Nella tradizione indiana precolombiana dell’America centrale si conoscevano due tipi di tempo, il Tonal e il Nagual.
Il tempo Tonal è il “tempo reale” dell’esistenza quotidiana. In questo tempo un’ora dura 60 minuti e ce ne serviamo per indicare e utilizzare la durata, per strutturare e ordinare i fatti caotici e imprevedibili dell’esistenza. A tale scopo utilizziamo il pensiero dell’ego, che continua a farci balenare che la vita è realizzabile. La vita quotidiana di una città e l’organizzazione di un’impresa si situano nel Tonal.
Il Nagual, al contrario, è il tempo fluido, il tempo spirituale. L’esperienza della durata è variabile.
Il Tonal è unidimensionale. Il Nagual conosce due dimensioni: la dimensione interiore e la dimensione di un altro mondo, che possiamo raggiungere solo se conosciamo il nostro proprio Nagual.
Il Nagual è il serbatoio dell’intuizione e la porta che conduce a una coscienza superiore. Se non soggiorniamo a tratti nel Nagual, diventiamo agitati, stressati, infelici. È anche chiamato l’infinito sconosciuto, che non può essere riprodotto in parole. Può essere vissuto solo interiormente. È singolare che cerchiamo ora di creare il Nagual artificialmente attraverso sistemi di realtà virtuale.
In quale modo possiamo andare dal Tonal verso il Nagual spirituale, verso il Nagual del mondo superiore? La prima tappa consiste in una ricerca costante e assolutamente sincera di ciò che si trova in noi, sia come ostacolo sia come potenziale spirituale.
È uno studio che inizia dal nostro “osservatore”, lo sguardo obiettivo e privo di giudizio dell’anima. Si tratta di un eccellente strumento, grazie al quale possiamo vederci come fossimo separati da noi stessi.
Si tratta comunque di tutt’altra cosa rispetto al giudice interiore, che non è altro che una suddivisione del sistema dell’ego, per il quale niente di quello che facciamo è mai sufficiente o abbastanza buono. Benché la contemplazione dell’anima si svolga nel e per mezzo del silenzio-Nagual, quest’attività è tuttavia molto dinamica.
Richiede la forza e il coraggio di occuparsi costantemente di domande essenziali quali:
Chi sono?
Cos’è per me vivere?
Qual è la mia “verità” per ciò che concerne l’esistenza in generale e la mia? E si accordano?
Che cosa resta di me una volta spogliato dei “miei ruoli” e della “mia importanza”?
Dove si trova il mio nucleo spirituale e qual è la mia aspirazione?
Nel tempo Nagual simili domande si presentano spontaneamente allo spirito del cercatore.
Serba ogni domanda nel silenzio dell’anima.
Il nostro ego non gradisce le risposte, poiché rendono manifeste maschere e ruoli.
Continua a osservare in silenzio e non rispondere alle domande col tuo pensiero.
Se tutto va bene, le domande elimineranno tutti i tuoi giudizi e le tue certezze su ciò che dovrebbe essere la vita, il mondo e te stesso e, come tappa successiva, la dimensione del silenzio pieno di misericordia emanante dal Nagual della sovranatura potrà operare. Creerà un’altra realtà. Il solo modo per dimorarvi è di abbandonare le tue verità. Ed è sorprendente che anche le credenze relative alla tua spiritualità saranno dissolte, poiché il loro ruolo era precisamente di proteggerti dalla resa di sé, resa che permette la vera esperienza spirituale.
Il tuo sincero desiderio di Verità è il tuo miglior compagno di viaggio. Secondo le parole di Rumi: «Ciò che è falso inquieta il cuore, ma la Verità dona una pace gioiosa. Un cuore puro, aperto alla Luce, sarà riempito con l’essenza stessa della Verità».
Articolo tratto dalla rivista Pentagramma – Edizioni Lectorium Rosicrucianum
Scuola Internazionale della Rosacroce d’Oro
https://www.lectoriumrosicrucianum.it/
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