La storia narrata con l’ipotesi del “se….”
La storia, come è ampiamente dimostrato, non si fa con i “se”, ma attraverso percorsi obbligati di cui è impossibile prevederne a priori gli esiti.
Tuttavia, a titolo di esercizio puramente speculativo, è curioso dare spazio a questa tentazione che offre possibilità ipotetiche e alternative.
Non possiamo negare che il confronto tra la realtà storica, che si è realizzata, e la suggestione di sviluppi storici alternativi, che avremmo auspicato, generi un’aspettativa deludente e mutilata.
Tuttavia. l’inevitabile richiamo alla realtà che ci circonda, ci obbliga a considerare la sensazione percepita come una fugace illusione da archiviare.
Al riguardo segnalo il sintetico e interessante articolo di Giorgi Atanasov, pubblicato su Quora (piattaforma–forum) del19 febbraio 2024, che riporto integralmente.
Buona lettura.
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Se Cavour non fosse morto nel 1861 ma avesse continuato la sua carriera politica come sarebbe cambiata la storia del paese?
In meglio. A differenza dei suoi successori, Cavour era un grande statista che vedeva oltre il proprio naso ed era capace di volgere sempre gli eventi a proprio favore. Lo dimostrò quando approfittò dell’attentato di Felice Orsini per spingere Napoleone III ad appoggiare il Piemonte o quando mandò Vittorio Emanuele II a intercettare Garibaldi a Teano.
Moderato conservatore, Cavour era un aristocratico di simpatie liberali con una certa conoscenza dell’agricoltura, avendo lavorato per anni come sindaco di Grinzane, facendo fruttare i possedimenti di famiglia. In economia era a favore del libero scambio, ma non era insensibile alla questione sociale che era costantemente tra i suoi pensieri.
In politica estera avrebbe mantenuto sicuramente l’alleanza con la Francia, di cui si sentiva debitore, favorendo anche l’amicizia dell’Inghilterra, a cui il conte era legato sentimentalmente. Probabilmente non avrebbe disdegnato neanche i favori della Prussia, nonostante fosse lontano anni luce dal pensiero del cancelliere Otto von Bismarck, un conservatore tutto d’un pezzo. Avrebbe approvato l’alleanza con la Prussia per sottrarre il Veneto all’Austria e quasi sicuramente avrebbe tentato di fermare i vari tentativi garibaldini di conquistare Roma, anche se sotto sotto avrebbe strizzato l’occhio a Garibaldi.
Sulla questione meridionale, di cui Cavour è stato troppo spesso criticato, avrebbe sicuramente mostrato una sensibilità maggiore dei suoi successori, promuovendo riforme anziché usare il pugno di ferro. Questo è ciò che disse Cavour prima di morire:
L’Italia del Settentrione è fatta, non vi sono più né lombardi, né piemontesi, né toscani, né romagnoli, noi siamo tutti italiani; ma vi sono ancora i napoletani. Oh! Vi è molta corruzione nel loro Paese. Non è colpa loro, povera gente: sono stati così mal governati! È quel briccone di Ferdinando! No, no, un governo così corrotto non può più essere restaurato: la Provvidenza non lo permetterà. Bisogna moralizzare il Paese, educare l’infanzia e la gioventù, creare sale d’asilo, collegi militari; ma non si pensi di cambiare i napoletani coll’ingiuriarli. Essi mi domandano impieghi, croci, promozioni; bisogna che lavorino, che siano onesti, ed io darò loro croci, promozioni, decorazioni. Ma soprattutto non lasciargliene passare una: l’impiegato non deve neanche essere sospettato. Niente stato d’assedio, nessun mezzo da governo assoluto. Tutti sono buoni di governare con lo stato d’assedio. Io li governerò con la libertà e mostrerò ciò che possono fare di quel bel Paese dieci anni di libertà. In venti anni saranno le province più ricche d’Italia. No, niente stato d’assedio, ve lo raccomando.
Nonostante gli screzi e le divergenze, anche su Garibaldi il conte si espresse positivamente:
Garibaldi ha reso agli italiani il più grande dei servigi che un uomo potesse rendergli: ha dato agli italiani fiducia in se stessi, ha provato all’Europa che gli italiani sapevano battersi e morire sui campi di battaglia per riconquistarsi una patria.
