
Un background di conoscenze maturato in anni di ricerca e letture
Katia Bernacci è una studiosa la cui metodologia di approccio alle fonti si presenta contesa tra la Margaret Murray (1863-1963) e Marija Gimbutas (1921-1994): figure di riferimento quando si parla del legame tra la stregoneria e l’universo della religione e della mitologia del culto femminile in epoca precristiana.
Nel suo recente lavoro, E poi furono streghe. Dalla dea Madre alla Malefica, l’influenza delle sue studiose è evidente, anche se poi la Bernacci persegue un suo personalissimo modus operandi, suggerendo letture trasversali nello spazio e nel tempo. Il risultato è un libro non privo di originalità nel trattare le fonti e indagarle, finalizzato a sostenere la tesi che è un po’ il Leitmotiv di altri interventi dell’autrice, proposti con articoli, saggi e conferenze.
Il suo background di conoscenze è maturato in anni di ricerca e letture, instancabilmente perseguite con costanza e volontà di indagare campi sempre nuovi, mettendo a fuoco mezzi anche alternativi per approfondire l’universo della stregoneria e specificatamente il suo legame con la dimensione rituale di tradizione pagana.
Infatti, Katia Bernacci costruisce la struttura del suo libro avendo come focus la relazione tra il culto delle donne sacre del paganesimo e le vittime della caccia alle streghe.
Creando così un ponte tra l’antica religio e i secoli in cui il Tribunale dell’Inquisizione perseguiva le donne ritenute adepte di Satana, il libro consente anche ai non addetti ai lavori di scorgere prospettive sempre affascinanti per guardare dentro l’universo della stregoneria.
Infatti, già ben prima che si strutturasse la caccia alle streghe, nelle campagne gli antichi riti sopravvissero a lungo e i cultori del paganesimo vennero chiamati adoratori del diavolo. Tali manifestazioni si protrassero ben oltre Costantino e Teodosio, trovando la loro roccaforte nella cultura agro-pastorale poiché più impermeabile alle nuove forme di culto. Tutto ciò non solo per motivazioni eminentemente cultuali, ma soprattutto culturali: infatti la perdita della propria tradizione religiosa corrisponde alla perdita di identità, con le dirette conseguenze sul piano sociale.
Va ancora aggiunto che la separazione tra oppida (cittadini, cristiani) e pagani (contadini legasti agli antichi riti) conferma la nota dicotomia Cultura / Natura ponendo in evidenza lo scontro, sul piano della religione, tra modernismo e arcaismo, tra presente a passato, dando sostanza a un conflitto socio-culturale alimentato dal meccanismo cultuale.
Insomma, l’idea di stregoneria come degenerazione di culti precedenti dei quali si sia perduta la chiave gnoseologica per conservare soltanto un patrimonio frainteso di riti, è, per l’autrice di questo volume, una delle possibili interpretazioni del fenomeno culto del diavolo, nel quale le donne, loro malgrado, hanno rivestito un ruolo primario. Nel bene e nel male…
Katia Bernacci, E poi furono streghe. Dalla dea Madre alla Malefica, Edizioni Yume, pag. 224, Euro 18,00.
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