Partecipiamo al Palio attraverso gli occhi di Silvia Destefanis, insegnante a Montegrosso (AT)
Silvia Destefanis è una insegnante nella scuola media dell’Istituto Comprensivo di Montegrosso (Asti), che ha già collaborato con Civico20-News, propiziando la mia intervista a Michael Lacey Freeman, pubblicata il 16 giugno 2023: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=48143
Domenica 1° settembre 2024, in occasione dello svolgimento del Palio di Asti, ha osservato questa antica manifestazione per la prima volta dalla tribuna e ha voluto raccontare in prima persona le sue impressioni.
Come sei arrivata nel Monferrato astigiano?
«Vivo in provincia di Asti da circa 24 anni. La mia famiglia, di origini langarole, si è spostata dal piccolo paese di Benevello (CN) a Torino, per motivi di lavoro nei tempi del boom economico, quando le campagne si spopolavano. Dopo la mia laurea in lingue e letterature straniere, ho ottenuto alcuni incarichi nella scuola in provincia di Asti, le esigenze di lavoro mi hanno indotta a trasferirmi dalla grande città in un piccolo paese monferrino, Mombercelli.»
Come sei entrata in empatia con il Palio di Asti?
«Anno dopo anno, mi sono avvicinata gradualmente al Palio di Asti.
Ancor prima del mio trasferimento da Torino, mi era accaduto di recarmi ad Asti con un gruppo di amici per assistere alla sfilata storica nel giorno del Palio, ma ne ho un ricordo sbiadito. Negli ultimi dieci anni, ho avuto la fortuna di vedere la stessa sfilata da un balcone di corso Alfieri, da una posizione privilegiata: dall’alto vedevo scorrere ai miei piedi i figuranti, potevo osservare bene antichi e maestosi costumi, oggetti e utensili d’epoca, la bravura degli sbandieratori.
Lo scorso anno ho partecipato alla cena propiziatoria per il Rione San Secondo: mangiare sul sagrato di una delle chiese più antiche e importanti di Asti è stato suggestivo ed emozionante, mi ha aiutata a comprendere quanta storia vi sia in questa manifestazione. Ho anche letto il romanzo Il palio delle contrade morte di Fruttero & Lucentini, che palpita di mistero all’interno del Palio di Siena, altra manifestazione di lungo corso storico.»
Quest’anno è cambiato qualcosa, nel tuo rapporto con il Palio di Asti?
«Direi proprio di sì! Quest’anno, invitata ad assistere alla corsa dalla tribuna di piazza Alfieri. Ho accettato l’invito con piacere, per la compagnia degli amici, e con grande curiosità, domandandomi quanto sarebbe stato più avvincente rispetto alla diretta televisiva. Devo ammettere che, come in un film, la realtà ha superato l’immaginazione.»
Raccontaci qualcosa, aiutaci a vivere la manifestazione attraverso i tuoi occhi.
«Non appena ho salito le scalette per raggiungere il mio posto in tribuna Catena, mi sono affacciata sulla pista, con la sensazione di essere immersa in una grande comunità: tante persone erano lì, nel nome di una tradizione e di una passione secolare, e per me era piacevole farne parte.
Inoltre, quella piazza che conosco così bene per averla vista e percorsa centinaia di volta, risultava all’improvviso del tutto modificata, la terra sparsa per la corsa mi ha fatto pregustare lo spettacolo. La sfilata dei figuranti di tutti i Rioni partecipanti al Palio si è svolta mentre una voce narrante raccontava le tradizioni rappresentate.»
Vi è stata una emozione particolare, fra tante immagini che ricordi?
«Direi due.
Mi sono emozionata molto quando il Capitano del Palio ha chiesto il permesso di correre il Palio, rispettando l’antica tradizione e utilizzando una giusta dose di enfasi. Il permesso è stato concesso dal Sindaco, fra il giubilo dei presenti.
L’aspetto che mi ha emozionata di più sono stati i cavalli scossi. Durante il secondo giro della seconda batteria un fantino ha perso il controllo dell’animale, che ha portato a termine il restante giro e mezzo del percorso da solo, correndo a più non posso, per gli spettatori è stato un diversivo ed io ho potuto ammirare in totale libertà un animale come il cavallo, che amo molto.»
Ora ti invito a diventare telecronista per i nostri lettori, a descrivere la manifestazione in diretta.
«Nella prima batteria, i protagonisti, vale a dire i cavalli, mostravano di essere splendidi esemplari, all’apparenza non ho avuto l’impressione di un loro sfruttamento o maltrattamento.
Nelle lunghe pause fra le tre batterie di qualificazione, l’organizzazione consente agli spettatori di uscire e di rientrare; inoltre, prima di ogni batteria la pista di terra viene nuovamente preparata.
Al termine del terzo ed ultimo giro della seconda batteria vi erano altri due cavalli scossi. Non si possono che esprimere complimenti verso coloro che, con perizia e determinazione, sono riusciti a fermarli.
Prima della finale agli spettatori è giunta una sorpresa, attraverso gli altoparlanti della manifestazione, l’annuncio di due cavalli qualificati che non avrebbero partecipato alla finale, in quanto reputati inidonei dai veterinari. Ho pensato che il benessere e la salute dei cavalli siano tenuti nella giusta considerazione.»
Hai ravvisato differenze fra la trasmissione vista in televisione e quella che hai assaporato dal vivo quest’anno?
«Il Palio “dal vivo” richiede pazienza agli spettatori, per i suoi tempi lunghi: il mossiere con calma e dedizione invita i fantini a sistemare i cavalli al canapo, ma ciò non è semplice come dirlo. L’attesa si protrae, con il mossiere che continua a fornire le indicazioni e le raccomandazioni del caso. Alcune false partenze, ogni volta un nulla di fatto; quando la batteria parte correttamente, si assiste allo spettacolo dei cavalli lanciati in corsa, quando passavano sotto la mia postazione ne percepivo addirittura lo scalpitio, soltanto allora ho capito cos’è un Palio.»
Hai vissuto una bella favola, quindi; raccontaci il finale di questa bella storia vera.
«Così come era iniziato, il Palio di Asti del 2024 è finito, con la successiva grande festa nel rione Torretta che si è aggiudicato il cromatico Palio, realizzato in forma grafica e nei soliti due modelli da Stefano Bressani.
Dopo una complessa cerimonia, l’ultima tradizione da rispettare consiste nel recarsi in piazza San Secondo dove, nell’omonima chiesa, si conserva un esemplare dei i drappi del Palio, che vengono custoditi dai vincitori.
Per quanto mi riguarda, è stata una bellissima esperienza, della quale desidero ringraziare chi mi ha invitato con generosità in tribuna.
L’invito che mi sento di rivolgere a tutti, astigiani e non astigiani, è di provarla almeno una volta nella vita, già dal prossimo anno, quando si correrà il 750.mo Palio di Asti.»
Al termine di questa intervista/narrazione, ricordo che, proprio su queste colonne, il 9 settembre 2023, avevo già descritto il Palio di Asti dello scorso anno: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=48814
Nel mese di settembre, inoltre, la città di Asti si colora di gusti e sapori, al di là del Palio, con altri due eventi: il Festival delle Sagre, evento unico in Italia, un enorme ristorante affacciato sulla tradizione enogastronomica locale; la “Douja d’Or”, da sempre sinonimo di festa del vino di qualità, una vetrina ambita con un vasto programma di eventi dedicati a vino, distillati, vermouth e grande gastronomia.
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