Prosegue fino al 1° dicembre la vetrina di testimonianze e cimeli della Regina Elena e della Principessa Mafalda
Di Ada Corneri
Il Castello di Vinovo, che agli inizi del Cinquecento sostituì una precedente costruzione difensiva, si presenta oggi come un palazzo di stile rinascimentale e lega il suo nome al cardinale Domenico della Rovere, originario del luogo, che ne sponsorizzò la costruzione. Dopo vari passaggi di mano tra casa Savoia, Ordine Mauriziano e famiglie private, i locali e il parco circostante sono ora a disposizione del Comune: al piano terra trova sede la biblioteca, mentre il piano nobile è riservato a mostre ed eventi.
Fino al 1° dicembre le sale espositive ospitano l’interessante mostra dedicata alla figura della Regina Elena del Montenegro e a quella della figlia Mafalda nel ricordo dell’80° anniversario della tragica morte della giovane, nell’agosto del 1944.
Jelena, nata nel 1873, a Cettigne, capitale del Montenegro, sesta di dodici figli del futuro re Nicola I, era figlioccia dello zar Alessandro II e venne educata a San Pietroburgo. Sposatasi col Principe di Napoli Vittorio Emanuele di Savoia nel 1896, ebbe cinque figli; Regina dal 1900, dopo il regicidio del suocero Umberto I, attraversò due conflitti mondiali condividendo accanto a Vittorio Emanuele III i drammatici eventi della storia italiana.
Elena conosceva diverse lingue, aveva un carattere discreto ma caparbio, sensibile, appassionata d’arte, venne definita da Pio XII la “signora della carità benefica” per il suo impegno nei confronti dei più bisognosi. Durante il primo conflitto mondiale trasformò il Quirinale in ospedale e creò la prima scuola specialistica per infermiere.
Ritiratasi in esilio ad Alessandria d’Egitto, dopo la morte del marito si trasferì a Montpellier dove morì nel 1952. Dal 2017 le sue spoglie riposano presso il santuario di Vicoforte, finalmente ricongiunte con quelle del consorte, dapprima tumulato in Savoia. Nel 1937 il papa Pio XI le aveva conferito la Rosa d’oro della Cristianità, la più importante onorificenza della Chiesa cattolica per una donna; nel 2001 è stata proclamata Serva di Dio aprendo quindi col cardinale francese Ricard il processo per la sua canonizzazione. La proposta di beatificazione poggia su testimonianze e documenti che il Comitato di sostegno alla causa raccoglie sulla vita e sulle innumerevoli opere di carità da lei compiute. Proprio il presidente del Comitato, Luciano Regolo, condirettore di Famiglia Cristiana e Maria con te, ha presentato il 9 novembre scorso, in occasione dell’inaugurazione dell’esposizione, il suo libro La Regina Elena. Una vita all’insegna dell’amore.
La secondogenita S.A.R Mafalda di Savoia Principessa d’Assia, nata a Roma nel 1902, viene tristemente ricordata per la sua terribile fine nel lager di Buchenwald. Dalle felici nozze a Racconigi nel 1925 con il Principe Langravio Filippo d’Assia nacquero quattro figli. Amante della musica e dell’arte, altruista, dai profondi valori umani, Mafalda non indugia a partecipare nel ’43 ai funerali del marito della sorella Giovanna, Re Boris III di Bulgaria, incurante dell’evidente pericolosità del momento. Per un approfondimento sul rapporto fra Boris iii di Bulgaria e Giovanna di Savoia, cfr: https://civico20-news.it/storia/13-novembre-1907-nasce-giovanna-di-savoia-quartogenita-di-vittorio-emanuele-iii-e-elena-di-montenegro/13/11/2024/
Seppur sconsigliata, fa poi ritorno a Roma, dove l’attendono in Vaticano, sotto la custodia dell’allora monsignor Montini (poi Papa S. Paolo VI), i tre figli più giovani. Con l’inganno, però, nonostante fosse principessa tedesca e moglie di ufficiale tedesco, è invitata a recarsi al comando militare per ricevere una telefonata del marito, che invece era già stato fatto prigioniero; viene arrestata e quindi deportata nel campo di concentramento in Germania. Qui, ferita e ustionata a causa di un bombardamento, pietosamente ricoverata da altri reclusi nell’infermeria della casa di tolleranza dei tedeschi, muore dissanguata dopo soccorsi e interventi chirurgici alquanto discutibili. Al centro della sala a lei dedicata troviamo un suo busto attorniato da fotografie e ritratti con la famiglia Savoia.
