
Insomma, vogliamo davvero suicidarci?
Vogliamo davvero la terza guerra mondiale? Vogliamo assistere a un genocidio senza reagire? Vogliamo distruggere la terra con missili e bombe ad alto potenziale contaminante? Vogliamo continuare a essere intossicati dalle scie chimiche che quotidianamente si intrecciano nei nostri cieli?
Insomma, vogliamo davvero suicidarci?
Sul web circola un filmato particolarmente incisivo: è ambientato in un futuro datato 2040 in cui ricorre il 16° anniversario del genocidio palestinese.
A Seattle (USA), Berlino in Germania, Seul in Corea del Sud e Parigi in Francia nelle piazze dove si ergono monumenti commemorativi o musei alle cui pareti spiccano le immagini di Gaza, genitori o nonni abbassano gli occhi e non sanno rispondere alle semplici domande dei ragazzini “Ma tu dove eri?” “Perché hai lasciato succedere tutto questo?” “Perché non avete fatto niente?” “Cosa facevi durante il genocidio?” “Ma tutto questo accadeva davanti ai vostri occhi?” “Tu stavi solo a guardare?” “Perché, mamma, mentre i bambini come noi venivano massacrati, nessuno si è ribellato?”
Già, dove siamo? Cosa stiamo facendo per porre fine agli orrori di cui non siamo vittime dirette, ma responsabili in ogni modo?
Per quanto si cerchi di trovare la soluzione non è cosa semplice, perché anche Davide con la sua piccola fionda si era esercitato parecchio prima di comparire di fronte al gigante Golia e noi non siamo molto abituati a ergerci nella nostra statura morale per impedire la sopraffazione di chi, con il potere economico e finanziario, ci vorrebbe tutti schiavi obbedienti.
Sì, ci sono stati casi in cui i nostri rappresentanti avevano avuto l’ardire di contrastare i diktat “extra moenia”.
Casi che hanno visto lottare Enrico Mattei, convinto dell’importanza dell’indipendenza energetica italiana per tenere sotto controllo i prezzi e far sì che la piccola e media industria non fossero soffocate dalle multinazionali durante la ricostruzione, nel dopoguerra: tragico incidente aereo mise fine alla sua vita e ai progetti di trivellazione nella pianura padana.
Aldo Moro e il suo compromesso storico non erano graditi ai nostri colonizzatori angloamericani, vincitori della seconda guerra mondiale: famoso l’ultimatum – di sapore mafioso – ricevuto da Harry Kissinger. Così lo statista democristiano è stato eliminato, barbaramente giustiziato: non liberato, nonostante il covo fosse stato indicato da più parti.
Bettino Craxi, “fatto fuori” non fisicamente ma politicamente, dopo aver osato rivendicare la giurisdizione territoriale dell’aeroporto di Sigonella, dove terroristi palestinesi erano stati costretti ad atterrare.
Noi sempre in silenzio di fronte ai vari suicidi/omicidi/infarti atipici di coloro che, durante la psico-pandemia, cercavano di contrapporsi con argomentazioni scientifiche a una narrazione clamorosamente inaccettabile e che ora risulta per quello che è stata: una truffa mirata al nostro depopolamento.
Ci sostituiranno i baldi extracomunitari – invitati calorosamente dalle varie Von Der Leyen e compagni di merenda – cittadini a tutti gli effetti dopo cinque anni di presenza sul suolo italiano, se il prossimo referendum ottiene il risultato sperato?
Turbo-tumori, malattie autoimmuni, infarti tra i bambini, aborti spontanei, infertilità, autismo… come se davvero l’inquinamento o qualche altra strana congiuntura potesse causare una simile crescita esponenziale di “casi”.
Ma a Gaza adesso è davvero troppo: un vero e proprio genocidio si sta compiendo sotto i nostri occhi e per quanto il mainstream compatto cerchi di minimizzare o di oscurare le terribili immagini di un popolo stremato, ormai la misura è satura.
Un genocidio che ha le sue radici di odio molto lontane, sotto gli occhi di tutti e che risale a più di un secolo fa.
