
… ma il guerriero chiede la pace!
Viviamo tempi difficili in cui, nonostante l’apparente libertà, siamo chiusi in carceri invisibili dove poco alla volta siamo costretti noi stessi a mettere barriere difensive contro “il progresso”. Quel progresso che tende a volerci tutti ugualmente disumanizzati in strutture rigide, dove “Non avrai nulla ma sarai felice” e il controllo del Deep State propone smart city, auto dall’autonomia limitata, cibo transgenico, sieri miracolosi che non proteggono e siamo terrorizzati dalle continue comunicazioni di prossime pandemie, fantasmi di morti certe.
L’autunno ci sta portando su un ottovolante di situazioni fortemente impregnate di emozioni, non tutte così costruttive per il nostro equilibrio interiore: o forse è per metterci alla prova e abituarci ad assistere a una realtà destabilizzante, senza doverne essere scalfiti.
Forti del radicamento in noi stessi, nei nostri credo e nella Legge di kantiana memoria, possiamo trovare le coordinate entro cui vivere; cercando, negli interlocutori dalle simili attitudini, un confronto creativo.
Abbiamo scenari di guerra praticamente un po’ ovunque in Europa e nel Medio Oriente anche all’interno dei vari stati, nonché in Africa, nonostante il silenzio della stampa ufficiale.
Tonnellate di bombe stanno distruggendo il nostro pianeta, ma pare che tutto questo non interessi ai costruttori di armi, ovviamente; tanto meno agli ecologisti che parlano di “green” e non scendono in piazza per manifestare contro le guerre che costano caro all’ambiente, su cui bombardamenti e invasioni hanno enorme impatto.
Poco sensibili all’argomento sono anche i governanti dei vari paesi, da noi eletti con dichiarato un programma assai diverso da quello messo in pratica post elezione: della volontà del popolo non sanno cosa farsene.
Oltre alla assoluta mancanza di rispetto della nostra Costituzione, è impressionante la deriva a cui stiamo giungendo – ultimamente con anche il carico fiscale sulla benzina e sul gasolio (sottotitolo: state a casa e non muovetevi) – mentre abbiamo speso e spendiamo milioni per inviare armi in Ucraina.
Non per tutti, però, questo programma è accettabile e, grazie a Dio, qualcuno ha la forza di imporre la propria volontà nel rispetto del bene del proprio popolo e non solo: è di questi giorni il veto esercitato da Mihàly Varga (ministro delle Finanze dell’Ungheria, alla presidenza di turno dell’Ue) sull’estensione da 6 a 36 mesi della durata del rinnovo al congelamento degli asset russi.
Così sfuma il “prestito” di cinquanta miliardi di dollari all’Ucraina, per sostenere la guerra contro la Russia di Putin e caldamente sponsorizzato al G7 di giugno qui in Puglia: l’ineffabile Ursula Von der Leyen, eletta per la seconda volta a capo della commissione europea nonostante le pendenze penali che gravano sulla sua testa, esegue ordini precisi che niente hanno a che fare con una visione razionale di tutela di tutti gli Stati che compongono l’Europa.
Non si capisce con quale motivazione insistere per un sostegno in armi a un paese manifestamente vinto dalla Russia – in due mesi avrebbe dovuto collassare sotto il peso delle sanzioni imposte da Stati Uniti e Unione europea – invece di iniziare trattative di pace un po’ più realistiche di fronte all’avanzata dell’esercito russo.
Trentacinque miliardi di dollari (oltre ai 15/20 promessi dagli Stati Uniti) congelati dal blocco ungherese, sono lo spauracchio intravisto, non a caso, nelle trecento pagine del report di Mario Draghi: il diritto di veto era uno dei punti chiave delle nuove regole per una Unione Europea più forte e stabile, in risalita dall’attuale situazione non troppo in salute anche da un punto di vista finanziario.
Un veto più che giustificato vista la diffusa ribellione ai diktat di Bruxelles dove gli “atlantisti” contano di proseguire col protocollo delirante senza un minimo di ritegno, dopo aver distrutto l’economia dei vari paesi e aver creato il caos ovunque.
Eppure di deputati che attaccano duramente la presidente della commissione in sede di assemblea ce ne sono stati e ce ne sono tanti, anche se i giornaloni evitano di comunicarci tali proteste.
C’è da porsi qualche domanda sulla salute mentale di chi impone determinate linee guida: dalla farina di grilli manifestamente tossica per noi europei, alla distruzione di chilometri quadrati di vegetazione per l’impianto di pannelli fotovoltaici e pale eoliche (come potremo smaltire le scorie una volta dismesse?), alle auto elettriche le cui batterie consumano a dismisura, inquinando molto più degli altri combustibili, oltre ad andare a fuoco con una certa facilità.
Non sarebbe ora di prendere le distanze dalle follie di una casta ingorda e tornare a una visione della realtà più vicina ai nostri fabbisogni effettivi?
Quale “quarta rivoluzione industriale”? Quale nuovo ordine? Sentiamo davvero il bisogno di essere espropriati dei nostri uliveti e risaie per impiantare pale eoliche e pannelli fotovoltaici? Abbiamo bisogno di antenne 5G con le ormai accertate conseguenze sui nostri corpi? Vogliamo considerare i materiali con cui irrorano i nostri campi? E vogliamo parlare delle rotte circolari di aerei tracciate da zelanti assistenti di volo su determinate zone, colpite da inondazioni pochi giorni dopo?
Si capisce benissimo perché ci sia una stretta sull’informazione -ormai capillare sui social – definita “disinformazione” anche quando i rilievi scientifici non mentono.
