
E perché no? Perché non fondare anche noi un movimento, un’ideologia, una corrente di opinione, magari una ONG, come fanno tutti?
Avremmo già anche il nome: NO MEDIA!
Non siamo in preda al fentanyl, ma ad una crescente insofferenza, e talvolta indignazione, verso l’informazione cosiddetta mainstream, quella che il Potere o, meglio, i poteri ci rovesciano addosso ogni giorno, ad ogni ora per convincerci che qualcosa è bello, buono, giusto e qualcos’altro è brutto, cattivo, sbagliato. Tutto è propaganda, in un senso o nell’altro.
Molti diranno che è sempre stato così, sin da quando poeti, scrittori, intellettuali si inchinavano ai poteri costituiti per avere qualche spicciolo o qualche favore: in fondo, già un capolavoro come l’Eneide è in buona parte la celebrazione mitica e letteraria della persona e della politica imperiale di Ottaviano Augusto.
Ma oggi la piaggeria dei mezzi di informazione e dell’intellettualità che vi ruota intorno ha, rispetto al passato, mezzi tecnici la cui potenza comunicativa è immensa, una potenza sconosciuta al passato in grado di raggiungere chiunque, anche coloro che tentano di sfuggirvi. Neppure il più vecchio e ritroso degli Amish può scamparla del tutto. E la cosa più pericolosa è che questa propaganda proviene proprio dal soggetto che avrebbe il dovere di contenerla e addirittura combatterla garantendo un’equa e libera concorrenza fra le idee e le visioni del mondo, e questo soggetto è lo stato. Un vero liberalismo dovrebbe non solo combattere le posizioni monopolistiche od oligopolistiche sul piano economico e politico ma anche il predominio di alcune idee sulle altre, favorendo quella che potremmo definire una vera “concorrenzialità culturale”.
Perché questa complicata premessa? Perché nei giorni scorsi si sono verificati fatti e sono comparse notizie che dovrebbero far pensare tutti noi su quanto sia fragile quello scenario ideale che abbiamo appena delineato.
Uno dei primi ordini esecutivi emessi da Donald Trump è consistito nello smantellamento di USAID, l’agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale che, ufficialmente, doveva supportare con i soldi dei contribuenti gli interventi umanitari americani nel mondo ma che in realtà, secondo Trump e il suo alter ego Elon Musk, foraggiava una grande quantità di organizzazioni non governative quasi sempre radicali e schierate a sinistra, così come anche -e soprattutto- giornali, giornalisti, agenzie informative appartenenti a quell’area, con quali conseguenze sull’obiettività e la genuinità della comunicazione è facile immaginare. In altri termini, USAID era il grande sponsor dell’ideologia politicamente corretta e woke sposata e spinta dai Clinton, dagli Obama e dall’amministrazione Biden; ed è chiaro che il potere di convincimento dei dollari sulla stampa di molti paesi superava e supera di gran lunga quello della coscienza professionale. Se per caso qualcuno si domandava come mai tanta informazione era incanalata a sinistra, nel mondo e in Italia, questa potrebbe essere una risposta adeguata.
Ma lo scandalo più scandaloso è scoppiato in Europa, nella civilissima Europa, patria della libertà, della democrazia e dello stato di diritto.
