La punteggiatura è importante
Su cortese richiesta del nostro direttore editoriale Giancarlo Guerreri inizia oggi una serie di articoli che intendono sottolineare l’importanza dello scrivere bene, con cura, tenendo in debito conto il rispetto per la nostra bella lingua e forse ancora di più per chi ci legge. Quindi, bando alla abbreviazioni che generano spesso confusione, alla mancanza di attenzione per punteggiatura, apostrofi, accenti, congiuntivi e condizionali, nonché all’ortografia. Nel mare magnum dell’attuale disinteresse per la correttezza ( in tutti i sensi) del modo di esprimersi sia a voce sia soprattutto per iscritto è difficile stabilire da dove cominciare per dare qualche modesto suggerimento. Ma siccome da qualche parte bisogna pur iniziare, partiamo dalla punteggiatura.
Prima di tutto chiariamo che la punteggiatura non è un di più, qualcosa che si aggiunge tra le parole dopo che si è scritto un periodo; mi è capitato più volte di sentir dire questa sciocchezza , anche da persone insospettabili.
Al contrario la punteggiatura è parte integrante del discorso, è necessaria affinché il pensiero sia chiaro e non dia adito ad equivoci. Celebre il titolo del bestseller di Lynne Truss “ Eats, Shoots and Leaves (Mangia, Spara e Se ne va, titolo riferito alle abitudini di un pistolero) che, se privato della virgola, suona Mangia germogli e foglie, cioè passa a descrivere le abitudini di un panda. Quindi senza punteggiatura non andiamo da nessuna parte, se vogliamo farci capire; meglio ancora, la mancanza di una buona punteggiatura rende impossibile la lettura ad alta voce, a meno di essere campioni di apnea e quindi dotati di polmoni straordinari. Ma di solito non si richiede questa abilità per una lettura ad alta voce. Quindi impariamo ad usare la punteggiatura e anche chi ha un po’ di raffreddore potrà farci ascoltare il brano che desidera, magari con qualche nasale che sfuma in labiale ( “m” che sembra una “b”), ma senza equivoci quanto al significato.
Cominciamo con qualche osservazione e qualche suggerimento preliminare: quando si legge un passo e si arriva alla fine senza fiato, qualcosa non va. La punteggiatura scandisce le pause necessarie perché possiamo concludere anche un lungo periodo senza boccheggiare. Provate a leggere il celeberrimo incipit dei Promessi Sposi senza punteggiatura:
Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti tutto a seni e a golfi a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli vien quasi a un tratto a ristringersi e a prender corso e figura di fiume tra un promontorio a destra e un’ampia costiera dall’altra parte e il ponte che ivi congiunge le due rive par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione e segni il punto in cui il lago cessa e l’Adda rincomincia per ripigliar poi nome di lago dove le rive allontanandosi di nuovo lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
Qualcuno è sopravvissuto? Complimenti ai vostri polmoni! (Tra l’altro, ecco qui un ottimo esempio di uso del punto interrogativo e del punto esclamativo).
Ma per i comuni mortali l’impresa è impossibile. Per fortuna arriva in nostro soccorso la punteggiatura, usata in questo caso magistralmente da Manzoni. Provate a rileggere il passo così come lo ha scritto lui e i vostri polmoni vi ringrazieranno, così come le vostre cellule grigie che riusciranno a “vedere” nel dettaglio, con gli occhi della mente, il tratto di lago descritto da Manzoni. Due risultati non da poco, direi.
Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
Per gli interessati, un suggerimento per verificare le proprie competenze sulla punteggiatura; trovate un’anima pia disposta a dettarvi qualche periodo manzoniano senza che dalla sua voce emergano le pause segnate dai segni di interpunzione, né il tono dia indicazioni sul senso, oppure cercate l’opzione che cancelli la punteggiatura da una pagina (immagino esista, anche se non saprei indicarvela) e poi cimentatevi nell’inserire i punti, le virgole, i punto e virgola e tutto ò che ritenete più opportuno. Se il risultato è uguale alla pagina manzoniana, complimenti, avete superato la prova a pieni voti. Se ci sono delle differenze, niente di male; può darsi che il periodo scorra benissimo, ma la vostra sensibilità linguistica sia diversa da quella di don Lisander. Se le differenze sono molte, probabilmente avete bisogno di qualche chiarificazione sull’argomento. Se vi va, date un’occhiata ai miei prossimi articoli che si dedicheranno con più precisione ai principali segni di interpunzione.
Ogni commento risulterà gradito
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