
Da Madonna a Francesco, il lutto di un paese…
In questi giorni così significativi per i cristiani, è giunto l’annuncio dal Vaticano “Alle 7.35 il vescovo di Roma è tornato alla casa del Padre”.
Di quest’uomo, definito un gigante nella storia della Chiesa, mi piace ricordare le parole inviate il 2 maggio 2018 ad Ana María Careaga, figlia della “desaparecida” nel dicembre 1977 Esther Ballestrino de Careaga, la fondatrice dell’associazione «Madri di Plaza de Mayo».
“Cara Annamaria in questi giorni in cui si ricorda il 30 aprile del ‘77, anniversario della fondazione delle “Madri” (di Plaza de Mayo ndr), quando le madri si sono organizzate, mi ricordo tanto di tua mamma, che lavorò tanto, che fu una lottatrice e insieme a lei tante donne che lottarono per la giustizia, sia perché avevano perso i loro figli o semplicemente donne madri che, vedendo il dramma di tanti figli scomparsi, si sono aggregate per lottare anche per questo. Sono sicuro che, oltre al loro riconoscimento universale, Dio ce le ha nel suo cuore. Sono lottatrici, lottarono per la giustizia e ci hanno insegnato la strada che bisogna percorrere per andare avanti…”
Le Madri di Plaza de Mayo (in spagnolo Asociación Madres de Plaza de Mayo) sono le coraggiose donne che hanno guidato il movimento pacifico di resistenza contro la dittatura militare e la repressione in Argentina, in risposta alla sparizione forzata e alla tortura di oppositori politici, i dissidenti scomparsi tra il 1976 e il 1983.
Dal soglio pontificio il 2 maggio 2018 papa Bergoglio ha inviato il messaggio e pregato per queste figure emblematiche della lotta contro le dittature: anime luminose che nonostante intimidazioni, arresti, torture e violenze hanno continuato a riempire la piazza principale di Buenos Ayres ogni giovedì pomeriggio per circa mezz’ora, percorrendola in senso circolare, attorno alla piramide che si trova proprio al centro.
Con un fazzoletto bianco in testa – simbolo del primo pannolino del loro figlio – non hanno mai smesso di chiedere giustizia e la restituzione dei corpi, cosa spesso impossibile, visto che per la maggior parte di loro sono scomparsi nell’oceano, vittime dei cosiddetti “voli della morte”.
In Argentina sono esistite anche, le “Abuelas de Plaza de Mayo”, organizzazione di attivisti e attiviste che hanno cercato le migliaia di bambini scomparsi, sottratti ai loro genitori durante la dittatura militare: alcuni, ritrovati per la determinazione di questi nonni, hanno scoperto di essere figli dei collaboratori di quei militari, spesso aguzzini delle loro vere famiglie.
Le donne. Proprio in questo lungo e travagliato periodo finale della sua vita, il pontefice ha dichiarato “Dobbiamo guardare al mondo con gli occhi delle madri, con lo sguardo della pace” testimoniando così l’importanza della donna nella società contemporanea, nucleo fondamentale della vita e dell’evoluzione del genere umano (fatta eccezione per alcune deliranti paladine della deriva globalista).
Il futuro papa Bergoglio ha dato anima al corpo il 17 dicembre 1936 a Buenos Ayres e lo ha lasciato in Vaticano il Lunedì dell’Angelo, giorno dal significato particolare, in cui tradizionalmente fu proprio l’inviato celeste ad annunciare alle donne, davanti al sepolcro vuoto, la Resurrezione del Cristo.
Lunedì il 21 aprile 2025 sotto l’influenza di una Luna congiunta a Plutone in Acquario – il regno di Saturno nonché di Urano – all’ultimo quarto, ha iniziato il lungo Viaggio nell’Oltre, dove dovrà affrontare e giudicare ogni singolo atto compiuto in vita, come tutti noi.
Ora i portali del Cielo gli saranno aperti e potrà incontrare nuovamente tutti coloro che nella vita sono stati importanti: i genitori, i maestri, i papi che lo hanno proceduto, ma anche i suoi conterranei, gli argentini a cui non ha mai dedicato un viaggio apostolico fin dalla sua elezione al soglio pontificio…
Forse l’episodio del 23 maggio 1976, quando i militari della marina argentina compirono la retata in una baraccopoli di Buenos Aires e arrestano i gesuiti Orlando Virgilio Yorio e Francisco Jalics, fu per l’allora arcivescovo un segnale troppo forte, rimasto indelebile, tanto da precludere in lui il desiderio di tornare in quella terra.
Perfino le infamanti accuse di aver coperto, durante il suo arcivescovado, gli abusi di preti pedofili come Julio Grassi (condannato a 15 anni di carcere) e anche – dopo essere stato eletto papa – di aver conservato l’amicizia con Gustavo Vera, il fondatore di La Alameda, una ONG accusata di nascondere un traffico di minori da Natacha Jaitt (poi suicidatasi poco prima della testimonianza in tribunale, presa dai rimorsi) devono aver consolidato in lui la certezza che quella terra non meritasse un solo suo sguardo.
Potrebbe anche essere stata la sua appartenenza al Gruppo di San Gallo a decidere l’inopportunità di raggiungere il suolo natio: il gruppo informale di prelati di alto rango e riformisti che si incontravano ogni anno a gennaio vicino a San Gallo, in Svizzera, per scambiarsi liberamente idee su questioni ecclesiastiche, ha avuto sicuramente molti nemici un po’ ovunque…
D’altra parte contrastare la svolta conservatrice di Benedetto XVI, favorire le sue dimissioni e infine raggiungere il soglio pontificio, portando delle istanze riformatrici e liberali, ha trovato nella Chiesa stessa parecchie opposizioni, non ultima quella del Cardinale Carlo Maria Viganò, opportunamente scomunicato per scisma nel 2024.
Riposa in pace, Francesco!
Civico20News
Chicca Morone
Editorialista
Ottimo commento, concordo con la sottile ironia
Tanti cari auguri
GRAZIE… CI CONOSCIAMO BENE!
Brava Chicca. Da diffondere.⁷
Grazie, sempre troppo gentile!
Grazie Chicca.
grazie a te per la sempre vigile lettura!
Ottimo tributo in questo momento così particolare
Grazie, amico di battaglie combattute con l’anima!
Brava Chicca, grazie!