci si potrebbe chiedere come stabilire chi siano le persone in grado di gestire un problema del genere: poi è sufficiente rivedere il filmato in cui lo stesso professore spiega a che cosa è servita la Covid e tutto appare chiaro: “è stato fondamentale perché è ciò che ha convinto le persone ad accettare la sorveglianza biometrica totale”.
Ovviamente ci sono persone che sorvegliano e altre che devono essere sorvegliate… e se non proprio subito con un impianto sottocutaneo, almeno con un braccialetto elettronico, quello che viene usato per i detenuti, a detta sua.
Ma in fondo, non siamo dei detenuti in uno stato asservito ai voleri dell’oltreoceano? Giorgia Meloni e Ely Schlein – due facce della stessa medaglia – non si autodefiniscono “atlantiste”?
“Usque tandem…?”
La risposta è “finché” non ci riapproprieremo del nostro Stato, cercando di capire perché tutti quelli che hanno tentato di far tornare l’Italia uno stato indipendente e non una colonia, siano morti in circostanze misteriose: da Enrico Mattei fautore del libero acquisto del petrolio; ad Aldo Moro sostenitore del compromesso storico, a cui l’ultimo avvertimento era stato dato direttamente da Henry Kissinger; a Bettino Craxi “reo” dello schieramento militare a Sigonella, suolo italiano impropriamente invaso dalla Delta Force statunitense durante le trattative del sequestro della Achille Lauro; a Giuseppe De Donno, medico cattolico praticante, “suicida” dopo aver trovato la formula per sconfiggere la Covid…
Chicca Morone – Editorialista