Quando all’Ordine dei medici al richiamato dottor Massimo Citro viene detto “Hai ragione, ma non puoi dirlo pubblicamente” che cosa dobbiamo pensare? Che ci sia un doppio registro per gli uni e gli altri?
Stiamo vivendo un tempo sospeso in attesa delle elezioni americane, come se con Trump presidente potesse tornare un equilibrio diverso tra le forze opposte: come se Elon Musk, schierato dalla sua parte, facesse cambiare l’assetto politico economico internazionale.
Come se il programma di questo (quasi certamente) nuovo presidente degli Stati Uniti non prevedesse l’annessione della Cisgiordania a Israele, cosa promessa alla sua maggiore investitrice privata, la multimiliardaria Miriam Adelson. Costei, favorevole a Netanyahu e sostenitrice della colonizzazione dei territori palestinesi da parte di Israele, potrebbe essere una figura chiave nella politica di Washington verso Israele.
A sostegno delle illazioni sul futuro presidente non sfugge l’immagine di Giorgia Meloni che viene premiata proprio da Elon Musk (una specie di extra terrestre, sostenitore dichiarato di Trump) con il Global Citizen Award dell’Atlantic Council, ricevuto nel 2023 dal presidente dell’Ucraina Vladimir Zelenskyy.
E sui premi molto significativi è bene ricordare che Mario Draghi nel 2022 era stato insignito del prestigioso riconoscimento World Statesman Award dal rabbino Arthur Schneier di New York con le toccanti parole “Non sei soltanto dotato di saggezza di cuore, ma sei anche grande difensore…”.
Niente da dire, a New York abbiamo chi ci apprezza davvero!
E sulla follia di un certo mondo direi che in quest’ultimo mese abbiamo raggiunto vertici storici… con i risultati dell’indagine e relativa reclusione in una prigione federale di Sean John Love Combs, il rapper e produttore dai mille pseudonimi (da P. Diddy a Puff Daddy ecc.), accusato di violenza su minori e su persone non consenzienti durate i “White party” con proseguo di ospiti ben selezionati.
Tutti sapevano ma nessuno parlava e agli adolescenti abusati, spesso invitati alle feste dai propri genitori, non rimaneva che raccontare la verità con frasi sincopate nelle loro canzoni, quando riuscivano a trovarne il coraggio, dopo esser entrati nel mondo della musica, sponsorizzati dal proprio aguzzino.
Nomi famosi, vite perverse in cui tutto è possibile: altra realtà parallela a quella già emersa dallo scandalo che ha visto il miliardario pedofilo Jeffrey Epstein, arrestato e suicidato in cella, coinvolgere nomi illustri, anche della casa regnante inglese.
Un mondo in cui il valore della vita umana non conta e la sopraffazione nei confronti di chi spera il successo miete vittime in un primo tempo ignare, poi assuefatte a feste orgiastiche in cui può succedere di tutto. Ovviamente con dosi massicce di droga e violenza.
Il mondo della musica, non diverso da quello del cinema, è radicato in usanze molto discutibili: non tutto, ovviamente, ma ormai ogni volta che vediamo l’improvviso successo di qualche artista ci domandiamo quale debba essere stato il tributo a cui ha dovuto sottostare.
Il “Me too” ha fatto storia e i racconti delle varie attrici molestate variano parecchio, perché ci sono anche donne che, più o meno gentilmente, hanno rifiutato le avances, preferendo tutelare il rapporto con se stesse piuttosto che avere successo sugli schermi.
Il pensiero va immediatamente al film “Bellissima” di Luchino Visconti in cui una madre ambiziosa – la splendida Anna Magnani – cerca nella carriera figlia il riscatto per ciò che lei non ha realizzato: uno spaccato del mondo di celluloide viene offerto con un impietoso racconto delle traversie e della seguente amarezza della donna alla scoperta della truffa con cui ha perso un denaro destinato a miglior fine.
Il regista racconta la realtà popolare piena di contraddizioni con occhi sempre lucidi, talvolta impietosi, senza sentimentalismo o idealizzazioni, ma conclude con l’assoluzione della donna che riconosce la falsità della “fabbrica di sogni” e decide di tutelare la propria figlia da un percorso probabilmente distruttivo.
Quanti sono oggi i genitori che mostrano ai propri figli l’importanza di avere obbiettivi realizzabili e indicano, con l’esempio, la via da seguire?
Essere genitore non è semplice perché spesso si tende a proiettare sulle proprie creature le problematiche vissute nell’adolescenza e a compensarle con le possibilità acquisite nel percorso della vita.
Non poche volte l’intervenire nelle situazioni conflittuali che i giovani devono affrontare, significa togliere loro la capacità di imparare a combattere: una battaglia persa insegna a cercare il modo di vincere la guerra.
La felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta. (Confucio)
Civico20News
Chicca Morone
Editorialista
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Condivido completamente la visione dell’autrice. Nonostante gli elementi orribili che inanella, il suo uno stile espositivo che trascina alla lettura quasi senza respiro.
Grazie – Pasqua Teora
Alla fine della fiera sí potrebbe dire:” viva Confucio”. Considerando tutto quanto letto prima, non bastano aggettivi quali: inqualificabile, violento, aggressivo, totalmente inconcepibile.
Questo è il nostro mondo, purtroppo, e non posso nemmeno scendere!
Una rapida analisi di ció che stiamo vivendo, chiusi nell’ incantesimo che solo con consapevolezza reale della realtà riusciranno a liberarsi dalla schiavitù.
G.A.Sanna
Un panorama esauriente del mondo in cui ahimè viviamo.
Articolo serio e bravo ad informare.E’ chiaro nello scritto e di comprensiva lettura.Mi auguro possa indurre a riflessioni.Di questi tempi, non ne sono così certo.Grazie comunque e speriamo produca effetti.