Quello che dovrebbe manifestarsi e quello che sarebbe bene sparisse…
Esattamente due settimane dopo il solstizio invernale si “presenta” a noi l’Epifania, festività con cui i Celti festeggiavano la dea Perchta, personificazione al femminile della Natura invernale.
Un evento per i Romani legato alla dea Diana, divinità che presiedeva non solo alla caccia ma anche alla semina: infatti era percepita come aleggiante sopra i campi… una donna volante che ci ricorda la nostra Befana.
Due divinità femminili e non a caso legate alle fasi lunari, esattamente 14 giorni dopo il solstizio, il periodo più propizio per la terra di raccogliere il seme, quello della massima fertilità non solo per la donna.
Una festività che si celebra a metà del ciclo della luna in perfetto equilibrio nella dinamica di vita e morte, luce e ombra, bene e male: se da una parte cresce dall’altra cala, se è in pieno fulgore, dall’altra entra nelle tenebre in un rincorrersi secondo un percorso ben definito.
“Epìfaneia” in greco significa “apparizione” momento al di là della realtà, dove l’umano può percepire quel qualcosa che lo collega a sensazioni non inducibili razionalmente.
La tradizione cristiana vede in questa data l’apparizione dei Re Magi alla grotta di Betlemme: oro, incenso e mirra, tre doni che vibrano intensamente e riconoscono nel Bambino il dio d’Amore.
Certo è che se il Bambino dovesse nascere oggi si troverebbe sotto le macerie di Gaza dove sono stati trucidati circa 20.000 esseri umani (il 70% donne e bambini), la cui unica colpa è stata quella di nascere in una terra ricca di gas che fa gola a troppe persone.
L’ipocrisia di invocare una “difesa” contro l’attacco terroristico del 7 ottobre, presume – erroneamente – la scarsa conoscenza della reale situazione da parte nostra: i servizi segreti di tutto il mondo sanno benissimo dove si trovi Hamas e da chi sia foraggiata.
Noi tutti, impotenti di fronte a un simile genocidio, non dissimile alla strage degli innocenti ordinata da Erode e descritta in modo esaustivo nel Vangelo secondo Matteo (2,1-16), non siamo in grado di far dichiarare un “cessate il fuoco”; possiamo solo vedere giovani, anziani di ogni ceto manifestare contro l’invasione della Palestina nelle piazze di tutto il mondo e in numero macroscopico, tranne qui in Italia dove sbirciamo dalla serratura le problematiche in casa Ferragnez.
Altra storia è l’invasione dell’Ucraina, decretata da quel cattivone di Putin, contro il quale oggi esiste un mandato di arresto internazionale per aver deportato bambini ucraini da Mariupol sotto le bombe, non proprio tutte russe.
Non mi risulta alcuna sanzione nei confronti di Netanyahu o dello Stato di Israele.
Un protocollo di violenza che si ripete, perché anche le varie tribù di Sioux, Cheyenne, Apaches, Kiowa subirono l’analogo trattamento inferto oggi ai Palestinesi: i coraggiosi inglesi e francesi prima sterminarono i bisonti, risorsa basilare per il loro sostentamento, poi trovarono modo di radere al suolo accampamenti uccidendo donne, bambini e vecchi del tutto inermi; arrivando persino ad addurre come scusa una supposta danza di guerra che in realtà era un’invocazione alla divinità affinché potessero essere restituite ai legittimi proprietari le terre confiscate.
Ovunque nel mondo si ripete il rituale di orrori come a Leningrado dove “Il pane era come oro” sono state le parole di un sopravvissuto all’assedio; un altro eccidio, anche questa volta perpetrato dai nazisti, durante la seconda guerra mondiale: perché è questa strana idea di essere “superiori” che spinge pochi uomini a sopprimere altri fratelli con diverse culture e tradizioni, con un’identità ben definita, solitamente legata alla terra e agli avi.
Non diversa la situazione a Gaza dove il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant il 9 ottobre (48 ore dall’attacco) ha dichiarato il blocco totale della città: niente l’acqua, niente gas, niente cibo, niente elettricità, le case distrutte, i forni e gli ospedali bombardati, gli sfollati uccisi a sangue freddo… un crimine di guerra, un eccidio programmato da tempo, con il consenso (se non la vera organizzazione) dei soliti padroni della terra.
Inutile appellarsi al diritto umanitario internazionale che proibisce la morte per fame dei civili, discutibile metodo di guerra, come recita il rapporto che cita lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale.
La legge è uguale per tutti, sta scritto nei nostri tribunali… per alcuni però c’è una diversa “interpretazione” della legge.
