
Uno scrigno di storia scoperto grazie alle Giornate Fai di Primavera 2025
Dai documenti ufficiali e dai testi storici sappiamo ben poco di Villa Bria (o La Favorita), situata in un anfratto collinare di Bussolino di Gassino Torinese.
Essa viene edificata nel corso del Settecento, su una preesistente fortificazione eretta a difesa del confine fra i domini sabaudi e il Marchesato di Monferrato. In quell’epoca, dopo la vittoriosa guerra conclusa nel 1706 con l’Assedio di Torino, nasce l’uso delle “ville di delizie” per la nobiltà locale. La bellezza e l’eleganza che contraddistinguono l’edificio risalgono agli interventi di ampliamento e arricchimento voluti dalla famiglia borghese dei Beria (poi Conti Beria d’Argentine), in particolare da Maurizio, che chiama a raccolta importanti artisti ed artigiani, in gran parte luganesi, già attivi in altre fabbriche piemontesi, come Villa Borromeo sul Lago Maggiore. Nel 1740 avviene questa trasformazione, e grazie ad essa abbiamo i primi documenti sul fabbricato; i lavori si svolgono in soli tre anni, fino alla morte di Maurizio Beria. L’opera di valorizzazione messa in atto ha l’intento di magnificare i valori e la ricchezza della borghesia, che muove la società con il suo lavoro. Il figlio di Maurizio abbraccia la vita religiosa e la proprietà passa, quindi, a un cognato. In precedenza, la Villa era stata possedimento dei Conti Provana, dal 1495 al 1709.
Illustri famiglie la abiteranno in seguito; nel XX secolo è sede di un convento di frati maristi; nel 1990 il complesso viene acquistato da una casa di produzione cinematografica. L’ultimo significativo lavoro di restauro e recupero risale al 2013, per volontà della famiglia Drudi. Oggi la Villa appartiene a una società immobiliare che gestisce eventi, proprietaria anche di Villa Sassi e della parte aulica del Palazzo della Luce, a Torino.
Villa Bria, realizzata in mattoni a vista, si presenta con proporzioni armoniche ed eleganti; si sviluppa in un corpo centrale su due piani con un’elegante e panoramica loggia e in due ali laterali di cui una, la galleria, ha una lunghezza di 60 metri.
La visita inizia dal piano terra, dal Salone delle Feste che era la chiesa dei maristi. Nell’affresco del Mosé salvato dalle acque spiccano i colori e la foggia dei tessuti, frutto del lavoro manuale e del capitale borghese. Si passa, quindi, nella Sala della Musica, cui seguono tre locali di servizio, con stucchi in rilievo in un minuscolo ambiente. Le donne eroine, al centro di alcuni affreschi, vogliono dare risalto anche al ruolo della donna, attraverso le figure di Sara, Agar e Abigail. In una saletta troviamo gli unici dipinti non biblici del piano, in cui i quattro elementi della natura sono contornati da putti.
Il primo piano è caratterizzato da raffinati affreschi dedicati alle arti e alle allegorie della vita. Nelle stanze spicca il marmo estratto dalle cave di Gassino, utilizzato anche per la costruzione della Basilica di Superga. Su questo tema, il prossimo 13 aprile si svolgerà una passeggiata alla scoperta proprio del marmo di Gassino. Nel successivo Salone dell’Olimpo, gli dèi sono padroni dell’affresco al centro del soffitto. Seguono la Sala del Tempo e la Sala delle Arti.
Le fondazioni con volte a crociera in mattoni a vista rappresentano la parte più antica della Villa e recano tracce del Castello di Castelpiano, la citata fortezza duecentesca.
Le visite, durante le Giornate FAI di Primavera 2025, sono state organizzate e condotte, d’intesa con la proprietà, dai volontari FAI della Delegazione del Po e Monferrato. I loro racconti ai visitatori si sono in gran parte basati sul lavoro svolto dal prof. Carlo Caramellino, scomparso in tempi recenti e autore dell’unico libro sinora pubblicato sulla “Favorita”.
Come ogni maniero, anche Villa Bria ha il suo mistero: la morte di Aurora Pavlovna Demidova, che ha vissuto qui a fine Ottocento, dopo una breve esistenza a metà tra favola e storia. Nata a Kiev il 2 novembre 1873, sposa in prime nozze a San Pietroburgo il principe serbo Arsen Karađorđević, e sarà madre di Paolo, Reggente del Regno di Jugoslavia dal 9 ottobre 1934 al 27 marzo 1941. Dopo il divorzio, la nobildonna sposa in seconde nozze il Conte Palatino Nicola Giovanni Maria di Noghera. Durante un soggiorno a Villa Bria, il 16 giugno 1904, la principessa Aurora si punge con la spina di una rosa e contrae una letale infezione che mette fine alla sua giovane vita e alla sua voce cristallina, che si aleggiano ancora, fra il parco e i getti d’acqua della fontana.
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