Civico20news pubblica un documento del dott Massimo Citro
Onorevole Ministro Schillaci, pregiatissimo Collega, è col massimo rispetto e profonda stima che mi rivolgo a Lei, rendendomi portavoce di migliaia di altri nostri Colleghi.
In questi anni di epidemia noi medici abbiamo commesso gravi errori che sarebbe il momento di riconoscere e sanare e per questo confidiamo in Lei.
Abbiamo tollerato che qualcuno imponesse di non curare gli infettati da SARS-CoV-2 abbandonandoli nelle loro abitazioni senza assistenza e abbiamo preferito non pensare che la “vigile attesa” è omissione di soccorso e contravviene il nostro codice deontologico.
Non abbiamo reagito quando si diffondeva la diceria che la CoViD-19 non si potesse curare, pur sapendo che le terapie esistevano fin dalla prima SARS ed erano in letteratura da diciassette anni.
Era scritto anche che i SARS-CoV producono sempre tromboembolie, eppure non abbiamo inserito l’uso precoce dell’eparina nelle terapie domiciliari, confinandola invece nel protocollo della prevenzione per gli allettati.
Non abbiamo somministrato subito il cortisone per prevenire e curare la tempesta citochinica, poiché il protocollo lo sconsigliava nei primi tre giorni. Eppure sapevamo che la CoViD-19 è perfettamente curabile proprio se trattata nei primi tre giorni.
La letteratura medico scientifica della prima SARS riportava l’efficacia dell’idrossiclorochina e i cinesi stessi nel gennaio 2020 dichiararono che la cura indicata era idrossiclorochina e plasma iperimmune.
Eppure queste due terapie sono state osteggiate in tutti i modi. Perfino gli antinfiammatori, che l’Istituto “Mario Negri” suggeriva come cura, sono stati dimenticati e non abbiamo avuto il coraggio di opporci al mantra del “non esistono cure e solo il vaccino vi salverà”.
Abbiamo accettato che i “protocolli” indicassero come unica terapia il paracetamolo, quando noi medici sappiamo che l’antipiretico è controindicato in questi casi e che tale farmaco antagonizza il glutatione ridotto, aggravando l’infezione e affrettando l’evoluzione verso la forma severa e l’ospedalizzazione.
Un errore inammissibile da parte della classe medica, un errore grave che è costato la vita a migliaia di pazienti.
Li abbiamo uccisi o li abbiamo lasciati morire.
Quando l’industria è intervenuta con l’innovativa e sperimentale tecnologia di vaccini genici, affascinati dalla novità, c’è voluto tempo per accorgerci che l’antigene prodotto non viene attenuato, non è stato reso incapace di nuocere, e che quindi stavamo inoculando dispositivi che fanno produrre una potente tossina senza il minimo di attenuazione.
Così abbiamo ucciso altre persone trasgredendo il principio di precauzione e noi medici non dovevamo chiamare vaccini queste pericolose armi biologiche.
È giunto il momento di ammettere e dichiarare apertamente che è stato un errore inoculare un tale veleno e che un’infezione curabile e a così bassa letalità non necessiterebbe comunque di alcun vaccino.
Onorevole Ministro, in Italia ci sono migliaia e migliaia di Colleghi consapevoli degli errori commessi dalla nostra categoria, che non hanno il coraggio di esprimere il dissenso poiché tenuti sotto scacco dalle minacce e dal ricatto.
I mille firmatari delle Cinquanta domande che Le abbiamo inviato sono soltanto una piccola avanguardia di una moltitudine di medici che credono ancora nella Medicina e Le chiedono di fermare subito le campagne “vaccinali” di farmaci che non possono essere considerati vaccini.
Noi crediamo in una classe medica unita che, sotto la Sua preziosa guida, possa in qualche modo riscattarsi ammettendo gli errori, affinché non debbano mai più ripetersi.
Le chiediamo infine di esercitare tutto il Suo potere in modo che la nostra Nazione rifiuti e resti fuori dall’imposizione vaccinale prospettata dall’OMS, un’organizzazione privata ormai del tutto in mano all’industria, che fa il bene di certi privati ma non dell’umanità.
Onorevole Ministro, ci aiuti a riscattare la classe medica e a unirla, poiché le divisioni fanno male a tutti.
Vogliamo una Medicina non più asservita a interessi privati, ma al servizio della gente, dei malati, di chi soffre, così com’è sempre stato nei 2400 anni di storia.
La base della Medicina è il buon senso: recuperiamolo insieme alla libertà e all’indipendenza da interessi di altro genere.
Le sono grato per la cortese attenzione e per quanto potrà fare per noi medici e per i nostri pazienti.
Con i migliori ossequi.
Massimo Citro