Per non parlare della difficoltà all’accesso degli aiuti umanitari ostacolati dalle milizie che occupano il territorio: straziante è il video della bimba con un sorriso molto espressivo mentre, trotterellando, si affaccia dalla tenda per prendere il pane che l’operatore le offre. Ma perché l’uomo ama così tanto la guerra?
Forse dovremmo chiederci perché un gruppo di uomini ama così tanto le guerre… e una spiegazione c’è; l’ha data Julian Assange pagando a caro prezzo queste sue parole.
Facendo riferimento all’invasione dell’Afganistan, un paese poverissimo e facilmente soggiogabile (se quella fosse stata l’intenzione genuina delle super potenze coinvolte) ha dichiarato in un video del 2011 “Non esiste una sofisticata resistenza afgana, ma piuttosto c’è la volontà di riciclare denaro al di fuori delle zone tassabili americane o europee e trasferirle nelle mani dell’Élite Transazionale della “sicurezza”. La coalizione contro la guerra è importante, perché dobbiamo prevenire che diventi normalità: le nuove generazioni non devono credere che tutto ciò sia usuale”
E sappiamo come è finita…
La guerra, come questo eroico giornalista ha previsto, è diventata normalità e, stranamente, sempre orchestrata da un gruppo di persone ben identificate, burattini e burattinai nello stesso tempo.
Non è possibile non vedere dietro ai numerosi episodi di questi ultimi anni una regia ben chiara e oltretutto dichiarata in anni non sospetti.
Jacques Attali, scrittore, economista e non a caso banchiere, nato ad Algeri sotto il segno dello Scorpione, è stato consulente di diversi presidenti francesi, da François Mitterand a “creatore” – come lui stesso dichiara – di Emmanuel Macron: legato alle famiglie Rothschild e Rockfeller nonché al presidente del Forum Economico Mondiale, Klaus Schwab (tutti di origine askenazita).
Nel 1998 ha pubblicato il saggio “21st Century Dictionary” dove gli argomenti prevedono una futura pandemia per stabilire una forza di polizia mondiale che alla fine possa diventare una potenza planetaria.
Entra anche nel particolare con termini come “epidemia”, “terapia genica”, “terapia genica con nanotecnologie” infiorato dal concetto che il motore dei mercati e della democrazia sia “il panico, la paura”.
A questo proposito consiglio fortemente di informarsi su robot con sembianze umane e anche animalesche (simpatici cagnolini pronti ad azzannare chiunque non ubbidisca a quello che dall’alto ci verrà imposto) che possono vigilare sul territorio.
Il controllo totale sulla popolazione mondiale è lo scopo ultimo di questa élite, convinta che il loro potere economico li autorizzi a decidere che cosa è bene e che cosa è male per noi.
In Italia la sperimentazione sul grado di tolleranza alle vessazioni attraverso l’imposizione del siero magico ha dato buoni risultati, perché la paura diffusa a 360° da giornali e televisioni ha reso la popolazione semplicemente terrorizzata da tale martellio, incapace di ragionare e ascoltare quei medici non collusi con le case farmaceutiche, non piegati ai protocolli dettati dalla politica.
La stessa paura che cercano di inocularci oggi per forzarci ad assumere l’identità digitale: con la scusa dell’antiterrorismo in Nigeria dal 28 febbraio 2024 entra in vigore la nuova direttiva della Nigerian Communication Commission.
Tutte le SIM non abbinate a un NIN (numero di identità nazionale, proposto già nel 2021) verranno spente per sempre: chiunque non abbia dato il consenso per l’identità digitale si troverà con la SIM disattivata e impossibilitato totalmente a comunicare; prodromo, ovviamente, di un capillare controllo ovunque, anche nelle banche per i prelievi del denaro.
È questo che ci aspetta?
A ben vedere, data la spinta alla sopraffazione dettata dall’ingordigia di chi già possiede molto denaro e potere ma non ne ha mai abbastanza (nel piccolo come nel grande), potrebbe anche emergere un escamotage del genere.
Siamo noi che dobbiamo stare all’erta e non cedere alla paura.
D’altra parte se loro danno molto valore al denaro, cercando di averne il più possibile, convinti che la loro importanza si misuri in proporzione al posseduto, per noi il ridurre al minimo il superfluo ed entrare in sintonia con i nostri simili potrà comporre una coalizione inespugnabile.
Mitakuye Oyasin recita una preghiera dei Lakota Sioux: tutto è connesso, siamo tutti fratelli, apparteniamo alla stessa famiglia… sempre tenendo conto che Caino, il primogenito di Adamo ed Eva, qualche problema nei confronti del fratello minore ce l’aveva, come capita spesso nelle dinamiche familiari ancora oggi, quando non esiste il rispetto per l’altro e a volte l’amore è solo possesso!
Chicca Morone – Editorialista