Sul letto di morte fece un pensierino anche sulle terre irredente:
Garibaldi è un galantuomo: io non gli voglio alcun male. Egli vuole andare a Roma e a Venezia; anch’io. Nessuno ne ha più fretta di noi. Quanto all’Istria e al Tirolo, è un’altra cosa. Sarà il lavoro di un’altra generazione. Noi abbiamo fatto abbastanza, noi altri: abbiamo fatto l’Italia, sì l’Italia…
Quando Cavour morì, l’Italia perse il miglior Presidente del Consiglio che il nostro Paese abbia mai avuto. Un primato che gli fu riconosciuto in tutta Europa.
Persino il cancelliere Metternich, acerrimo nemico dell’Italia, ebbe a dire: In Europa allo stato attuale esiste un solo vero uomo politico, ma disgraziatamente è contro di noi. È il conte di Cavour. Inglesi e francesi ne erano affascinati, i prussiani prendevano appunti, persino gli austriaci dovettero ammettere la sua grandezza.
Altri 20 anni e l’Italia sarebbe stata rispettata al pari della Germania in Europa. Purtroppo Bismarck non ebbe il piacere di conoscere il nostro conte. Sarebbe stato interessante.
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Sarebbe interessante immaginare come avrebbe affrontato la questione cattolica. Sì aveva certamente una certa sensibilità alle questioni sociali ma non capì affatto l’importanza del lavoro di un santo sociale come don Bosco,Chissàse avrebbe intercettato e accolto le “novità” dell’enciclica Rerum novarum o se si sarebbe incaponito , da vecchio liberale con venature calviniste a considerare la Chiesa null’altro che una vecchia istituzione retrograda? Avrebbe promosso un concordato?
Si potrebbe pensare che, in politica estera, ad una Triplice Alleanza tra Italia-Prussia e Austria, come avvenne nel 1882, avrebbe preferito una Intesa con Francia e Inghilterra la quale , però, nutriva speranze di dominio sulla Sicilia. Cavour, che pur conoscendo la corruzione del Sud ne usò ampiamente fin dai primi mesi. per ottenere consensi, come rinunciò a Nizza e alla Savoia, in seguito ai patti con Napoleone III, siamo sicuri che non avrebbe rinunciato anche alla Sicilia se avesse pattuito con gli Inglesi un governo tranquillo nel Sud Italia? Lui si stava rendendo conto delle insurrezioni che dilagavano, ma temo che non ne avesse capito la natura politico-sociale fino in fondo, altrimenti non avrebbe confermato Liborio Romano, che era un Prefetto Borbonico, come prefetto del Nuovo Regno.
Si potrebbe pensare che, in politica estera, ad una Triplice Alleanza tra Italia-Prussia e Austria, come avvenne nel 1882, avrebbe preferito una Intesa con Francia e Inghilterra la quale , però, nutriva speranze di dominio sulla Sicilia. Cavour, che pur conoscendo la corruzione del Sud ne usò ampiamente fin dai primi mesi. per ottenere consensi, come rinunciò a Nizza e alla Savoia, in seguito ai patti con Napoleone III, siamo sicuri che non avrebbe rinunciato anche alla Sicilia se avesse pattuito con gli Inglesi un governo tranquillo nel Sud Italia? Lui si stava rendendo conto delle insurrezioni che dilagavano, ma temo che non ne avesse capito la natura politico-sociale fino in fondo, altrimenti non avrebbe confermato Liborio Romano, che era un Prefetto Borbonico, come prefetto del Nuovo Regno.
Buonasera, leggo solo adesso. La ringrazio moltissimo per la citazione. Non pensavo che leggesse i miei post su Quora. Devo ammettere che è stata per me una sorpresa e un privilegio essere citato su una rivista così prestigiosa. Cavour è sempre stato uno dei miei personaggi preferiti, un idolo al pari di Churchill.
Grazie ancora per la citazione e se ha altre domande o curiosità, non esiti a contattarmi anche per una collaborazione.
Cordiali Saluti,
Giorgi Atanasov