La beatitudine nel cielo della Luna
Di seguito i link degli articoli dedicati alle precedenti tre donne della Commedia:
L’incontro tra Dante e Piccarda avviene nel terzo canto del Paradiso, nel cielo della Luna, là dove si mostrano gli spiriti beati che mancarono ai voti non per loro volontà. Come avvenne a Piccarda Donati, la giovane e bella monaca clarissa, cioè dell’ordine di Santa Chiara, strappata alla “dolce chiostra”, come lei definisce l’amato convento di Monticelli, nei pressi di Firenze, dal fratello Corso per darla in sposa al compagno di partito Rossellino della Tosa. Un rapimento che si inserisce nella lotta feroce tra i Cerchi e i Donati, le due famiglie fiorentine più potenti del XIII secolo. Povera Piccarda! Lei non c’entrava proprio niente con le dispute di denaro e potere che insanguinarono la Firenze dell’epoca; era una bellissima ragazza, dolce, amante della pace, della tranquillità e della preghiera. Apparteneva ad una famiglia ricca e potente, ma non le importava nulla né della sua bellezza né tanto meno del suo denaro; desiderava solo fuggire dalla violenza del tempo e dedicarsi alla preghiera seguendo la regola di Santa Chiara. Nelle celebri terzine in cui racconta la sua vita in convento e il successivo rapimento, Piccarda usa un tono semplice e colloquiale, venato di malinconia nella seconda parte :
Dal mondo, per seguirla, giovinetta
fuggi’mi, e nel suo abito mi chiusi
e promisi la via de la sua setta.
Uomini poi, a mal più ch’a bene usi,
fuor mi rapiron de la dolce chiostra:
Iddio si sa qual poi mia vita fusi.
Il tono malinconico ed indefinito della seconda terzina rimanda alla figura di Pia de’ Tolomei:
salsi colui che ‘nnanellata pria
disposando m’avea con la sua gemma.
Anche Piccarda non nomina il colpevole del rapimento, il fratello Corso, così come Pia non aveva menzionato il marito che l’aveva uccisa: benché si trovino in due regni dell’ oltretomba diversi, per entrambe ormai la vita terrena è lontana e dimenticata. Sembra quasi che Piccarda non nomini nessuno di coloro che la trascinarono fuori dal convento per timore che le sue parole possano suonare come una condanna; Piccarda è beata, lontana da ogni realtà terrena e perfettamente compiuta nella sua condizione. A questo proposito è da sottolineare il linguaggio molto diverso, filosofico e metafisico, che l’anima utilizza invece nella prima parte del colloquio. Dante le pone infatti un quesito: le anime che si trovano nel cielo della Luna, quindi in quello più basso, più lento e più lontano da Dio, aspirano ad avvicinarsi di più a Lui? La risposta di Piccarda segue precisamente il pensiero della filosofia scolastica: le anime del Paradiso, in quanto beate, si adeguano perfettamente alla volontà divina e non desiderano altro che ciò che hanno. In questo consiste la beatitudine, nel non desiderare nulla ed essere perfettamente compiuti nella propria condizione. Bellissime e coltissime nella loro raffinata espressione le terzina in cui Piccarda spiega tutto ciò:
Anzi è formale ad esto beato esse
tenersi dentro a la divina voglia,
per ch’una fansi nostre voglie stesse;…
E ‘n la sua volontade è nostra pace:
ell’ è quel mare al qual tutto si move
ciò ch’ella crïa o che natura face».
Chiaro mi fu allor come ogne dove
in cielo è paradiso, etsi la grazia
del sommo ben d’un modo non vi piove.
Un incontro importante, quello con Piccarda; in quest’ultima parte del suo viaggio Dante è accompagnato da Beatrice, l’unico altro personaggio femminile, oltre ai cinque oggetto dei miei articoli, che parla con lui e che ha naturalmente un ruolo a parte. Due donne, in questo caso, intorno a Dante; una, Beatrice, che lo invita a parlare con le anime del cielo della Luna, l’altra che soddisfa la sua curiosità teologica e gli racconta la sua storia. Ma non solo; in questo canto si parla anche di santa Chiara e della sua regola, e ancora di un’altra donna: Costanza d’Altavilla, la madre di Federico II, anche lei beata e vicina a Piccarda, anche lei strappata a forza dal monastero. Un incontro al femminile, dunque, ancora una volta, però, dominato dalla violenza e dalla sopraffazione contro le donne, anzi addirittura due monache. Ma la malvagità del mondo qui è ormai dimenticata: Piccarda, Santa Chiara, Costanza d’Altavilla sono qui anime perfettamente compiute nell’adesione all’amore di Dio.
E ’n sua volontade è nostra pace:…
Per chi volesse ascoltare la magistrale lettura dei versi dedicati a Piccarda da parte della bravissima Lucilla Giagnoni ecco qui il link
https://www.youtube.com/watch?v=gA1nVK-tbgI
Anche questa lettura, come quella dedicata a Francesca da Rimini, è tratta dallo spettacolo teatrale Vergine Madre, scritto ed interpretato dall’attrice.
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