Per comprendere ciò che sta succedendo in Palestina oggi bisogna risalire alla fine dell’Ottocento (1884) quando alla Conferenza di Berlino i grandi della terra decidono di spartirsi l’Africa: con squadra e righello (o compasso?) tracciano linee secondo il principio della “Terra nullius”. Che questa terra sia di “nessuno” è un concetto per lo meno inquietante, ma con l’arroganza di chi ha il potere economico si prosegue nel progetto, decidendo che le terre abitate da popolazioni incivili possono essere occupate legittimamente da civiltà superiori.
Nel cuore dell’antica Gerusalemme esiste però un colle chiamato Sion che sarà il fulcro di cambiamenti epocali ovunque: diventa l’ispiratore di un movimento formato da un gruppo di nazionalisti che decide di trasformare la Palestina nell’antica patria degli ebrei, quelli esiliati nel 70 d.C. dopo la distruzione del Tempio dal futuro imperatore romano Tito.
La nascita del Sionismo ha tutte le ragioni di questo mondo, non altrettanto quando in eterno viene perpetrato nei confronti degli altri quello che si è subito.
Quando in Europa all’inizio del Novecento incomincia a svilupparsi un effettivo antisemitismo, per trovare un luogo sicuro in cui sentirsi “a casa”, cioè convinto che la Palestina fosse la famosa Terra Promessa, un giovane ebreo polacco David Grün, cioè David Ben Gurion, la raggiunge con il gruppo dei giovani, altrettanto decisi a formare lo stato di Israele: sono i “New Hiyishuv” che hanno seguito le orme degli “Hold Hiyishuv” giunti prima delle spinte ideologiche e senza ambizioni politiche.
Nel 1909 incomincia una vera e propria organizzazione civile per cui anche paramilitare: sono gli HASHOMER (Guardiani) a protezione dei loro insediamenti dove gli arabi non erano entusiasti dell’ormai quasi 60.000 coloni.
Con il passaggio della Palestina dall’Impero Ottomano al Protettorato britannico alla fine della prima guerra mondiale, inizia un lungo percorso di autodifesa autonoma degli ebrei per gli ebrei: nasce così la HAGANAH, milizie israeliane in un primo tempo in collaborazione con protettorato britannico. Ovviamente la convivenza delle due, anzi tre, etnie non è semplice e nell’agosto 1929 esplode la rivolta di Hebron in cui vengono uccisi 65 ebrei: questo provoca la scissione dell’organizzazione militare e la nascita dell’IRGUN un sionismo violento, per cui gli arabi sono solo da uccidere.
Ma un nemico ben più imponente di arabi o britannici per gli ebrei si delinea all’orizzonte nel 1933 quando sale al potere il NAZISMO: l’antisemitismo dilaga in Germania e non solo.
In Palestina all’epoca si stimava ci fossero circa 83.790 ebrei, che rappresentavano circa l’11,14% della popolazione totale, ma tra il 1933 e il 1939, circa 60.000 ebrei tedeschi riescono a emigrarvi e la pace avrebbe dovuto essere finalmente raggiunta.
Non è così perché la Gran Bretagna, nella funzione del suo Protettorato, impedisce in tutti i modi agli ebrei, perseguitati in Europa, di raggiungere la Palestina, vietando persino loro la possibilità di acquistarvi terreni.
Così dall’IRGUN si distacca un ramo, ancora più violento: il LEHI organizzazione sionista di estrema destra, dichiaratamente terroristica, che vuole cacciare dalla Palestina i Britannici e chiunque ostacoli il progetto della Grande Israele.
Inizia quindi un lungo e ancora più cruento periodo di stragi.
6 novembre 1944 viene ucciso Lord Moyne, ministro britannico x il Medioriente.
22 luglio 1946 Attentato al King David Hotel di Gerusalemme, sede del quartier generale britannico: 91 morti e l’IRGUN inaugura la stagione dei camion bomba.
31 ottobre 1946 a Roma, via XX settembre attentato all’ambasciata britannica rivendicato dall’IRGUN.
9 dicembre 47 attentato contro civili arabi: 20 morti a opera dell’HAGANAH.
5 gennaio 48 bomba all’Hotel Semiramis di Gerusalemme, opera dell’HAGANAH.
9 Aprile 1948 massacro di Deir Yassin rivendicato da IRGUN e LEHI: 120 civili uccisi.
14 maggio 1948 finalmente i Britannici abbandonano la Palestina ma i massacri continuano.
