L’uomo continuerà ad essere uomo da vivo e da morto sino a quando Dio che c’è in lui non lo consumerà; vale a dire, fino a che egli non comprenderà la propria identità con l’Uno. Ma ciò non può essere realizzato in quel batter d’occhio che gli uomini si compiacciono di definire “durata della vita”.
La “durata della vita” o miei compagni, include tutto il Tempo.
Nel Tempo non ci sono arresti né partenze. Né vi sono caravanserragli in cui i viaggiatori possano sostare per rifocillarsi e riposare.
Il Tempo è una continuità che si sovrappone a sé stesso. La sua coda è attaccata alla sua testa. Nel tempo nulla è ultimato e congedato e niente viene cominciato e finito.
Il Tempo è una ruota creata dai sensi, e dai sensi è essa posta in movimento nei vuoti dello Spazio.
Voi percepite gli stupefacenti mutamenti stagionali, e ciò vi induce a credere che tutto si trovi negli artigli del mutamento. Tuttavia, voi ammettete che il potere che volge e dischiude le stagioni è perennemente uno e lo stesso.
Rendetevi conto della crescita e della decadenza delle cose, voi dichiarate, con aria scoraggiata, che la decadenza è la fine di tutto ciò che cresce. Ma poi convenite che la forza che provoca la crescita e la decadenza, non cresce né decade.
Voi rilevate la differenza fra la velocità della brezza e quella del vento, e concludete che il vento è il più veloce dei due. Ma, a dispetto di ciò, riconoscete che il vento e la brezza sono mossi da un’unica e identica cosa, e che per questa non sfreccia con il vento né trotterella con la brezza.
Che ingenui che siete! Grande è la facilità con cui credete ai trucchi che i sensi vi giocano! Dov’è la vostra immaginazione? Poiché solo con essa riuscirete a vedere come tutti i cambiamenti che vi stupiscono non siano altro che giochi di prestigio.
Come può il vento essere più veloce della brezza? Non è la brezza ad originare il vento? Non trascina il vento con sé la brezza?
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