Le copertine dei primi giornali illustrati esposte in mostra aiutano a comprendere come erano percepiti ed evidenziati i grandi avvenimenti della monarchia, tra nozze, battesimi e viaggi diplomatici. Ecco il baciamano alla Regina a Racconigi di Nicola II di Russia o l’incontro del Re coi sovrani d’Ungheria nel 1907. Un modo per il visitatore di entrare in contatto con le testate dell’epoca, presentate via via attraverso la loro storia, sempre intrecciata con le trasformazioni politiche e culturali del Paese. L’illustrazione italiana è stato ad esempio uno dei settimanali più letti tra la fine dell’Ottocento e gli inizi dell’era della televisione: si avvaleva della collaborazione di grandi firme letterarie, da De Amicis a Carducci o Verga e Pirandello, oltre che di grandi fotografi. La Tribuna illustrata può essere considerata il precursore dei rotocalchi, con l’offerta di una cronaca puntuale, culturale, politica, sportiva e mondana, che si affiancava all’opera di vignettisti di spicco. Giochi, moda, incisioni accompagnano la miscellanea di notizie de La settimana illustrata mentre L’illustrazione Popolare pubblicata tra il 1869 e il 1916 alterna articoli di attualità a testi inediti di grandi scrittori. Excelsior dal 1926 al ’39 si rivolge prevalentemente alle donne, con tante illustrazioni di moda e articoli di costume. Tra le pagine esposte fanno capolino anche Le Petit Journal, pubblicato dal 1863 al 1944, fino alla Prima guerra mondiale uno dei quattro principali quotidiani francesi, che veniva venduto la sera all’uscita dei luoghi di lavoro e Le Petit Parisien, il quotidiano più venduto nel mondo nell’anno 1917. La Domenica del Corriere, chiusa dopo 90 anni nel 1989, rappresentò a lungo per gli italiani uno dei più diffusi canali di informazione. Era nata come supplemento illustrato del Corriere della Sera riportando disegnati i fatti salienti della settimana in prima e ultima pagina: negli anni ’50 dominava incontrastata le vendite del settore. Tra giornalismo e letteratura, storia e attualità, si inserisce dal ’39 Oggi, capace di traghettarsi ai giorni nostri arricchendosi di reportage internazionali. Leggiamo ad esempio sulle sue pagine del primo rientro in Europa dall’esilio di Elena per trasferire la salma di Vittorio Emanuele III a Haute-Combe. Suo diretto rivale era Tempo, il primo rotocalco italiano a colori. Fatti di rilievo nazionali e esteri scorrono dunque sui pannelli della prima sala, offrendo una visione globale dell’informazione di anni che, oltre ai momenti più “patinati” hanno vissuto purtroppo anche le traversie delle censure e delle crisi economiche, oltre che gli orrori delle guerre. E a proposito di situazioni belliche, ecco lo spazio dedicato alla Croce Rossa Italiana. Ci ricorda le attività della Regina di assistenza ai malati come crocerossina grazie anche ai suoi studi di medicina per cui ebbe la laurea honoris causa. Molte, d’altronde, sono le iniziative promosse da Elena in ambito sanitario per la ricerca e la formazione medica.
Tra gli aneddoti, scopriamo la passione per la pesca quando ad esempio frequentava le terme di Valdieri, ma anche un altro interesse di Casa Savoia, quello per le auto. Già la Regina Margherita amava guidare personalmente le automobili cui dava spesso il nome di un volatile, come Palombella o Sparviero.
Nelle vetrine visori stereoscopici, lanterne magiche, strumenti ottici ottocenteschi, macchine fotografiche d’epoca e tanti altri oggetti provenienti da collezionisti privati. Tra questi Luigi Corino, fondatore del Museo fotografico di Isola d’Asti: ricordiamo che Elena era grande appassionata di fotografia e al Real Castello di Racconigi, dove usava trascorrere periodi di vacanza, aveva un proprio laboratorio fotografico in cui sviluppava personalmente i negativi.
Non mancano le porcellane dipinte a mano dallo Studio araldico genealogico Novaresio, testimonianze che ci riportano indietro alla creatività del chimico Vittorio Amedeo Gioanetti, il quale operò su licenza reale proprio al Castello nel periodo aureo del Settecento, facendo conoscere l’eccellenza delle maioliche di Vinovo in tutta Europa. Completano il percorso espositivo un mondo variegato di cartoline da collezione dedicate ai reali, provenienti in gran parte dal Museo della cartolina di Busca.
La rassegna è curata dall’Associazione Amici del Castello che, come ci spiega il suo presidente Mauro Bruna, gestisce le attività culturali di incontri, presentazioni di libri e concerti in collaborazione col Comune. L’orario di visita della mostra, aperta fino al 1°dicembre, è limitato a sabato e domenica, 10-12 e 14,30-19, sono possibili aperture speciali per gruppi o scolaresche. L’ingresso è gratuito; il progetto espositivo è dell’Associazione Internazionale Regina Elena Odv, con il Coordinamento Sabaudo.
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