14 maggio 1948 in concomitanza con l’uscita degli ultimi britannici nasce il moderno Stato di Israele: David Ben Gurion ne è il Primo Ministro.
26 maggio 1948 nasce anche IDF Israel Defense Force, “L’esercito più morale che esista” secondo il primo ministro Benjamin Netanyahu, definito come un modello di efficienza, di disciplina, esaltato per le prodezze tecnologiche e la virtù democratica (quello che i 7 ottobre non ha rilevato l’arrivo di terroristi in deltaplano…) a difesa del “terrorismo” di cui il giornalista Julian Assange ha dato non poche delucidazioni
17 settembre 1948 viene ucciso Folke Bernadotte, diplomatico, filantropo e operatore umanitario svedese, noto per aver negoziato e ottenuto la liberazione di circa 31.000 prigionieri dai campi di concentramento tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Dopo il conflitto, inviato come mediatore dalle Nazioni Unite nella controversia israelo-palestinese, nonostante il suo ruolo passato, è ucciso a Gerusalemme dall’LEHI: era colpevole di aver proposto un piano che prevedeva il rientro nelle loro terre dei palestinesi fuggiti.
Queste, in sintesi, le operazioni militari attive condotte dal braccio armato dei coloni israeliani fino alla fondazione dello Stato; non differenti da altre operazioni di difesa e aggressione proseguite fino al giorno d’oggi, senza voler entrare in merito a diritti e doveri nei confronti degli “altri”.
Stupisce però che il 7 ottobre, nonostante tutta questa cultura e preparazione sull’argomento “terrorismo” le difese israeliane, con l’esercito più all’avanguardia per strumentazione tecnologica, non abbia saputo prevenire l’attacco terroristico di Hamas: incredibile blackout a tutti i livelli…
Oggi abbiamo davanti agli occhi immagini di bambini palestinesi scheletrici, non diversi da quelli sopravvissuti dai campi di concentramento tedeschi; bambini che vengono uccisi con precisione chirurgica da soldati sghignazzanti, quelli che raccontano di aver fatto cadere scatolette di cibo per poter prendere la mira e uccidere facilmente uno dei tanti affamati.
Però nello scorso novembre a Gaza sono arrivati non meglio identificati operatori sanitari che hanno inoculato ai bimbi il “vaccino” antipolio… mi astengo da qualsiasi commento e non voglio neanche sapere quante siano state le vittime di questo siero magico.
E che dire dei giornalisti uccisi a Gaza?
In un anno e mezzo più che in tutte le guerre mondiali, in Vietnam, nei Balcani e in Afganistan messe insieme: tutti palestinesi.
“Una mattanza premeditata, un attacco al diritto di informare: 217 persone, e forse più, assassinati mentre indossavano il giubbotto con la scritta PRESS, mentre cercavano di informare l’opinione pubblica su quello che stava succedendo.
È questo silenzio a renderci tutti colpevoli di fronte a questa strage: sarebbe stato lecito attendersi un coro unanime di sdegno da parte dei nostri giornali, le nostre televisioni, le nostre radio.
Ma ciò non è accaduto.
Sullo sdegno ha prevalso il silenzio, e la mistificazione della realtà secondo le veline dell’esercito israeliano e del suo governo.
In molti tacciono per paura di essere etichettati, discriminati, isolati, diventando complici di una strage permanente del popolo palestinese, del diritto internazionale, dei più elementari diritti umani.
Complici di un Genocidio (altrimenti definito dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres “campo dì sterminio” e su cui la Corte internazionale di Giustizia si appresta a sentenziare in base alla definizione dell’Onu del 1951)” è l’appello promosso dal Movimento Giustizia e Pace in Medio Oriente per rompere il silenzio dei media e della politica sul genocidio del popolo palestinese.
Noi che cosa possiamo fare?
Ascoltare chi ha il coraggio di parlare nei pochi spazi concessi dalle tv, di scrivere e pubblicare ovunque si trovi il modo.
Non tacere, non aver paura di parlare, di diffondere informazioni certe, anche se queste verranno tacciate di controinformazione: ci siamo svegliati in molti e oltreoceano sono molto avanti rispetto a noi, dimostrando come il globalismo scricchioli abbondantemente e come ciò che una volta sembrava inaffondabile oggi stia inabissandosi.
