
Quaderno privato dello haiku di H.I.Nakamura a cura di Mario Buonofiglio e Simonetta Longo (puntoacapo Editrice, Euro 15,00)
Il Giappone è la patria dell’Ukiyo-e, “Immagini del mondo fluttuante”. Inteso nel senso di attaccamento all’illusorio mondo terreno da cui rifuggire secondo l’insegnamento buddhista, è un genere di stampa artistica che nasce nel XVII secolo.
Diventa espressione di godimento dell’attimo fuggente e di tutto ciò che è alla moda, quando a Edo emergono i gusti e i comportamenti della una nuova classe sociale, quella dei mercanti arricchiti, che inizia ad avere il piacere dell’immersione nel lusso.
Testimonianza diretta della società giapponese del tempo, degli usi e dei costumi, delle mode da indossare, dei luoghi naturali e delle vedute urbane più ricercate in ambito figurativo, abbiamo in parallelo, nell’ambito letterario gli Haiku, componimenti di cinque versi di 17 more.
Apparentemente semplici da comporre seguono rigide imposizioni di impostazione: 17 more (nella metrica classica era l’unità di misura della durata delle sillabe) composte nello schema di 5 – 7 – 5 versi.
La migliore definizione che ne ho letta è “Gli haiku sono poesie che non sembrano tali, aforismi che non sono aforismi, sono una raccolta di parole in cui ha più peso il non detto rispetto a quello che viene detto”.
A mio avviso arrivano da quella zona dell’inconscio collettivo da cui gli autori, particolarmente dotati, sanno afferrare le parole che prendono una loro musicalità, unitamente al racconto delle emozioni legate alle stagioni, alla precarietà dell’uomo e al meraviglioso del quotidiano.
Non è un caso che grandi poeti come da Rainer Maria Rilke a Paul Eluard, nonché Ungaretti e Quasimodo abbiano dato forma a simili raffinatezze compositive.
Come avrebbero potuto, Mario Buonofiglio e Simonetta Longo, resistere alla tentazione di curare la raccolta di un quasi sconosciuto – ma a loro molto noto – Heinrich Hinata Nakamura?
Del poeta sanno essere nato a Berlino nel 1908, anno del terremoto di Messina, da genitori giapponesi con radici nella prefettura di Kyoto; e morto a Tokyo nel 1978 – dove era giunto nel 1962, dopo un breve soggiorno, ospite di un cugino a Kyoto – e dove nei lunghi e faticosi dieci anni risulta “straniero” a se stesso, dall’identità sospesa… almeno quanto le vie, che in Giappone sono anonime.
Vie senza nome,
sfiorivano i ciliegi:
fu Tokyo il sogno?
Il Quaderno privato dello Haiku è strutturato in tre parti: da ognuna di esse emergono i riferimenti a momenti particolari della sua vita, dando l’esatta misura del suo essere immerso nella letteratura giapponese pur conservando la sua presenza nel quotidiano germanico.
Anno in cui morì Masaoka Shiki
composto di 4 haiku per stagione di cui
Il gatto sogna
il fiume e teme l’acqua
– ed io, lo specchio.
è dedicato alla primavera, nel quale traduce la sensazione dell’incombente morte dell’amato poeta in un vero e proprio timore di attraversare lo specchio, dell’andare Oltre.
Rivela in contrapposizione il grandissimo attaccamento alla vita, nei cinque componimenti dedicati all’estate e ovviamente alla luce
S’infiamma il sole
al soffio della serpe
scorro il saijiki.
Particolarmente incisiva l’immagine delle foglie cadute dal bonsai con i propri manoscritti sparsi a terra e le orme del passero nella neve che spariranno come la memoria dell’uomo tra l’autunno e l’inverno; il pensiero corre subito alle figure dell’ukiyo-e, di quel mondo fluttuante, così ben rappresentata dall’onda di Hokusai, segnale dell’incombente tragedia affrontata nella seconda parte della raccolta, la più deflagrante.
Haiku contro il Terzo Reich è la parte principale della raccolta, ma anche la più inquietante perché
Binario morto:
la stazione finale.
O ‘soluzione’?
come riferimento alla “soluzione” finale del problema ebraico nella conferenza di Wannsee (20 gennaio 1942) presieduta da “Il Macellaio di Praga”, denuncia di uno dei giorni più bui del Novecento.
Ogni componimento di questa sezione è un pugno nello stomaco, un grido che vorrebbe urlare “Mai più” mentre il progredire della storia ci insegna che continuiamo a non imparare la lezione, anche se l’abbiamo vissuta sulla nostra pelle.
E con il riferimento alla Notte dei cristalli, a quella notte (tra il 9 e il 10 novembre 1938) in cui il regime nazista scatenò una serie di pogrom contro gli ebrei in Germania e in tutti i territori annessi
Rompo un bicchiere
per non dimenticare:
notte e cristalli.
le parole rimbalzano da una all’altra, mentre sembra di sentire il tintinnio di vetrine, scalpiccio dei passi dei nazisti che nella notte rastrellano e inviano nei lager più di 30.000 vittime, totalmente innocenti.
“Per non dimenticare” e invece hanno dimenticato, proprio loro, le vittime, e in Palestina oggi si contano “ufficialmente” novantamila uccisi di cui trentamila bambini!
Nell’ultima parte della raccolta Haiku del dopoguerra e del ‘ritorno’ in Giappone Nakamura raccoglie i suoi pensieri di uomo sradicato tanto dalla terra natia, quanto da quella dei suoi avi, tristemente conscio che la distruttività dell’uomo è ovunque e
Nero ideogramma
un albero di Hiroshima,
foglio di neve.
puntualizza quanto il “Per non dimenticare” sia privo di senso, finché non impareremo il vecchio detto Lakota Sioux “Mitakuye Oyasin – Siamo tutti fratelli”.
Pare che negli ultimi anni della sua vita la nipote Masaka Kikashi, figlia del cugino che lo aveva ospitato ed era riuscito a recuperare alcune centinaia di volumi della sua biblioteca, gli fosse particolarmente cara e abbia ricevuto i segreti più profondi della scrittura del poeta.
Attendiamo quindi che Mario e Simonetta, ricercatori indefessi possano offrirci anche questi haiku, sicuramente testimoni – con altrettanta maestria – di un mondo a noi più vicino nel tempo…
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grazie, molto bello questo scritto e l’invito a leggere!
è davvero una raccolta magica!
mille grazie, è davvero una raccolta magica
Bellissimo articolo, meravigliosa introduzione agli haiku ed alla presentazione di sabato 15 febbraio che, se fossi a Torino, non perderei per nulla al mondo! 👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻
E grazie per avermi fatto conoscere l’ottimo Heinrich Hinata Nakamura.
Iniziativa molto interessante, utile a meglio comprendere sia la realtà degli haiku che i tesori nascosti nell’opera che sarà presentata.
Iniziativa molto interessante, utile a meglio comprendere sia la realtà degli haiku che i tesori nascosti nell’opera che sarà presentata.
Simonetta Longo e Mario Buonofiglio sono bravissimi a farci entrare nel mondo degli haiku…..affascinano il lettore i loro versi. Da non perdere sicuramente, se si è a Torino, la presentazione del libro!!!
Interessante!