L’arte da riscoprire
Articolo di Katia Bernacci, immagini di Marino Olivieri ph
Negli ultimi mesi sia Torino che Genova hanno voluto omaggiare il lavoro della pittrice Berthe Morisot con due mostre meritevoli di attenzione, “Impression Morisot”, che si tiene al Palazzo Ducale genovese, è forse più piccola ma non meno apprezzabile, mentre la mostra torinese, “Berthe Morisot, pittrice impressionista”, è ospitata fino al 9 marzo alla Gam ed è composta da parecchi pezzi, che consentono di farsi un’idea ampia sulla pittura della Morisot.

Berthe Morisot è indubbiamente una figura unica, che rappresenta, lei, nata nel 1841 a Bourges, in Francia, una delle poche donne che sono riuscite ad emergere nell’ambito artistico, scegliendo tra l’altro l’impressionismo, o meglio, cavalcando quello che era un movimento alla nascita che rompeva tutte le tradizioni del passato, ricercando nella luce e nel sentimento quello che prima di allora era stato lasciato alla tradizione.
L’impressionismo indubbiamente affascinava i pittori emergenti, con il suo tentativo di rappresentare la fugacità della vita nel quotidiano e nell’immediatezza di gesti che a volte erano anche solo abbozzati.

Berthe, nata da famiglia borghese, fin da giovane mostrò un grande talento per l’arte e, grazie al supporto della sua famiglia, iniziò a prendere lezioni di pittura, studiando con maestri come Joseph Guichard e Jean-Baptiste Camille Corot, pittori dalla bravura riconosciuta che, vedendo le inclinazioni di Berthe, la indirizzarono alla pittura en plein air, anche per utilizzare al meglio la luce, che per gli impressionisti era un punto importantissimo. La sorella Edma, anch’essa interessata al disegno, la seguì in questa avventura.
La sua prima mostra avvenne quando la pittrice aveva solo ventitre anni, intanto aveva fatto conoscenza degli artisti parigini, città dove si era trasferita per studio e per seguire il padre, prefetto. Ecco allora che i fratelli Manet, Pierre-Auguste Renoir, persino Mallarmé, divennero i suoi più cari amici e allo stretto rapporto con Edouard Manet è dovuta la nutrita serie di opere dell’autore dove Berthe è stata scelta come modella.
Un rapporto molto più particolare nacque però con il fratello di Claude, Eugène, anche lui pittore, anche se meno noto del fratello, che la donna conobbe nel 1868. In realtà le cronache dicono che Berthe avesse una relazione con Edouard, l’altro fratello, che era però sposato con Suzanne. Probabilmente il matrimonio con Eugène fu di convenienza, ma la morale dell’epoca non consente di fare troppi pettegolezzi.
Dal 1864 al 1873 le opere della Morisot furono esposte al Salon, un’esposizione periodica che si teneva al Louvre, che presto divenne un po’ stretta per Berthe, che cercava un distacco dalla pittura classica del passato.
Nella primavera del 1874 Berthe organizzò, con Monet, Degas, Pissarro, Sisley, Renoir, Guillarme e Cézanne la prima esposizione degli Indépendants presso lo studio del fotografo Nadar in boulevard des Capucines 35, a Parigi.
L’arrivo della figlia Julia, rappresentata in moltissimi quadri, non mise fine alla sua attività come pittrice e soprattutto alla ricerca della rappresentazione dell’istante alla quale l’artista si dedicò per tutta la vita, purtroppo breve, perché morì a 53 anni per un problema polmonare.
Sicuramente, nonostante la sua importanza nell’ambito impressionista, non molti hanno studiato questa pittrice a scuola, ed è veramente un peccato, perché la sua pittura eguaglia e supera quella di molti grandi artisti vissuti nel suo periodo. È affascinante notare come Berthe sapesse rendere, ad esempio, i volti con poche sublimi pennellate, in una confusione di colore che l’occhio allinea in piccoli particolari che rendono l’insieme.
La luce poi, cercata e studiata, è un elemento indispensabile dei quadri della Morisot, che sa renderla anche nella sua predilezione per i temi famigliari e domestici, che purtroppo erano necessari, perché non era concesso alle donne di poter dipingere all’esterno.
Le sue donne sono sognanti e ricoperte di tessuti pregiati, creati da pennellate veloci e luminose, oppure con alternanza di luce e buio, per creare l’idea del passare del tempo. I 400 dipinti lasciati dall’artista includono anche una serie di paesaggi, che non hanno però la forza di quei volti di donna abbozzati ma più definiti che non se avessero mille particolari.
Nonostante Berthe fosse riconosciuta per il lavoro artistico, alla sua prematura morte fu quasi dimenticata. Sulla sua tomba, nella cappella di famiglia dei Manet, si trova la scritta “Vedova di Eugène Manet”, senza alcuna parola per la sua attività di pittrice.