
Una qualche provvidenziale “mano” ha spostato la testa del presidente proprio nell’attimo in cui veniva sparato il proiettile.
Confesso: la prima cosa che ho pensato è che fosse una bufala, perché era chiaro che chi traeva il massimo giovamento da questo attentato fosse Trump stesso, per cui un atto ben orchestrato.
Poi troppe informazioni sono sopraggiunte, dando innegabilmente una diversa prospettiva: mirare alla testa è per uccidere, l’intenzione era quella.
Una qualche provvidenziale “mano” ha spostato la testa del presidente proprio nell’attimo in cui veniva sparato il proiettile.
Le incongruenze però restano molteplici, una più inquietante dell’altra.
L’attentatore, Thomas Crooks, un ragazzino di vent’anni, è una figura molto ambigua: tre anni prima aveva fatto una donazione ad ActBlue, poi alla campagna di Joe Biden e otto mesi dopo si era registrato come repubblicano.
Risulta che il club di tiro del suo liceo lo avesse scartato a causa delle sue poche capacità di colpire il bersaglio a soli 3 metri.
Difficile credere che in poco tempo abbia acquisito una tale padronanza delle armi da essere messo in condizione di colpire un bersaglio a 150 metri, anche se, indossare una maglietta di Guntuber, testimoniava la sua frequentazione di un canale dedicato alle armi. Non ce lo potrà raccontare perché – come Lee Oswald, Jack Ruby e altri attentatori – è stato immediatamente soppresso.
Di lui ci rimane un video nel quale fa dichiarazioni folkloristiche come quella della misura del suo pene di 25 centimetri.
Esiste però la testimonianza di una donna che dichiarava aver sentito la polizia cercare un secondo cecchino, non colpito dai tiratori che invece avevano immediatamente fatto fuoco su Crooks (già sotto il loro tiro da più di 3 minuti a detta di Jonathan Willis, l’agente di protezione ampiamente fotografato e ripreso nei video) nonostante non avessero ricevuto l’ordine dal capo dei Servizi Segreti.
Come aveva fatto il ragazzo ad arrampicarsi sul tetto, sapere che era zona non coperta e posizionarsi per sparare?
La versione ufficiale è che le forze dell’ordine locali erano a corto di personale… davvero i Servizi Segreti hanno lasciato quello che avrebbe dovuto essere il loro compito a degli estranei?
Non sapremo mai se la pallottola che ha sfiorato (di 3 millimetri) il capo di Trump provenisse dell’arma di Crooks, come invece è certa la raffica di altre che hanno colpito il pubblico.
Inoltre l’intervista a Corey Mills, ex cecchino dell’esercito americano, fuga ogni dubbio sulla poca attenzione data alla sicurezza del presidente da parte dei Servizi: se esiste “un edificio a 160 metri perfettamente adiacente al palco, questa è una minaccia evidente, specialmente con una posizione di osservazione rialzata”.
Inammissibile il quantitativo di manchevolezze “avvenute” per cui il giovane repubblicano Mills continua con “La quantità di negligenza e di errori commessi qui, mi fanno propendere per un progetto intenzionale piuttosto che per l’inettitudine”.
Come membro della Camera dei Rappresentanti per la Florida, auspica un’indagine approfondita all’interno del Congresso non solo di FBI, e di altri apparati; proseguendo con “Penso alle varie fasi di escalation a cui hanno sottoposto Trump. Prima hanno cercato di censurarlo e metterlo a tacere, poi lo vogliono incriminare e imprigionare. Ora cercano di ucciderlo e toglierlo di mezzo”.
In effetti analizzare le molteplici manchevolezze della situazione non fa che convalidare la sua opinione sulle strane coincidenze avvenute, facendo il parallelo con le altrettanto strane coincidenze del “suicidio” in carcere di Jeffrey Epstein, il depositario delle oscenità dei frequentatori della sua isola Little Saint James.
Casualmente nessuno sorvegliava il tetto dell’edificio vicino. Casualmente Crooks aveva imparato a sparare con il fucile. Casualmente il capo dei servizi si è rifiutato di dare l’ordine di fermare l’attentatore, nonostante fosse stato avvertito della sua presenza sul tetto. Casualmente nel gruppo di agenti del Servizio Segreto c’erano donne, di statura inferiore, per cui la testa di Donald Trump sporgeva sopra diventando facile bersaglio per un ulteriore attacco. Casualmente Donald Trump non aveva una protezione adeguata, prima e dopo l’attentato.
C’è da condividere il parere di Roberto Mazzoni, il giornalista italiano che vive in Florida, sulla totale mancanza di responsabilità da parte dei vertici governativi, in particolare dei vertici del servizio segreto.
Avril Haines avvocatessa e vicedirettrice della CIA dal 2013 al 2015, vice consigliera per la sicurezza nazionale dal 2015 al 2017 alle dipendenze di Barak Obama è – per caso – attualmente la direttrice dei Servizio Segreti.
Ha fatto della D.E.I. Diversity Equity and Inclusion il suo cavallo di battaglia: per D.E.I. si intende il fatto di assumere persone e mettere in posizione responsabilità in base al colore della pelle, al loro sesso o alla mancanza di sesso, in base ad altri fattori che non siano le capacità, che non siano le abilità; quindi è una negazione completa della meritocrazia per sostituirla con un sistema di raccomandazione basato sulla politica dell’identità.
Questa è stata la linea spinta politica e anche economica che ha prodotto una totale irresponsabilità: la persona al comando non è mai responsabile di niente, tant’è che stanno facendo di tutto per scaricare la colpa sulla polizia locale.
Peccato che la testimonianza di Jonathan Willis, l’agente posizionato sul tetto a protezione avesse segnalato il tutto e si sarebbe potuto intervenire prima evitando la morte di Corey Comperatore, l’ex-vigile del fuoco ucciso mentre cercava di proteggere la sua famiglia, le ferite di Trump e delle altre persone nel pubblico.
Chi pagherà adesso? Un’altra Commissione Warren come per l’assassinio di J.F. Kennedy?
Il caos regna sovrano ovunque ed è chiaro che questo evento è stato deflagrante, una pietra miliare del cambiamento futuro non solo degli Stati Uniti, ma anche dell’Europa: conseguenze importanti da un punto di vista geopolitico, ed economico sono ovvie anche se non proprio tutti possono esserne entusiasti.
Allo stesso Joe Biden, “consigliato vivamente” di ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca, verrà spiegato che non potrà più contare sull’immunità di cui ha goduto con anche la sua famigliola in tutto questo periodo in cui sono emersi fatti e misfatti del figlio Hunter non solo in Ucraina. Si è deciso a passare il testimone a Kamala Harris…
La telefonata tra Donald Trump e Zelensky con reciproche rassicurazioni circa la pace nel mondo, avvenuta dopo l’attentato, ci fa sperare in un microscopico segnale di buona volontà e oculatezza, nonostante Ursula Von der Leyen, Benjamin Netanyahu e guerrafondai vari.
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