E’ emerso che la Commissione Europea, in una surreale operazione di auto-lobbyng, ha dato avvio ad un piano denominato CERV (Citizens, Equality, Rights and Values) il quale, attraverso il finanziamento (con soldi nostri) di una fitta serie di ONG, deve propagandare l’integrazione europea e -qui sta lo scandalo- contrastare le idee euroscettiche o comunque lontane dalle aspirazioni dell’Unione Europea. Ora, che un’istituzione possa anche promuovere se stessa, per quanto non troppo corretto, potrebbe anche avere una parvenza di giustificazione; ma che essa possa scendere in campo e combattere il dissenso con denaro pubblico, peraltro pagato anche dai dissenzienti, è veramente cosa di pochissima dignità, o comunque una bassa operazione propagandistica, come già ben illustrato da Thomas Fazi nel suo The silent coup: the european commission’s power grab del settembre 2024. La mente corre però subito a un altro scandalo recentissimo, quello svelato dal quotidiano olandese De Telegraaf e che ha riguardato l’ex commissario Timmermans il quale avrebbe pagato con un fondo occulto europeo, e attraverso una società francese di pubbliche relazioni, una pluralità di ONG ambientaliste e gruppi di pressione affinché facessero opera di persuasione sulla stessa Commissione in merito alle politiche verdi di cui Timmermans è sempre stato una specie di ayatollah. Vera operazione autolobbistica che rivela crudamente su che basi e con quali strumenti a Bruxelles vengono prese e portate avanti le decisioni politiche.
A questo aggiungiamo il DSA (Digital services act) del 2022, di cui abbiamo già parlato a suo tempo, che prevede la possibilità di contrastare la cosiddetta “disinformazione”, un concetto i cui confini sono molto elastici e permettono azioni repressive pubbliche non solo in campo commerciale, ma anche in quello genericamente comunicativo con le conseguenze che si possono facilmente immaginare.
E pensiamo ancora al caso, fra il ridicolo e l’inquietante, del famoso filmino comparso sul sito di Donald Trump qualche giorno fa in cui l’intelligenza artificiale ha costruito una specie di cartone animato in cui si prospetta la nuova Gaza-Las Vegas immaginata dal presidente americano per il futuro e che ha fatto indignare tutta la sinistra mondiale e letteralmente impazzire quella italiana precipitata in un vortice di livido moralismo. Ben pochi hanno pensato che forse si trattasse semplicemente di uno scherzo stupidotto o di un giochino creativo mal riuscito, e l’anti-trumpismo mondiale e nazionale è esploso come un ordigno nucleare con fiamme fumo e scintille colorate. Quello che però non può essere ignorato di questo episodio del tutto folcloristico e marginale è la potenza comunicativa dell’intelligenza artificiale, un altro strumento che si aggiunge all’armamento già ben consolidato dell’informazione contemporanea.
Negli anni a venire ci si potrà aspettare veramente di tutto, e nessuno potrà più sapere che cosa è vero e che cosa è falso: la realtà sarà solamente un ologramma proiettato su di noi dal potere e dal denaro.
Ecco, quindi, il senso della proposta iniziale, quella di un movimento NO MEDIA, un movimento che proponga un’astinenza totale -o almeno severa- dai mezzi di comunicazione come unico modo per riappropriarsi della realtà e della propria integrità mentale; cosa peraltro già posta in essere da sparuti e saggi individui che, coraggiosamente, nel passato ma anche nel presente, hanno espulso il televisore dalle loro case.
Ovviamente si tratta di un’utopia, di un semplice e provocatorio divertimento, una modest proposal alla Swift, ma anche di uno spunto di riflessione più serio: è possibile una rivolta contro la manipolazione della nostra percezione e della nostra intelligenza? E’ possibile ritornare in qualche modo ad un’epoca in cui era la lettura e la frequentazione dei grandi intelletti del passato a dare dignità al nostro pensiero?
Perdonate il riferimento personale, e forse un po’ lagnoso, ma anche chi scrive talvolta sente il bisogno di sfuggire alla lanterna magica del mondo contemporaneo e ritornare ai suoi libri per parlare con delle epoche in cui non c’erano schermi illuminati, musichette, immagini colorate, balocchi verbali. Niente Mentana, niente Fazio, niente Gruber, niente Sanremo; ma anche niente Stampa, Repubblica, Corriere.
Molti di voi, ne sono certo, ricorderanno una pagina di Machiavelli studiata a scuola, la famosa lettera a Francesco Vettori.
“Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro”.
Scusate, so che tutto questo è pura reazione, puro passatismo, pura e inutile lamentazione; ma quanti di voi, di noi, sentono nel profondo la nostalgia di qualcosa del genere?