Si rafforza il cosiddetto “asse del disordine” tra Russia, Corea del Nord, Iran e Cina
I corsi e i ricorsi della storia, talvolta si invertono. Durante la guerra di Corea del 1950-53, Pyongyang dipendeva dall’Urss per la fornitura di mezzi militari e munizioni. Oggi il mercato si è invertito. È Mosca ad essere cliente di prodotti esplosivi destinati all’invasione dell’Ucraina, e non solo.
Dati neppure segretati e comunque confermati. Gli analisti della Nato riportano che, dall’inizio della guerra in Ucraina, la Corea del Nord ha fornito a Mosca cospicui quantitativi di armamenti, perlopiù munizioni, ma anche decine di missili balistici, così come evidenziato anche al recente incontro dei G7.
L’11 settembre 2023, per la prima volta Kim Jong Un usciva dai confini della Corea del Nord, recandosi a Mosca, per ribadire accordi di storica simpatia e fornitura di armamenti.
Martedì 18 giugno 2024, Vladimir Putin ha restituito la cortesia, recandosi a Pyongyang per la sua prima visita in Corea del Nord da 24 anni a oggi. Un viaggio preceduto da dichiarazioni tramite stampa, dove Putin ha consolidato la storica alleanza tra Mosca e Pyongyang e assicurato alla Corea del Nord un incrollabile appoggio contro le minacce militari e i ricatti degli Stati Uniti, rendendo a Pyongyang il suo appoggio all’impegno russo in Ucraina.
Nonostante molti analisti americani non ritengano così facile da gestire un’alleanza russo coreana, è indubbio che si tratta di una accelerazione che non si limiterà ad avere ripercussioni soltanto sul fronte ucraino. Gli sviluppi dell’incontro sono imprevedibili, ma è palese che Vladimir Putin voglia svincolare la Corea del Nord dal suo status di “regno eremita” e coinvolgerlo in un piano più vasto che si sta delineando con un profilo antioccidentale concreto e preoccupante.
Si tratta del cosiddetto “asse del disordine” che si sta saldando fra Corea del Nord, Russia, Iran e Cina. Definizione creata da Andrea Kendall-Taylor e Richard Fontaine, posta in un articolo pubblicato ad aprile su Foreign Affairs. Un’espressione quanto mai azzeccata che dovrebbe alzare il livello d’attenzione di un Occidente sempre più nell’occhio di una plurima delegittimazione.
Infatti, non solo la Corea del Nord, ma anche Cina e Iran forniscono da tempo un sostegno militare al Cremlino. Particolare che andrebbe analizzato a fondo da un’Europa ancora in cerca di un’opinione politica comune, sempre più indebolita nel suo tentativo di isolare Mosca e la sua azione militare sul fronte ucraino.
La guerra infatti, ha moltiplicato una cooperazione politica, militare, economica e tecnologica da parte dei quattro Paesi, ma c’è dell’altro. L’immigrazione infinita e statisticamente pilotata verso l’Europa, e la recente decisione dell’Arabia Saudita di terminare il suo legame con il petrodollaro per la vendita del suo oro nero, sono altri segnali di un mondo che sta cambiando, e non certo guardandoci con affetto e simpatia.
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