
“In prima linea nel contrasto al rischio alluvione e al dissesto idrogeologico”
Non da oggi i consorzi di bonifica sono in prima linea nel contrasto al rischio alluvione e al dissesto idrogeologico.
Con le associazioni di agricoltori da tempo l’Anbi, associazione che federa i consorzi di bonifica e irrigui, presenta soluzioni e con le recenti alluvioni in Emilia Romagna è tornata a richiamare le istituzioni a finanziare i progetti di messa in sicurezza che già sono stati presentati negli anni.
“In un conflitto, quando a cadere è la capitale, generalmente significa la resa, ma questo non vogliamo che accada in Emilia-Romagna, anche se ad essere colpito dall’estremizzazione degli eventi meteorologici stavolta è stata Bologna, capoluogo di una regione alla quarta, drammatica alluvione in 16 mesi. E’ poco importante ricordare che la rete idraulica minore, benché travolta dalle esondazioni dei fiumi come il resto del territorio, sta ora contribuendo in maniera determinante allo scolo delle acque alluvionali o che è ripartita la rete di solidarietà operativa dei Consorzi di bonifica da tutta Italia Il nostro appello è alla politica affinché, in maniera unitaria, ponga la sicurezza idrogeologica lungo l’intera Penisola al primo posto fra le priorità del Paese, perché le conseguenze di eventi meteo estremi stanno colpendo profondamente l’ economia dell’Italia, pregiudicandone inevitabilmente anche la coesione sociale.
Servono risorse subito, appellandosi anche all’Unione Europea: è dagli anni ’80 che in Italia manca un piano nazionale di interventi per la manutenzione del territorio, ora c’è il PNIISSI predisposto dal MIT, cui gli esperti indicano di destinare almeno un miliardo di euro all’anno, che però non ci sono. Non è nostro compito indicare dove reperirli, ma è nostro dovere dire che servire subito per evitare di compromettere definitivamente l’equilibrio dei territori”.
Ad affermarlo con amarezza e preoccupazione è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi), che conclude:
“Alla politica chiediamo di assumerne una coscienza piena e determinata, noi continueremo a fare la nostra parte assieme agli altri soggetti deputati del territorio, ma oggi serviamo di più: c’è bisogno di creare urgentemente le condizioni per un piano straordinario di manutenzione e infrastruttura lungo l’intera Penisola”.
Mancano i soldi, si dice.
Ma è ragionevole pensare che in un paese che nel 2024 ha speso 29 miliardi in armi da guerra e in cui le regioni del nord vantano ogni anno 120 miliardi di residuo fiscale nei confronti dello stato centrale la cifra di un miliardo di euro all’anno indicata da Vincenzi non sia impossibile da reperire?
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