Ma anche da questo luogo altrettante insidie si stanno condensando: l’America vuole Europa e Russia deboli, per cui il “divide et impera” si sta facendo strada in modo subdolo, come negli anni Trenta quando, con il riarmo della Germania hitleriana, siamo finiti nel caos più demenziale… e conosciamo benissimo i nomi dei sovvenzionatori/investitori di tanto orrore.
Anche la protervia di chi crede di possedere le armi necessarie per tenere in pugno l’umanità può incontrare difficoltà impensate.
Sapendo di suscitare non pochi sorrisi ironici, insisto sull’importanza della Spiritualità come ancora di salvezza per ogni singolo individuo, figlio della Madre Terra e di Padre Cielo.
Ricordo sempre la frase “Chi da tutto per scontato fa una vita di saldi” e quindi in ogni situazione continuiamo ad ascoltarci profondamente, a non lasciarci manipolare da realtà di cui non siamo convinti, vedendone le derive: in fondo si tratta di riappropriarci del nostro istinto di sopravvivenza, fortemente legato a valori che hanno a che fare con le parole “collaborazione” e non “competizione”.
Civico20News
Chicca Morone
Editorialista
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Splendido pezzo che farò girare. Complimenti. Angelo Gaccione, Milano.
mille grazie, sei un… Angelo!
Una situazione spaventosa . Ho apprezzato molto quello che hai scritto. Speriamo che si mettano d’accordo e che possano ricominciare a vivere .lella
Se la parola Spiritualita’ fa sorridere alcuni, usiamo la parola di Faggin. Consapevolezza. Consapevolezza che ogni azione ogni parola ogni pensiero malvagio uccide un bambino. Fa sorridere? Chi sorride provi ad essere benevolo e un adulto felice con i propri cari e ne avrà la prova. Quei bambini anche sono i nostri cari. Mi strazia l anima pensarli.
quelli che sorridono alla parola spiritualità hanno anche da ridire su Faggin, fidati! Vedere l’ottusità sull’argomento in persone che reputi intelligenti fa davvero male, ma bisogna accettare che ognuno abbia il suo percorso evolutivo e la loro meta sia diversa dalla nostra. Grazie per la lettura
In un mondo dove tutto sembra calcolato, controllato, ingabbiato, ricordarci della nostra connessione con qualcosa di più grande — la Terra, il Cielo, il Mistero — è forse l’atto più rivoluzionario.
La spiritualità non è un rifugio per ingenui, ma una bussola interiore che ci aiuta a distinguere il vero dal falso, l’essenziale dal superfluo.
Grazie per questo richiamo al valore della collaborazione: solo tornando a sentirci parte di un tutto possiamo sperare di affrontare le sfide più grandi, senza soccombere al cinismo o alla paura
Nessuno viene lasciato solo… e quello che può sembrare negativo spesso si risolve in una occasione più che positiva: evviva la psicopandemia che ci ha fatto incontrare sulle barricate della saggezza e della fratellanza profonda. Grazie per le tue parole
Complimenti per questo pezzo, un analisi molto attenta e veritiera. Lo convidero` a più non posso. Grazie🙏
mille grazie…
Storia magistrale vitae, nunzia vetustatis.Grazie Chicca di sostituirti agli pseudo storici, partigiani colpevoli di disinformazione o di informazione parziale,ripotandoci alla riflessione ed alla costruzione di uomini che non subiscono passivamente quanto viene loro “venduto”.
Gli errori sono del cellulare.
Grazie! Non è sostituzione, ma alternativa perché ci sono le persone che hanno bisogno della narrativa corrente e non vogliono scoprire altro: per noi, forse ultimi dinosauri, tutto questo non basta perché è talmente assurdo e incoerente quel che ci propinano da risultare un’offesa alla nostra intelligenza.
Magnifico articolo! E, soprattutto, mi piacerebbe davvero che “l’importanza della Spiritualità come ancora di salvezza per ogni singolo individuo, figlio della Madre Terra e di Padre Cielo” fosse risolutiva ed efficace…
Gutta cavat lapidem… e noi continueremo a vivere ringraziando Madre Terra e Padre cielo di averci dati alla luce come cittadini del mondo, consapevoli dei nostri compiti nel breve passaggio in questa vita. Grazie per la lettura